Sempre Con Te . Sophie Love
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Emily era sul portico, a guardar fuori in ansiosa attesa del ritorno di Daniel. Si torceva le mani mentre le peggiori paure le venivano alla mente. Daniel aveva promesso di non farlo, di non andarsene via in moto senza avvertirla. Se stava infrangendo la promessa, poteva essere perché stava scappando da loro? La sua giornata con Chantelle era stata così difficile che aveva deciso di abbandonarla alle cure di Emily? Non voleva pensare cose così terribili, voleva fidarsi di lui, ma lui l’aveva già delusa in passato.
Emily si appoggiò allo stipite per tenersi in piedi, e il respiro le usciva in brevi rantoli. Quando Daniel era tornato era parso un soldato di ritorno dalla guerra. Adesso, mentre Emily lo aspettava con un forte peso sull’addome, le sembrava di aspettare quello stesso soldato di nuovo.
Proprio allora udì il suono del motore della moto in lontananza. Prestò ascolto, con la speranza che impennava. Il rumore si fece sempre più forte, finché non fu convinta che si trattava davvero di Daniel che tornava a casa. Chiuse forte gli occhi dal sollievo ed esalò il respiro che aveva trattenuto.
La moto girò l’angolo e risalì il vialetto verso di lei, cogliendola nei suoi fanali, facendole strizzare gli occhi. Poi si fermò. Il motore si spense e il silenzio li avvolse.
Emily scese veloce i gradini mentre Daniel si toglieva il casco. “Sei sveglia,” disse con un gran sorriso. “Non ero sicuro che stessi ancora dormendo.” Poi il sorriso svanì quando si accorse dell’espressione di Emily.
“Cretino,” ringhiò lei. “Dove sei stato?”
Daniel si accigliò. “A fare benzina. Sono stato via una quindicina di minuti.”
“Non puoi farlo,” urlò Emily. “Andartene così. Non avevo idea di dove fossi.”
“Scusami,” balbettò Daniel. “Ti eri addormentata. Ho pensato di fare benzina e tornare subito.”
Emily fece un altro respiro profondo, cercando di calmarsi. Sentì Daniel che le cingeva le spalle.
“Non puoi sparire così,” rantolò Emily. “Okay?”
“Okay,” disse sopra la sua testa. “Ho capito. Scusa.”
Rimasero così, a tenersi abbracciati sotto la luna e le stelle, per molto, moltissimo tempo.
“Non ho intenzione di lasciarti, Emily,” disse Daniel alla fine. “Devi avere fiducia in me.”
“A volte non me lo rendi facile,” rispose Emily sciogliendosi dal suo abbraccio.
“Lo so,” disse Daniel. “Ma non ho intenzione di andare da nessuna parte. Mi sono trasferito da te, ti ricordi?”
Emily annuì. Era una prova del suo impegno, però non ne era del tutto rassicurata.
Daniel proseguì. “E mentre ero in giro con la moto stavo pensando alla rimessa, a come potremmo farne una casa indipendente, come volevi tu. Ci lavorerò io, per ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me e per Chantelle.”
Emily tornò a sentire il calore – l’ansia che si era andata formandosi finalmente si stava dissipando.
“Sarà una buona fonte di reddito per te,” aggiunse Daniel. “Poi, quando Chantelle sarà una teenager, potremmo lasciarla usare a lei, per darle un po’ di spazio lontano dai noiosissimi mamma e papà.”
Quelle parole colpirono Emily nel profondo. Daniel non era stato in grado di proiettare la loro relazione per più di qualche mese alla volta nel futuro. Adesso stata ragionando in termini di decadi. La chiamava “mamma”. Per la prima volta, li stava vedendo davvero come una unità, come le due metà di una squadra.
Però, mentre Daniel ed Emily giacevano l’uno nelle braccia dell’altra a letto, quella notte, le paure di Emily le vorticavano nella mente ancora e ancora. Il trucchetto di Daniel con la moto aveva risvegliato in lei una paura dell’abbandono di vecchia data. Appena poche settimane prima Emily stava progettando una vita senza Daniel. Adesso, improvvisamente, lui sembrava impegnarsi con lei. Poteva davvero essere cambiato così, senza pensarci un attimo, così velocemente? Ed era davvero perché aveva capito quanto importante fosse per lui la loro relazione?
O era solo spinto a farlo per via di Chantelle?
*
La mattina dopo Emily si svegliò presto, quasi di colpo. Quando si accorse che Daniel era nel letto accanto a lei si rilassò e si ributtò sul cuscino, respirando profondamente. Non avrebbe dovuto sentirsi sollevata alla vista di Daniel nel letto con lei. Avrebbe dovuto sentirsi appagata.
Osservò il viso addormentato di lui e l’angoscia svanì. Era così giusto averlo lì, di nuovo con lei, che fossero tutti insieme. Non avrebbe dovuto dubitare quando le aveva detto che sarebbe tornato da lei. E non avrebbe dovuto reagire a quel modo per via del suo giro in moto della scorsa notte.
Daniel stava ancora dormendo profondamente, quindi Emily decise di lasciarlo stare. Doveva essere esausto dal lungo viaggio e da tutte le emozioni provate, e doveva aver bisogno di recuperare tutto il sonno perduto. Era sicura di essere in grado di vestire Chantelle e prepararle la colazione da sola. Poi avrebbe potuto mostrare alla bambina le galline e avrebbero potuto portare insieme i cani alla spiaggia.
Entusiasta alla prospettiva, Emily si fece una doccia veloce e si mise addosso qualcosa. Una volta pronta per la giornata, lasciò la camera da letto e Daniel, che ancora russava, e aprì la porta della stanza accanto. Con suo orrore, il letto di Chantelle era vuoto.
Emily venne attraversata da una brutta sensazione. Dove poteva essere la bambina?
Scossa dal panico, Emily cominciò a pensare a milioni di scenari possibili: Chantelle aveva trovato la porta del belvedere ed era precipitata dal tetto; aveva trovato uno dei fatiscenti granai abbandonati ed era rimasta spappolata sotto a dei rottami; aveva seguito il sentiero fino alla costa ed era stata portata via dal mare. Ma prima che avesse la possibilità di urlare il nome di Daniel, Emily udì il suono di una risata che veniva da fuori.
Corse alla finestra e scostò le tende. Lì, nel cortile sul retro, c’era Chantelle che giocava con Mogsy e Rain, ridendo e gridando mentre i cani le saltavano addosso e le correvano intorno in cerchi agitati. Chantelle indossava ancora la grande t-shirt che Emily le aveva fatto indossare per la notte. Aveva i piedi completamente scalzi.
Emily uscì dalla porta e fece le scale di corsa. Non voleva spaventare Chantelle ma pensava pure che non fosse una buona idea che la bambina stesse fuori senza supervisione e a malapena vestita. Anche se sentiva che Sunset Harbor era una zona sicura, lei era cresciuta a New York City e avrebbe sempre provato ansia al pensiero delle terribili cose che le persone potevano farsi a vicenda.
Facendo capolino dalla porta sul retro, Emily chiamò Chantelle. La bambina alzò lo sguardo, sorridendo felice. Aveva i piedi verdi per aver corso nell’erba bagnata di rugiada.
“Vieni dentro, tesoro,” gridò Emily. “È ora dei pancake.”
“Voglio giocare!” rispose Chantelle.
“Tra un attimo,” disse Emily cercando di mantenere il tono calmo e amichevole. “Prima devi fare colazione. Poi, una volta vestita, possiamo portare i cani alla spiaggia e giocare lì. Ti va?”
Chantelle guardò Emily accigliata e la faccia le diventò rossa.