Un’Impresa da Eroi . Морган Райс

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Un’Impresa da Eroi  - Морган Райс L’Anello Dello Stregone

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più matura si voltò e lo guardò.

      “Stai cercando nel posto sbagliato,” disse. “Qui stiamo preparando per le celebrazioni.”

      “Ma mi hanno detto che si esercitano alla Corte del Re,” disse Thor confuso.

      Le donne scoppiarono a ridere un’altra volta. La più matura si mise le mani sui fianchi e scosse la testa.

      “Ti comporti come se fossi nella Corte del Re per la prima volta. Non hai idea di quanto grande sia?”

      Thor arrossì mentre le altre donne ridevano, poi scappò via. Non gli piaceva essere preso in giro.

      Vide che davanti a lui si spiegavano una decina di strade che svoltavano e giravano in ogni direzione attraverso la Corte del Re. Dislocate all’interno delle mura di pietra c’erano almeno una decina di ingressi. La grandezza e portata di quel posto erano impressionanti. Aveva la tremenda sensazione che avrebbe potuto cercare per giorni senza trovare nulla.

      Lo colpì un’idea: sicuramente un soldato avrebbe saputo dirgli dove gli altri si esercitavano. Era nervoso all’idea di avvicinarsi ad un vero soldato del Re, ma si rese conto che doveva.

      Si voltò e corse verso le mura, verso i soldati che stavano di guardia all’ingresso più vicino, sperando che non lo avrebbero buttato fuori. I soldati stavano dritti in piedi, guardando fissi davanti a loro.

      “Sto cercando la Legione del Re,” disse Thor, tirando fuori la sua voce più coraggiosa.

      I soldati continuarono a fissare dritto davanti a loro, ignorandolo.

      “Ho detto che sto cercando la Legione del Re!” ripeté Thor con insistenza, a voce più alta, determinato a farsi notare.

      Dopo diversi secondi, i soldati guardarono verso il basso, sogghignando.

      “Potete dirmi dove si trova?” ribadì Thor.

      “E tu cos’hai a che fare con loro?”

      “Qualcosa di molto importante,” affermò Thor con urgenza, sperando che i soldati non indagassero oltre.

      I soldati si rigirarono a guardare dritto davanti a loro, ignorandolo di nuovo. Thor sentì che il cuore gli sprofondava nel petto e temette che non avrebbe mai ricevuto una risposta.

      Ma dopo quella che gli parve un’eternità, il soldato rispose: “Prendi il cancello orientale, poi dirigiti verso nord fino a dove puoi arrivare. Prendi il terzo cancello a sinistra, poi inforca la destra, e infine a destra di nuovo. Attraversa il secondo arco di pietra: la loro sede è oltre il cancello. Ma ti avverto, sprechi il tuo tempo. Non si intrattengono con i visitatori.”

      Era tutto ciò che Thor aveva bisogno di sentire. Senza perdere un altro secondo, si girò e corse attraverso il prato, seguendo le indicazioni, ripetendosele in testa, cercando di memorizzarle. Notò il sole più alto in cielo, e pregò solo che, quando fosse arrivato, non fosse già troppo tardi.

      *

      Thor corse velocemente lungo le vie immacolate e bordate da conchiglie, girando e svoltando attraverso la Corte del Re. Fece del suo meglio per seguire le indicazioni, sperando di non perdersi. Raggiunse il limitare del cortile, vide tutti i cancelli e scelse il terzo sulla sinistra. Lo attraversò di corsa e poi seguì i bivi, svoltando vicolo dopo vicolo. Correva controcorrente rispetto alle migliaia di persone che si stavano riversando nella città, una folla che si ingrossava ogni minuto di più. Quasi si scontrò con dei suonatori di liuto, giocolieri, ogni sorta di intrattenitore, tutti vestiti nel migliore dei modi.

      Thor non poteva sopportare l’idea che la selezione avesse inizio senza di lui e fece del suo meglio per concentrarsi mentre svoltava, sentiero dopo sentiero, cercando ogni minimo segno del campo delle esercitazioni. Passò sotto un arco, svoltò in un’altra strada e poi, in lontananza, avvistò quella che solo poteva essere la sua destinazione: un piccolo anfiteatro fatto di pietra, di forma perfettamente circolare. Aveva al centro un grande cancello, con soldati a guardia. Thor udì delle attutite grida di incoraggiamento provenire da oltre le mura ed il suo cuore accelerò. Quello era il posto.

      Corse ancora più velocemente, con i polmoni che gli bruciavano. Quando raggiunse il cancello, due guardie fecero un passo verso di lui e abbassarono le loro lance, sbarrandogli la strada. Una terza guardia avanzò e portò il palmo della mano in avanti.

      “Altolà,” ordinò.

      Thor si fermò di scatto, ansimando senza fiato, appena capace di contenere il proprio entusiasmo.

      “Voi non capite,” disse di getto, con le parole che uscivano disordinatamente tra un respiro e l’altro. “Devo entrare. Sono in ritardo.”

      “In ritardo per cosa?”

      “Per la selezione.”

      La guardia, un uomo basso e tozzo con la pelle butterata, si girò a guardare gli altri, che ricambiarono lo sguardo con espressione cinica. Si voltò di nuovo ed osservò Thor con sguardo denigratorio.

      “Le reclute sono state portate dentro un’ora fa, con la carovana reale. Se non sei stato invitato, non puoi entrare.”

      “Ma voi non capite. Io devo…”

      La guardia allungò un braccio e afferrò Thor per la camicia.

      “Sei tu che non capisci, ragazzino insolente. Come osi venire qui e tentare di entrare con la forza? Ora vai prima che ti arresti.”

      Diede uno spintone a Thor, facendolo arretrare di parecchi piedi.

      Thor sentì un bruciore al petto dove la mano della guardia lo aveva colpito, ma più di quello gli doleva l’offesa del rifiuto. Era indignato. Non aveva fatto tutta quella strada per essere mandato via da una guardia senza neppure essersi fatto vedere. Era determinato ad entrare.

      La guardia si girò nuovamente verso i suoi uomini, e Thor si allontanò lentamente, facendo il giro dell’edificio in senso orario. Aveva un piano. Camminò fino ad essere fuori vista, poi iniziò a correre, strisciando lungo le mura. Controllò per assicurarsi che le guardie non stessero guardando, poi accelerò, scattando. Quando era a metà del giro dell’edificio, scorse un’altra apertura nell’arena: su in alto c’erano degli archi scavati nella pietra, sbarrati da barre di ferro. Una di queste aperture non aveva le sbarre. Udì un altro grido, si sollevò sul pianerottolo, e guardò.

      Il cuore gli accelerò in petto. Lì, sparpagliati sul grande anello del campo di esercitazione, si trovavano decine di reclute, anche i suoi fratelli. Allineati, erano tutti schierati di fronte a decine di soldati dell’Argento. Gli uomini del Re camminavano tra di loro, chiamandoli per nome.

      Un altro gruppo di reclute se ne stava da parte, di lato, sotto gli occhi attenti di un soldato, tirando lance verso un bersaglio lontano. Uno di essi lo mancò.

      Thor si sentì ribollire di indignazione. Lui stesso avrebbe potuto colpire quei segni, era bravo tanto quanto ciascuno di loro. Solo perché era più giovane, un po’ più piccolo, non era giusto che fosse lasciato fuori.

      All’improvviso Thor sentì una mano sulla schiena e si sentì tirare indietro, volando in aria. Atterrò pesantemente a terra, ansimante.

      Guardò in su e vide la guardia del

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