l’Arrivo . Морган Райс
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Читать онлайн книгу l’Arrivo - Морган Райс страница 3
Kevin le mise un braccio attorno alle spalle, non sicuro se con ciò volesse confortare lei o piuttosto se stesso.
“Pensi che la gente stia bene?” chiese Luna. “Pensi che i miei genitori stiano bene?”
Kevin deglutì pensando alla gente in fila per salire sulle navicelle. C’era di certo anche sua madre da qualche parte in mezzo a loro.
“Lo spero,” rispose.
“Mi sembra così sbagliato,” disse Luna. “Noi siamo al sicuro qui nel bunker mentre tutti gli altri sono incastrati là fuori… quante persone pensi siano state trasformate?”
Kevin pensò al vasto mare di gente che aveva visto sugli schermi prima che si annerissero, e a numeri sempre minori di persone lì presenti per farne rapporto.
“Non lo so, un sacco,” disse.
“Forse tutti,” disse Luna. “Forse siamo gli ultimi rimasti.”
“Dovremmo dare un’occhiata in giro,” disse Kevin. “Forse riusciremo a trovare un modo per riaccendere tutto. Allora potremo vedere.”
Lo disse tanto per tentare di distrarre Luna, quanto perché pensava che ci fosse una speranza nel farlo. Cosa ne sapevano loro di come riparare dei sistemi informatici? Se ci fosse stato lì uno scienziato dell’istituto della NASA… magari la dottoressa Levin… ma erano spariti, proprio come tutti gli altri. Erano stati trasformati da un vapore, diventando cose che avevano dato loro la caccia, inseguendoli.
“Andiamo,” disse a Luna, tirandola gentilmente lontano dallo schermo. “Dobbiamo dare un’occhiata in giro.”
Luna annuì, anche se non sembrava capire molto di tutto questo al momento. “Immagino di sì.”
Si incamminarono attraverso il bunker sotto a Mount Diablo, e Kevin si guardò attorno, sorpreso da tutto quello spazio. Se si fossero aggirati per un posto come quello in un momento diverso, gli sarebbe sembrata un’avventura. Ma data la situazione reale, ogni passo riecheggiante non faceva che ricordargli quanto fossero soli. Quella era un’intera base militare, e loro ne erano gli unici occupanti.
“È una figata,” disse Luna, il suo sorriso troppo brillante per essere vero. “Come entrare di nascosto nei magazzini.”
Ma Kevin poteva dire che non lo stava dicendo con il cuore. Probabilmente stava facendo del proprio meglio per essere la solita Luna, ma quello che le uscì di bocca era troppo piatto per apparire vero.
“Va tutto bene,” disse Kevin. “Non devi fingere con me. Sono…”
Cosa poteva dire? Che anche lui era triste? Non sembrava sufficiente per poter contenere la fine del mondo, o la perdita di tutti coloro che conoscevano, o niente di tutto questo a dire il vero.
“Lo so,” disse Luna. “Sto solo cercando di… avere speranza, immagino. Andiamo, vediamo cosa c’è qui.”
Kevin aveva la sensazione che lei volesse una distrazione, quindi si diressero più a fondo nel bunker. Era uno spazio enorme, che pareva poter ospitare centinaia di persone se ce ne fosse stata la necessità. C’erano tubi e cavi che si addentravano nei suoi meandri, e segni sulle pareti in pittura gialla.
“Guarda,” disse Luna indicando, “c’è una cucina da quella parte.”
Kevin sentì lo stomaco brontolare al pensiero, e anche se la direzione non era proprio quella che avevano preso, entrambi andarono verso il punto indicato. Percorsero un corridoio, poi un altro, sbucando in una cucina che era stata costruita su scala industriale. C’erano dei congelatori disposti in fondo, dietro a delle porte che avrebbero potuto proteggere un caveau, e altre porte che parevano condurre a dei depositi.
“Dovremmo vedere se c’è del cibo là dentro,” suggerì Luna aprendone uno.
Lo spazio oltre la porta era addirittura più grande di quanto Kevin si sarebbe potuto aspettare, pieno zeppo di scatole. Ne aprì una e trovò dei pacchetti argentati sigillati che parevano poter conservare il contenuto per un’eternità.
“C’è abbastanza cibo da nutrirci per una vita intera qui,” disse Kevin, e poi si rese conto di quello che aveva appena detto. “No… voglio dire, non è che dobbiamo restare qui per sempre.”
“E se invece succedesse?” chiese Luna.
Kevin non era sicuro di aver una buona risposta per quella domanda. Non poteva immaginare di vivere per sempre là dentro. Già faceva fatica ad immaginare una vita, figurarsi una notte, trascorsa in un bunker. “Allora immagino che stiamo meglio qui che là fuori. Almeno siamo al sicuro.”
“Immagino di sì,” disse Luna dando alle pareti che li circondavano un’occhiata che pareva valutare quanto spesse fossero. “Al sicuro, sì.”
“Dovremmo vedere cos’altro c’è qui,” disse Kevin. “Se dovremo restare qui, ci serviranno altre cose. Acqua, posti per dormire, aria fresca. Un modo per comunicare con l’esterno.”
Li contò sulle dita mentre li pensava a voce alta.
“Dovremmo anche vedere se ci sono altri modi per entrare o uscire,” disse Luna. “Dobbiamo essere certi che nessun altro possa accedere.”
Kevin annuì, perché quello gli pareva un punto importante. Iniziarono a perlustrare il bunker, usando la cucina come una sorta di base, andando avanti e indietro da lì alla stanza principale di controllo, che sembrava stranamente silenziosa senza niente sui suoi schermi.
C’era un’altra stanza lì accanto che era piena di equipaggiamento per le comunicazioni. Kevin vide radio e computer. C’era addirittura qualcosa che assomigliava a un vecchio telegrafo in un angolo, come se la gente lì non si fosse fidata che le attrezzature moderne si sarebbero trovate lì quando ne avessero avuto bisogno.
“Hanno tanta di quella roba,” disse Luna, premendo un pulsante e ottenendo in risposta un’esplosione di rumore.
“Siamo noi ad avere tanta di quella roba adesso,” sottolineò Kevin. “Magari se ci sono altre persone là fuori, saremo in grado di comunicare con loro.”
Luna si guardò attorno. “Pensi che siano rimaste altre persone? E se ci fossimo solo noi?”
Kevin non aveva idea di cosa dire. Se fosse rimasto intrappolato come una delle ultime persone rimaste al mondo, non ci sarebbe stato nessun’altro con cui avrebbe voluto condividere quel momento che con la sua migliore amica. Lo stesso però doveva credere che ci fossero altre persone là fuori da qualche parte. Doveva crederlo.
“Devono esserci altre persone da qualche parte,” disse. “Ci sono altri bunker e cose, e altre persone avranno capito ciò che stava accadendo. C’erano persone che trasmettevano immagini, quindi devono aver capito quello che stava succedendo.”
“Ma gli schermi si sono oscurati,” sottolineò Luna. “Non sappiamo se sono ancora là fuori.”
Kevin deglutì a quel pensiero. Aveva dato per scontato che il segnale si fosse solo interrotto, ma se quello non fosse stato il segnale? E se fossero sparite