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“Con i miei parenti? Le mie sorelle? I miei genitori?” Le domandò Shane. “E tutte quelle pecore?”
Keira ripensò alle feci di pecore in cui si era trovata immersa fino alle ginocchia. Pensò alle sei sorelle di Shane, che erano tutte adorabili ma vivevano ancora a casa. Sarebbero stati stretti. Sarebbe stato molto diverso da quello che aveva voluto per sé, ma lo era anche dormire sul divano di Bryn. Se poteva sopportare di vivere con sua sorella, avrebbe potuto decisamente resistere vivendo con tutte e sei quelle di Shane! E non era forse quello il senso della vita, riuscire a superare le sfide che lanciava? Il punto non era proprio accogliere ogni assurdità a braccia aperte?
“Shane,” rispose Keira, cercando di sembrare rassicurante. “Non dobbiamo decidere tutto proprio adesso. La vita cambia. Chi lo sa, le tue sorelle potrebbero sposarsi e trasferirsi altrove. I tuoi genitori potrebbero decidere di vendere la fattoria e viaggiare per il mondo su uno yacht. Non puoi prevedere il futuro quindi smettiamo di preoccuparcene.”
“Ti prego, ascoltami,” disse Shane, con voce rotta dall’emozione. “Sto cercando di farla finita adesso, così in futuro non diventerà ancora più doloroso di quanto non sia già.”
Le parole farla finita rimbombarono nella mente di Keira, come un martello sul ferro. Sussultò, e il groppo doloroso che aveva in gola diventò più grande di prima.
Per la prima volta si rese conto che Shane aveva già preso la sua decisione. Non avrebbe fatto marcia indietro. Niente che poteva dire gli avrebbe fatto cambiare idea.
“Non farlo,” supplicò Keira. All’improvviso stava piangendo, singhiozzava apertamente, inconsolabilmente, mentre si rendeva conto che Shane non avrebbe ceduto. Che la stava davvero lasciando. Il Vero Amore. L’uomo della sua vita.
“Mi dispiace,” anche lui stava piangendo. “Devo farlo. Ti scongiuro, devi comprendermi. Se non ci fosse stato un oceano tra di noi, io sarei voluto rimanere con te per sempre. Ti avrei anche sposata.”
“Non dirlo!” singhiozzò Keira. “Così rendi tutto più difficile.”
Shane esalò bruscamente. “Ho bisogno che tu sappia quanto sei importante per me, Keira. Non devi pensare che io abbia avuto paura. Se non ci trovassimo in una situazione del genere non lo farei mai. Non è quello che voglio. Neanche lontanamente. Lo capisci?”
“Sì,” rispose Keira, mentre le scendevano lacrime amare lungo le guance. Lo capiva bene. L’uomo dei suoi sogni, l’uomo che la amava e che la faceva ridere ogni singolo giorno, stava rinunciando a lei solo perché le cose si erano fatte un po’ complicate. L’uomo di cui si era profondamente innamorata nel mese più trasformativo della sua vita si stava arrendendo alla prima difficoltà. In fin dei conti non voleva impegnarsi nella loro relazione. Quel pensiero le aleggiò tetro nella mente.
“Quindi immagino che questo sia un addio?” disse Keira, freddamente.
Shane doveva aver notato il suo tono improvvisamente sconfortato. “Non fare così,” disse. “Possiamo rimanere in contatto. Possiamo essere amici. Ci sono sempre i social media. Non voglio allontanarti del tutto dalla mia vita.”
“Ma certo,” rispose lei tristemente, sapendo che nonostante le migliori intenzioni, era molto raro che una relazione d’amore si trasformasse in un’amicizia platonica. Semplicemente non era così che funzionava. Una volta che l’amore era finito, il sentimento svaniva per sempre, per le meno nella sua esperienza.
“Sei arrabbiata con me?” chiese Shane, sembrando giovane e fragile.
