Un Regno D’acciaio . Морган Райс

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Un Regno D’acciaio  - Морган Райс L’Anello Dello Stregone

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tenendo saldamente la lancia, colpì il primo uomo. La grossa lama di ferro entrò nel petto del soldato nemico e Godfrey corse, usando il suo peso, addirittura la sua pancia da birra, per spingerli tutti indietro.

      Con suo stesso stupore Godfrey ebbe successo, rispedendo la fila di uomini giù dalla scala a chiocciola, lontani dai parapetti: da solo stava respingendo i McCloud che volevano invadere quel posto.

      Quando ebbe finito, Godfrey lasciò cadere la lancia, sorpreso di se stesso, non sapendo cosa gli fosse preso. Anche i suoi compagni lo guardavano sorpresi, come se non riuscissero a capacitarsi che proprio lui potesse avere un tale potere.

      Mentre si chiedeva quale fosse la mossa successiva, la decisione arrivò da sola quando notò del movimento con la coda dell’occhio. Si voltò e vide un’altra decina di McCloud che lo attaccavano di lato, riversandosi dall’altra parte del parapetto.

      Prima che Godfrey fosse in grado di imbastire una difesa appropriata, il primo soldato lo raggiunse tenendo in mano un enorme martello da guerra e roteandolo intenzionato a colpirgli la testa. Godfrey capì che un colpo del genere gli avrebbe di certo fracassato il cranio.

      Si abbassò quindi per schivarlo – unica cosa che sapeva fare benissimo – e il martello passò al di sopra della sua testa. Godfrey abbassò poi la spalla e si lanciò sul soldato facendolo cadere all’indietro e bloccandolo. Lo spinse sempre più indietro fino a che entrambi si trovarono a lottare vicino al parapetto, combattendo corpo a corpo, prendendosi per la gola. Era un avversario forte, ma anche Godfrey era forte, era uno dei pochi doni che la vita gli aveva concesso.

      I due si azzuffavano, spingendosi avanti e indietro fino a che improvvisamente rotolarono entrambi oltre il bordo.

      Tutti e due precipitarono in aria, tenendosi l’uno all’altro, cadendo di almeno cinque metri verso terra. Godfrey ruotò in aria, sperando di atterrare lui sopra al soldato piuttosto che il contrario. Sapeva che il peso di quell’uomo, e tutta la sua armatura, lo avrebbero schiacciato.

      Godfrey si voltò all’ultimo secondo, atterrando sopra l’avversario, schiacciandolo con il suo peso e mettendolo fuori combattimento.

      Ma la caduta costò un prezzo anche a Godfrey: batté la testa e rotolò a terra, dolorante in ogni parte del corpo, rimanendo al suolo per un attimo prima che il mondo iniziasse a vorticare attorno a lui e divenisse tutto nero. L’ultima cosa che vide sollevando lo sguardo fu un esercito di McCloud che affluivano nella Corte del Re e la conquistavano.

      *

      Elden si trovava nei campi di allenamento della Legione, le mani sui fianchi, Conven e O’Connor accanto a lui, tutti e tre intenti a osservare le nuove reclute che Thorgrin aveva loro affidato. Elden guardava con occhio esperto mentre i ragazzi galoppavano avanti e indietro nel campo, cercando di saltare oltre dei fossati e tirare le proprie lance contro dei bersagli sospesi. Alcuni ragazzi non riuscirono a saltare e caddero insieme ai loro cavalli nei fossi; altri ce la fecero, ma non colpirono i bersagli.

      Elden scosse la testa, cercando di ricordare come fosse stato lui quando aveva iniziato il suo allenamento nella Legione e cercando di essere incoraggiato dal fatto che negli ultimi giorni quei ragazzi avevano già mostrato segni di miglioramento. Eppure nessuno di loro era ancora neppure lontanamente il duro guerriero che era necessario diventassero per essere accettati come reclute. Pretendeva molto, soprattutto data la grossa responsabilità che aveva nel rendere fieri Thorgrin e tutti gli altri. Anche Conven e O’Connor non si aspettavano di meno.

      “Signore, ci sono novità.”

