Soldato, Fratello, Stregone . Морган Райс

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Soldato, Fratello, Stregone  - Морган Райс Di Corone e di Gloria

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politica.”

      Tano vide la regina portarsi le mani al cuore. “E non potevamo forse innamorarci l’uno dell’altra?”

      Tano scosse la testa. “Non hai mai amato mio padre. Amavi solo il potere che ti veniva dall’essere la moglie del re.”

      “Tuo padre?” disse la regina. “Pare che tu abbia scoperto molto più di quanto avresti dovuto, Tano. Claudio ha passato un sacco di problemi per nasconderlo. Probabilmente è proprio la cosa migliore che tu muoia per questo.”

      “Per qualcosa che ha fatto Lucio,” rispose di scatto Tano.

      “Sì, per qualcosa che ha fatto Lucio,” rispose la regina Atena, la rabbia dipinta in volto. “Pensi di potermi dire di mio figlio cose che potrebbero scioccarmi? Anche questo? È mio figlio!”

      Tano poteva sentire l’atteggiamento protettivo, duro come il ferro e indistruttibile. In quel momento si trovò a pensare al bambino che non avrebbe mai avuto con Stefania, e a quanto protettivo sarebbe stato lui stesso nei confronti di suo figlio o figlia. Voleva pensare che sarebbe arrivato a qualsiasi compromesso per suo figlio, ma guardando la regina Atena sapeva che non era vero. C’erano dei limiti oltre i quali neanche un genitore poteva andare.

      “E tutti gli altri?” ribatté Tano. “Cosa faranno quando lo verranno a sapere?”

      “E come verranno a saperlo?” chiese la regina Atena. “Glielo griderai adesso? Vai avanti. Fa che tutti sentano il traditore nella gabbia affermare che anche se è stato trovato davanti al padre assassinato, dice che è stato suo fratello a compiere il gesto. Pensi che qualcuno ti crederà?”

      Tano sapeva già la risposta. Il fatto stesso di dove si trovava gli diceva la verità. Agli occhi di chiunque avesse potere nell’Impero, lui era già un traditore, e si era intrufolato nel castello. No, se avesse tentato di dire la verità, non gli avrebbero mai creduto.

      Sapeva che a meno che non fosse fuggito, sarebbe morto lì. Sarebbe morto, e Lucio sarebbe diventato re. Quello che sarebbe successo dopo sarebbe stato qualcosa di appartenente ai peggiori incubi. Doveva trovare un modo per impedirlo.

      Di certo anche la regina Atena poteva vedere la brutta piega che le cose avrebbero preso. Doveva solo farla ragionare.

      “Cosa pensi accadrà quando Lucio sarà re?” le chiese. “Cosa pensi farà?”

      Vide Atena sorridere. “Penso farà quello che gli suggerisce sua madre. Lucio non ha mai avuto tempo per i… meri dettagli del suo ruolo. In effetti dovrei probabilmente ringraziarti, Tano. Claudio era troppo cocciuto. Non mi ha ascoltato quando avrebbe dovuto farlo. Lucio sarà più malleabile.”

      “Se lo credi,” disse Tano, “sei malata come lui. Hai visto cos’ha fatto Lucio a suo padre. Pensi che essere sua madre ti terrà al sicuro?”

      “Il potere è l’unica sicurezza che c’è,” rispose la regina Atena. “E tu non ci sarai per vederlo, qualsiasi cosa accada. Quando il patibolo sarà pronto, morirai, Tano. Addio.”

      Si voltò per andarsene, e in quel momento Tano non poté pensare che a Lucio. Lucio che veniva incoronato. Lucio come era stato nel villaggio che Tano aveva salvato. Lucio come doveva essere stato quando aveva ucciso loro padre.

      Mi libererò, promise Tano a se stesso. Scapperò, e ucciderò Lucio.

      CAPITOLO DUE

      Ceres uscì dall’Arena sulle spalle della folla, alla luce del sole, e il suo cuore era traboccante di gioia. Guardò i risultati della battaglia e un’ondata di emozioni lottò per avere la meglio dentro di lei.