“No,” rispose Keira, rendendosi conto che era vero. Le ragioni per cui Shane aveva deciso di chiudere la loro relazione erano nobili. Stava dando la priorità alla sua famiglia. Erano esattamente le qualità che lei cercava in un partner, quindi sarebbe stato ingiusto da parte sua fargliene una colpa. “Penso che adesso dovresti andare e stare insieme alla tua famiglia,” aggiunse. “Dai a tutti un abbraccio da parte mia, va bene?”
“Okay,” disse lui.
Keira non ne era certa, ma il modo in cui lo pronunciò le diede la sensazione che Shane pensasse che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui si sarebbero parlati. Sembrava devastato.
Seguì un lungo momento di silenzio.
“Addio, Keira,” fu il suo saluto finale.
Prima ancora di avere la possibilità di rispondergli, la chiamata si chiuse. Si allontanò il telefono dall’orecchio e lo fissò, tenendolo tra le dita. Come poteva quel minuscolo ammasso di metallo e microchip farla sentire come se tutto il suo mondo le fosse caduto sotto i piedi? Come aveva potuto una sola conversazione ribaltare la sua vita? Era come se ogni briciola di felicità che avesse mai provato fosse stata risucchiata attraverso il microfono del telefono per essere risputata in un abisso oscuro, e mai più ritrovata.
E peggio ancora, Keira non poteva nemmeno arrabbiarsi. Shane non era stato un bastardo come ogni altro ragazzo con cui si era lasciata. Non c’erano stati tradimenti, bugie, litigi o colpi deliberati sotto la cintura. Forse era per quello che faceva molto più male. Forse era perché si era permessa di pensare che Shane potesse essere il Vero Amore, che fosse possibile trovarlo.
Ancora in lacrime, uscì dal bagno e gettò il telefono sul divano. Bryn, che era al bancone della cucina a preparare il caffè, sussultò per la sorpresa.
“Che cosa è successo?” chiese lei. “Stai piangendo?”
Ignorando le domande di Bryn, Keira afferrò il suo itinerario autunnale dal tavolino, scorrendo rapida con lo sguardo la lista di eventi che aveva organizzato per sé e Shane, luoghi dove avrebbero dovuto creare ricordi preziosi da raccontare ai nipotini, e lo strappò bruscamente a metà.
CAPITOLO DUE
Bryn strinse un braccio attorno alle spalle di Keira, mentre la minore delle due sorelle singhiozzava amaramente.
“Hai fatto la cosa giusta,” la consolò Bryn. “Lo so che subito non ti sembrerà così, ma fidati di me. Ti stavi facendo coinvolgere troppo. Hai ventotto anni, Keira, non è il momento di accasarsi.”
Le sue parole non le furono di gran conforto. Come faceva Bryn a saperlo? La sua vita era stata segnata da una serie di relazioni disastrose. Non aveva idea del tipo di amore che Keira e Shane avevano trovato, e che adesso avevano perduto per sempre. I singhiozzi le squassarono tutto il corpo.
“Dai,” continuò Bryn, “Andiamo a prendere un caffè. Io chiamo la mamma. Lo sai quanto è brava con queste cose.”
Keira non avrebbe potuto essere più in disaccordo. Sua madre, a differenza di Bryn, sembrava aver fretta di vederla sistemata e con dei figli. Le aveva persino detto che non aveva molto senso che lei mettesse tutta quell’energia nella sua carriera, dato che tanto vi avrebbe rinunciato di lì a qualche anno per cominciare a sfornare bambini.
Scosse la testa. “Non posso, devo andare a lavoro.”
Bryn fece una smorfia. “Tesoro, sei un disastro. Non ti vorranno in questo stato. Così non sei utile a nessuno.”
“Grazie,” borbottò Keira. “Ma non posso non andare. È il primo giorno dopo le ferie. Ho una nuova posizione importante. Elliot sarà in ufficio e si aspetterà che faccia del mio