Per Te, per Sempre . Sophie Love

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Per Te, per Sempre  - Sophie Love La Locanda di Sunset Harbor

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sieda,” disse Gail. “Ha conosciuto la signorina Butler.”

      “A dire il vero no, non abbiamo avuto la possibilità di vederci prima,” disse Emily. Strinse la mano all’insegnante. Era un modo orribile di conoscerla, pensò Emily. Era un fascio di nervi e si sentiva completamente esausta. “Ha parlato con mio marito, Daniel.”

      La giovane insegnante sorrise educatamente, dando a Emily un assaggio della severità che aveva notato Daniel. “Sì, me lo ricordo.”

      “E conoscerà la signora Doyle,” aggiunse Gail.

      Emily ebbe allora una reazione a scoppio ritardato. Nella fretta non si era proprio accorta della terza donna nella stanza, ma capì adesso che era la preside. Le cose dovevano essere serie se era coinvolta anche lei!

      “Quindi?” disse Emily. “È stata la classe nuova a dare il via alle cose?”

      Gail annuì. “Penso che fossimo tutti consapevoli che sarebbe potuto accadere. Ma forse dovremmo chiedere a Chantelle di spiegarcelo. Chantelle?” Gail aveva una voce incredibilmente leggera, dolce. Era il tipo di voce che poteva far uscire chiunque dai capricci.

      La bambina singhiozzava furiosamente nell’angolo. “La ODIO!” urlò.

      Emily alzò lo sguardo sulla signorina Butler, presumendo che fosse la persona a cui faceva riferimento Chantelle, e le rivolse uno sguardo compassionevole. Non voleva assolutamente che l’insegnante pensasse che fosse colpa sua.

      “Chi è che odi?” continuò Gail.

      “LAVERNE!” urlò Chantelle.

      Emily si ricordò che ai cancelli della scuola Yvonne aveva detto che Laverne era il nome della nuova ragazzina, la ragazzina bionda dalle ossa fragili che Bailey aveva preso sotto la sua ala. Non aveva mai sentito la voce di Chantelle così stridula e penetrante, così piena di livore. E non aveva mai visto tanta passione nel viso della bimba, così tanto dolore e angoscia. Persino nelle sue crisi passate avute per via di Sheila, Chantelle non era mai sembrata tanto depressa. Laverne l’aveva proprio scatenata. Emily non riusciva a immaginare cosa potesse aver fatto perché Chantelle la percepisse peggiore di Sheila.

      “Puoi spiegare cos’è successo con Laverne?” chiese dolcemente Gail. “Vogliamo tutte capire perché sei così infelice.”

      Chantelle allora alzò lo sguardo, il viso rosso di rabbia. “Ha rubato Bailey.”

      Emily si accigliò di confusione al sentir nominare il nome di Bailey. Lei e Chantelle erano inseparabili.

      “Che cosa vuoi dire?” la incalzò Gail.

      L’espressione di Chantelle era di inimmaginabile dolore e sofferenza. Emily rimase turbata nel vederla così.

      “Ha detto che ho un accento stupido,” gridò Chantelle. “E che Bailey poteva avere solo un’amica con i capelli biondi. Poi Bailey mi ha detto che Laverne è la sua nuova migliore amica.” La faccia di Chantelle cambiò. Dopo la rabbia si dissolse in lacrime, fece cadere la testa sulle ginocchia e pianse amaramente.

      Emily si portò una mano al cuore. Era troppo da sopportare.

      “Possiamo fare qualcosa?” chiese Emily alzando lo sguardo su Gail. “Capisce quanto importante sia per Chantelle avere costanza nella vita.”

      “Certo,” rispose diplomaticamente Gail. “Lei è buona amica di Yvonne, la madre di Bailey, vero? Forse dovrebbe parlarne con lei.”