      Ovviamente c’era la gioia della vittoria. Sentiva la folla gridare la sua vittoria mentre tutti uscivano dall’arena, i ribelli di Haylon insieme ai combattenti, il resto degli uomini di Lord West e la gente dalla città.

      C’era sollievo per il fatto che il suo disperato tentativo di salvare i combattenti dalle ultime Uccisioni organizzate da Lucio aveva avuto successo, e che finalmente era finita.

      C’era anche un sollievo più grande. Ceres scrutò la folla fino a che poté vedere suo fratello e suo padre, in piedi sottobraccio in mezzo al gruppo di ribelli. Avrebbe voluto correre da loro e assicurarsi che stessero bene, eppure la folla era determinata a portarla in sfilata attorno alla città. Doveva accontentarsi del fatto che apparissero incolumi e che camminassero insieme gioendo con gli altri. Era sorprendente che potessero ancora gioire. Talmente tanta di quella gente aveva desiderato di morire per porre fine alla schiacciante tirannia dell’Impero. Così tanti erano davvero morti.

      Questo le portò l’ultima emozione: tristezza. Tristezza perché tutto questo era stato necessario, e perché così tanti erano morti su entrambi i fronti. Poteva vedere i corpi nelle strade dove c’erano stati scontri tra ribelli e soldati. La maggior parte dei cadaveri portava i colori rossi dell’Impero, ma non è che questo rendesse migliori le cose. Molti erano semplici persone comuni, arruolate contro la loro volontà, o uomini che si erano uniti all’esercito perché era pur sempre meglio di una vita di povertà e soggiogazione. E ora giacevano morti, fissando il cielo con occhi che non avrebbero mai più visto nulla.

      Ceres poteva sentire il tepore del sangue sulla sua pelle, già secco al calore del sole. Quanti uomini aveva ucciso quel giorno? Da qualche parte in quell’infinita battaglia ne aveva perso il conto. C’era stata solo l’urgenza di andare avanti, di continuare a combattere, perché fermarsi significava morire. Si era trovata trascinata dallo scorrevole flusso della battaglia, trasportata da quell’energia, con la sua personale energia che le pulsava dentro.

      “Tutti,” disse Ceres.

      Li aveva uccisi tutti, anche se non l’aveva fatto con le sue mani. Era stata lei a convincere la gente sugli spalti a non accettare l’idea di pace dell’Impero. Era stata lei a convincere gli uomini di Lord West ad attaccare la città. Si guardò attorno osservando i morti, determinata a ricordare loro e ciò che quella vittoria era costata.

      Anche la città mostrava cicatrici di violenza: porte rotte, i resti delle barricate. Ma si stavano diffondendo anche segni di gioia: la gente stava uscendo nelle strade, unendosi alla folla che stava già fluendo nelle vie formando un grosso mare di umanità.

      Era difficile udire qualcosa in mezzo al frastuono della folla, ma di colpo Ceres ebbe l’impressione di sentire i rumori di un combattimento che continuava. Parte di lei avrebbe voluto scattare in avanti e occuparsene da sé, ma più di tutto desiderava interromperlo prima che non potesse essere più controllato. La verità era che in quel momento era veramente esausta. Le pareva di aver lottato per un’eternità. Se la folla non l’avesse portata in spalla, Ceres sospettava che sarebbe collassata a terra.

      Quando finalmente la misero a terra nella piazza principale, Ceres andò a cercare suo padre e suo fratello. Si fece strada verso di loro e parve raggiungerli solo perché la gente si fece da parte in segno di rispetto.

      Ceres li abbracciò entrambi.

      Non dissero nulla. Il loro silenzio, la sensazione del loro abbraccio dicevano già tutto. Erano sopravvissuti in qualche modo, come una famiglia. E l’assenza dei fratelli morti si sentiva pesantemente.

      Ceres avrebbe voluto restare a quel modo per sempre. Stare al sicuro con suo fratello e suo padre, e lasciare che quella rivoluzione andasse avanti per conto suo. Eppure anche mentre se ne stava lì con due delle persone

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