Un Regno D’acciaio . Морган Райс

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Un Regno D’acciaio  - Морган Райс L’Anello Dello Stregone

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      This is a work of fiction. Names, characters, businesses, organizations, places, events, and incidents either are the product of the author’s imagination or are used fictionally. Any resemblance to actual persons, living or dead, is entirely coincidental.

      Jacket image Copyright Slava Gerj, used under license from Shutterstock.com

      INDICE

       CAPITOLO UNO

       CAPITOLO DUE

       CAPITOLO TRE

       CAPITOLO QUATTRO

       CAPITOLO CINQUE

       CAPITOLO SEI

       CAPITOLO SETTE

       CAPITOLO OTTO

       CAPITOLO NOVE

       CAPITOLO DIECI

       CAPITOLO UNDICI

       CAPITOLO DODICI

       CAPITOLO TREDICI

       CAPITOLO QUATTORDICI

       CAPITOLO QUINDICI

       CAPITOLO SEDICI

       CAPITOLO DICIASSETTE

       CAPITOLO DICIOTTO

       CAPITOLO DICIANNOVE

       CAPITOLO VENTI

       CAPITOLO VENTUNO

       CAPITOLO VENTIDUE

       CAPITOLO VENTITRÉ

       CAPITOLO VENTIQUATTRO

       CAPITOLO VENTICINQUE

       CAPITOLO VENTISEI

       CAPITOLO VENTISETTE

       CAPITOLO VENTOTTO

       CAPITOLO VENTINOVE

       CAPITOLO TRENTA

       CAPITOLO TRENTUNO

       CAPITOLO TRENTADUE

       CAPITOLO TRENTATRÉ

      “Esiste un luogo dove una volta si coltivava il cibo, ma ora è stato trasformato e assomiglia al fuoco. Qui un tempo i sassi erano zaffiri e la polvere era fatta d’oro.”

      “Il cavallo ride in faccia alla paura, non teme nulla; non si inibisce di fronte alla spada. Non sa rimanere fermo quando suona la tromba. Alla prima nota già sbuffa: ‘Evviva!’”

      -- Il Libro di Giobbe

      CAPITOLO UNO

      Reece stava lì, con il pugnale in mano ancora conficcato nel petto di Tiro, immobile in quel momento di shock. Tutto il mondo ruotava attorno a lui a rallentatore, tutta la sua vita gli vorticava confusa in mente. Aveva appena ucciso il suo peggior nemico, l’uomo responsabile della morte di Selese. Per quel gesto Reece provava un profondissimo senso di soddisfazione, di vendetta saziata. Finalmente era stato rettificato un grosso torto.

      Ma allo stesso tempo Reece si sentiva ora insensibile al mondo, aveva la strana sensazione di dover dare ora il benvenuto alla propria morte, preparandosi alla rovina personale che sarebbe presto conseguita. La stanza era piena degli uomini di Tiro, tutti lì, anche essi scioccati testimoni dell’accaduto. Reece era pronto a morire e non aveva rimpianti. Era felice che gli fosse stata concessa almeno la possibilità di uccidere quell’uomo, che addirittura aveva osato pensare che si sarebbe realmente scusato con lui.

      Reece sapeva che la morte era inevitabile: c’erano troppe persone contro di lui in quella stanza e gli unici dalla sua parte là dentro erano Mati e Srog. Srog, ferito, era legato con delle funi, tenuto prigioniero; Mati si trovava accanto a lui, sotto l’attenta sorveglianza dei soldati. Sarebbero stati di scarso aiuto contro quell’esercito degli abitanti delle Isole Superiori, così leali a Tiro.

      Ma prima di morire Reece voleva completare la sua vendetta e uccidere quanti più di quegli uomini avesse potuto.

      Tiro si accasciò ai suoi piedi, morto, e Reece non esitò un solo istante: estrasse il pugnale e subito si voltò tagliando la gola al generale di Tiro che si trovava vicino a lui. Con lo stesso movimento poi ruotò e colpì un altro generale al cuore.

      Mentre tutti nella stanza, scioccati, iniziavano a reagire, Reece

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