      Elden si voltò e vide una delle reclute, Merek, l’ex-ladro, correre verso di lui con gli occhi sgranati. Interrotto nel mezzo delle sue riflessioni, Elden si innervosì.

      “Ragazzo, ti ho detto di non interrompere mai…”

      “Ma signore, non capite! Dovete…”

      “No, sei TU che non capisci,” ribatté Elden. “Quando le reclute si stanno allenando, non…”

      “GUARDATE!” gridò Merek afferrandolo e indicando con una mano.

      Elden, furioso, stava per afferrare Merek e scagliarlo via, ma poi guardò all’orizzonte e rimase pietrificato. Non riusciva a comprendere ciò che vide. Lì, in lontananza, salivano in aria grandi nuvole di fumo nero. Venivano dalla direzione della Corte del Re.

      Elden sbatté le palpebre, non capendo. Poteva essere mai possibile che la Corte del Re stesse andando a fuoco? E come?

      Forti grida si levavano all’orizzonte, le grida in un esercito, insieme al rumore di cancelli che venivano abbattuti. Il cuore di Elden gli affondò nel petto: i cancelli della Corte del Re erano stati divelti. Sapeva che questo poteva significare solo una cosa: un esercito vero e proprio aveva invaso. Quel giorno, il Giorno del Pellegrinaggio, la Corte del Re era stata presa d’assedio.

      Conven e O’Connor scattarono in azione, gridando alle reclute di interrompere ciò che stavano facendo e di rimanere in gruppo.

      Le reclute si affrettarono a ubbidire e Elden si portò accanto a Conven e O’Connor che, in silenzio e sull’attenti, attendevano istruzioni.

      “Uomini,” gridò Elden. “La Corte del Re è stata attaccata!”

      Si levò un mormorio sorpreso e agitato tra le file dei ragazzi.

      “Non siete ancora parte della Legione e di sicuro non siete soldati dell’Argento né forti guerrieri cui sarebbe richiesto di affrontare un esercito vero e proprio. Quegli uomini stanno invadendo per uccidere e se li affronterete potreste perdere la vita. Io, Conven e O’Connor abbiamo il dovere di proteggere la nostra città e dobbiamo ora partire per andare in guerra. Non mi aspetto che nessuno di voi si unisca a noi. A dirla tutta, vi dissuado dal farlo. Ma se qualcuno volesse, si faccia avanti ora, consapevole del fatto che potrebbe ben facilmente morire sul campo di battaglia oggi stesso.”

      Seguì qualche momento di silenzio, poi improvvisamente ogni singolo ragazzo davanti a loro fece un passo avanti, con coraggio e fierezza. Elden si sentì estremamente orgoglioso.

      “Siete diventati tutti uomini oggi.”

      Elden montò a cavallo e gli altri lo imitarono: lanciarono tutti un grido di battaglia e si lanciarono all’unisono, da uomini, pronti a rischiare la vita per il loro popolo.

      *

      Elden, Conven, e O’Connor facevano strada seguiti da un centinaio di reclute, tutti al galoppo, con le armi sguainate, verso la Corte del Re. Mentre si avvicinavano Elden fu scioccato di vedere numerose migliaia di McCloud che oltrepassavano i cancelli. Un esercito ben organizzato che aveva scelto il Giorno del Pellegrinaggio per tendere un’imboscata alla Corte del Re. Erano in minoranza, almeno dieci a uno.

      Conven sorrideva portandosi avanti a tutti.

      “Proprio il genere di situazioni che piacciono a me!” gridò, lanciando un urlo di battaglia e galoppando davanti a tutti, intenzionato ad attaccare per primo. Conven sollevò in aria la sua ascia da guerra ed Elden lo guardò con ammirazione e preoccupazione insieme, dato che pareva intenzionato ad attaccare l’esercito dei McCloud completamente da solo.

      I McCloud ebbero poco tempo per reagire mentre Conven roteava la sua ascia come un folle, colpendo due soldati alla volta. Una volta trovatosi nel mezzo della folla, si lanciò da cavallo e atterrò mandando a terra altri tre soldati, facendoli cadere dalle loro cavalcature.

      Elden

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