Un Regno D’acciaio . Морган Райс
Чтение книги онлайн.
Читать онлайн книгу Un Regno D’acciaio - Морган Райс страница 8
Alistair lo incalzò.
“Di che si tratta?”
“Non incontrerai mai un guerriero più bravo. Ma è il mio fratello minore e si è sempre messo in competizione con me. Io l’ho sempre visto come un fratello, ma lui mi ha sempre considerato un rivale, qualcuno che gli mette i bastoni tra le ruote. Non so perché. È così e basta. Mi piacerebbe che fossimo più legati.”
Alistair lo guardò sorpresa. Non riusciva a capire come qualcuno potesse guardare Erec con sentimenti diversi dall’affetto.
“Ed è ancora così?” gli chiese.
Erec scrollò le spalle.
“Non vedo nessuno di loro da quando ero bambino. Questa è la prima volta che torno nella mia terra: sono passati quasi trenta cicli solari. Non so cosa aspettarmi. Sono più un prodotto dell’Anello ora. Eppure se mio padre ora morisse… sono il primogenito. Il popolo si aspetterebbe che prendessi io il comando.”
Alistair fece una pausa, riflettendo e non volendo curiosare troppo.
“E lo farai?”
Erec scrollò le spalle.
“Non è una cosa che io desideri ardentemente. Ma se questo è il volere di mio padre… non posso dire di no.”
Alistair lo osservò.
“Lo ami molto.”
Erec annuì e lei vide che i suoi occhi brillavano alla luce delle stelle.
“Prego solo che la nostra nave arrivi prima che lui muoia.”
Alistair rifletté sulle sue parole.
“E tua madre?” gli chiese. “Le piacerò?”
Erec sorrise.
“Come se fossi una sua figlia,” le rispose. “Perché vedrà quanto ti amo.”
Si baciarono e Alistair poi riportò gli occhi verso l’alto per guardare il cielo, stringendo la mano di Erec.
“Ricordati sempre questo, mia signora. Ti amo. Più di ogni altra cosa. Questo è tutto ciò che conta. Il mio popolo ci dovrà concedere il più grandioso matrimonio che mai si sia visto sulle Isole del Sud, ci circonderanno di festeggiamenti. E tu sarai amata e accolta da tutti.”
Alistair scrutò le stelle, tenendo stretta la mano di Erec, pensierosa. Non aveva alcun dubbio sul suo amore per lei, ma si chiedeva cosa avrebbero pensato i suoi familiari, persone che lei non conosceva per niente. L’avrebbero accolta come lui pensava? Non ne era così certa.
Improvvisamente Alistair udì dei passi pesanti. Sollevò lo sguardo e vide un membro della ciurma camminare lungo il corrimano, sollevare un grosso pesce sopra la testa e lanciarlo in mare. Si udì un leggero tonfo in acqua, seguito poi da un rumore più deciso, provocato da un altro pesce più grosso che immediatamente balzò in superficie per mangiarlo.
Poi dall’acqua di sotto provenne un rumore orrendo, come di pianto e lamento, poi un altro tonfo.
Alistair guardò il marinaio, un brutto ceffo, con la barba incolta, vestito di stracci, senza denti, chino in avanti con un sorriso da babbeo. Si voltò e la guardò, il volto malvagio, grottesco sotto la luce delle stelle. Alistair provò una bruttissima sensazione incrociando quello sguardo.
“Cos’hai lanciato fuori bordo?” gli chiese Erec.
“Le interiora di un pesce simka,” rispose.
“Ma perché?”
“È veleno,” rispose ghignando. “Qualsiasi pesce le mangi muore all’istante.”
Alistair lo guardò disgustata.
“Ma perché mai vorresti uccidere dei pesci?”
Il sorriso dell’uomo si allargò.
“Mi piace guardarli mentre muoiono. Mi piace sentire i loro lamenti e mi piace vederli galleggiare con la pancia per aria. È divertente.”
L’uomo si voltò e tornò lentamente verso il resto della ciurma. Alistair lo guardò sentendosi accapponare la pelle.
“Cosa c’è?” le chiese Erec.
Alistair distolse lo sguardo e scosse la testa, cercando di eliminare quella sensazione. Ma non ne era capace: era un’orrenda premonizione, ma non sapeva esattamente cosa fosse.
“Niente, mio signore,” gli disse.
Si riaccoccolò tra le sue braccia, cercando di convincersi che stava andando tutto bene. Ma dentro di sé sapeva che non era per niente vero.
*
Erec si svegliò nel bel mezzo della notte sentendo la nave che lentamente saliva e scendeva tra le onde, capendo immediatamente che c’era qualcosa che non andava. Era il guerriero dentro di lui, la parte di se stesso che sempre l’aveva avvisato un istante prima che qualcosa di brutto accadesse. Aveva sempre avuto questo sesto senso, fin da ragazzo.
Si mise velocemente a sedere, allerta, guardandosi attorno. Si voltò e vide Alistair profondamente addormentata accanto a lui. Era ancora buio e la nave veniva cullata dalle onde, eppure c’era qualcosa che non andava. Guardò da ogni parte, ma non vide alcun segno che qualcosa fosse storto.
Si chiese quale pericolo potesse esserci in agguato, lì nel mezzo del nulla. Era stato solo un sogno?
Erec, fidandosi del suo istinto, portò la mano alla spada, ma prima di riuscire ad afferrare l’elsa, si sentì avvolgere completamente da una pesante rete. Era la rete più pesante che avesse mai sentito addosso, tanto pesante da poter schiacciare un uomo, e gli cadde addosso all’improvviso bloccandolo a terra.
Prima che potesse reagire si sentì sollevare in aria, come un animale catturato e intrappolato, le maglie della rete così strette da non permettergli neppure di muoversi. Spalle, braccia, polsi e piedi erano immobilizzati. Venne issato sempre più in alto fino a che si ritrovò a quasi dieci metri dal ponte della nave, penzolando, come una bestia presa in trappola.
Il cuore gli batteva in petto mentre cercava di capire ciò che stava accadendo. Abbassò lo sguardo e vide Alistair sotto di lui che si stava svegliando.
“Alistair!” la chiamò.
In basso lei si stava guardando attorno cercandolo ovunque e quando finalmente sollevò lo sguardo vedendolo, la sua espressione si fece sgomenta.
“EREC!” gridò confusa.
Erec vide diverse decine di membri della ciurma avvicinarsi a lei con delle torce in mano. Sorridevano tutti in modo grottesco, con la malvagità negli occhi, accerchiandola.
“È ora che la condivida con noi,” disse uno di essi.
“Ho intenzione di insegnare a questa principessa cosa vuol dire vivere