      “Non sono sicura che la cosa sarebbe d’aiuto,” rispose Emily. “Bailey è una ragazzina risoluta. Solo perché sua madre le dice di fare qualcosa non vuol dire la farà. Non sarebbe più semplice trasferire Laverne in un’altra classe in modo che si separino naturalmente?”

      La signora Doyle parve inorridita. “Assolutamente no.”

      “Ma guardi cosa sta succedendo a Chantelle,” esclamò Emily.

      La signora Doyle parlò con franchezza. “Laverne è nuova qui, proprio come una volta lo è stata Chantelle. Ha trovato un’amica in Bailey e sarebbe crudele toglierle quest’amicizia.”

      Emily sentì affilarsi il suo istinto materno. “Con tutto il rispetto, Laverne non ha la stessa storia di Chantelle. Non ha attraversato le stesse avversità. La soluzione più semplice non sarebbe cambiarle di classe subito? Stroncare tutto sul nascere prima che peggiori? Se Laverne è così cattiva adesso, come sarà domani o dopodomani?”

      “Mi dispiace,” disse la signora Doyle scuotendo la testa. “Ma dovranno risolvere i loro problemi. Gail può guidarle, e ovviamente la signorina Butler supervisionerà tutto in classe. Non ci sono soluzioni veloci a queste situazioni, signora Morey. Le circostanze di Chantelle non rientrano nella faccenda.”

      Emily guardò implorante Gail. “Lei sta dalla mia parte, vero?”

      “Non si tratta di prendere parti,” rispose Gail. “Sono qui per Chantelle e per quello che è meglio per lei.”

      “Mi lasci indovinare,” disse Emily. “Ciò che è meglio per lei è venire nel suo ufficio una volta la settimana per chiarire i suoi sentimenti? È una bambina di sette anni. Agisce secondo le sue emozioni, secondo i suoi sentimenti. Starsene seduta qui a parlare con lei all’infinito non l’aiuterà con il bullismo.”

      “Le nostre sessioni sono molto preziose,” rispose con calma Gail.

      “Non penso che dovremmo affrettarci a etichettare la cosa con la parola bullismo,” intervenne la signora Doyle.

      Emily era furiosa. Le sembrava che tutti stessero abbandonando Chantelle. Come faceva a non essere bullismo?

      “Chantelle è stata presa in giro per il suo accento. Le è stata portata via la sua migliore amica. Questa nuova ragazzina l’ha ostracizzata. Come fa a non essere bullismo?”

      “Emily,” disse dolcemente Gail.

      Ma Emily era esasperata. Le pareva che nessuno nella stanza fosse preparato a fare qualcosa di concreto per la situazione. Tutto ciò che stavano offrendo erano più che altro fiacche conversazioni, che a lei adesso sembravano inutili, come un consulente matrimoniale per una coppia di bambini a malapena abbastanza grandi da allacciarsi le scarpe da soli!

      “Cosa?” disse furiosamente Emily a Gail, così vicina a perdere la calma da spaventarsi.

      “Ho parecchia esperienza nella gestione di queste situazioni,” proseguì Gail. “Farò venire qui insieme Chantelle, Laverne e Bailey. Non c’è nessuna colpa. Dobbiamo solo trovare un modo perché tutte occupino lo stesso spazio insieme.”

      Emily aveva sentito abbastanza. “È assurdo. Lei si fa in quattro per proteggere una prepotente. Vieni, Chantelle, ce ne andiamo.”

      Chantelle sembrava totalmente sorpresa. Sbatté le palpebre, le ciglia bagnate di lacrime, poi si tirò su da terra. Emily provò una forte sensazione di sollievo quando la bambina corse da lei e le avvolse le braccia strette attorno alla vita. Aveva fatto ciò che doveva come madre; sostenere sua figlia in modo incondizionato. Nulla di tutto ciò era colpa di Chantelle, e l’ultima cosa che voleva era che la ragazzina pensasse di aver fatto qualcosa di sbagliato. Insieme, marciarono fuori dall’ufficio.

      “Mamma,

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