Un Amore come Quello . Sophie Love
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“Oh, Dio, mi dispiace,” disse l’amica. “Non volevo farti preoccupare. Sono sicura che per te, per me, e per tutti gli altri non cambierà niente. Solo per Elliot. Ho già visto delle acquisizioni, moltissime in effetti. Di solito è quasi impercettibile per la maggior parte dello staff.”
Keira arricciò le labbra. “Vedremo,” rispose.
Si accorse in quel momento che Nina sembrava un po’ nel panico, e guardò l’amica che fissava Bryn negli occhi come per spingerla a subentrare nella conversazione. All’improvviso la sorella si illuminò come colta da un pensiero.
“Mi è venuta un’idea fantastica,” annunciò sgranando gli occhi.
“Perché ho la sensazione che non mi piacerà neanche un po’,” rispose Keira, socchiudendo i propri.
“C’è una bella festa da Gino questa sera, hai presente, quell’autentico ristorante italiano che c’è in città,” spiegò Bryn. “È a tema Halloween. A dir la verità è a tema Ognissanti, che è una festa italiana che non conoscevo, ma sembra super inquietante e da Gino la prendono davvero sul serio. Sarà per metà un ballo in maschera e per metà una cena gotica. Sembra folle ma in modo super interessante.”
Keira la fissò con occhi sempre più stretti. Bryn stava parlando a ruota libera. “Vai avanti…” esortò la sorella.
“Ecco il punto,” disse Bryn. “Malcolm, un tizio che ho conosciuto la notte scorsa mi ha invitata là per un appuntamento. Vuole vedere di che si tratta, sai, provare qualcosa di nuovo. Ovviamente ho accettato, mi conosci, sono pronta a provare qualsiasi cosa almeno una volta. Comunque, oggi mi ha detto che ha un amico che è single e si chiedeva se conoscessi qualcuno con cui fare un’uscita a quattro. Stavo pensando di invitare Tasha, ma perché invece non andiamo io e te? Ora sei di nuovo single.”
A Keira non servì nemmeno un secondo per riflettere sulla proposta di Bryn. Scosse la testa in un enfatico no. “Assolutamente no,” rispose.
Nina si chinò in avanti, apparentemente d’accordo. “Io conosco un negozio di costumi bellissimo,” esclamò. “Potresti prendere un abito da sera, dei guanti, una maschera, tutto quanto.”
Keira le lanciò un’occhiataccia. “Perché non vai tu a quest’uscita a quattro se l’idea ti piace tanto?”
Nina chiuse di scatto la bocca. Bryn assunse di nuovo il ruolo di corteggiatrice principale.
“Almeno vieni per il cibo,” disse. “Una cena gratis. Cibo raffinato. Qualche ballo. Vedila come una serata fuori tra di noi, con un paio di tizi accodati per pagarci il conto. Non devi nemmeno dirgli il tuo nome vero se non vuoi, e nemmeno toglierti la maschera. Può essere una notte d’anonimato. Potresti fingerti una persona tutta diversa.”
Keira scoppiò a ridere. “Fammi indovinare. Lo hai già fatto prima?”
Nina intervenne. “Cara, ti prego, lo abbiamo fatto tutte. Se non sei mai andata a un appuntamento fingendoti un’agente dell’FBI o un’ereditiera miliardaria, non hai mai vissuto davvero.”
Scuotendo la testa, Keira lanciò di nuovo un’occhiata fuori dalla vetrina. Studiò le persone in giro per le strade. Alcuni dei negozi avevano già le decorazioni di Halloween alle finestre. Vide una coppia di dark lungo la via, una donna con un abito di pizzo nero che sfoggiava un ombrellino e un uomo legato a un guinzaglio di cuoio. Solo a New York City, pensò tra sé e sé divertita.
Il senso della vita era accogliere a braccia aperte ogni sfida e assurdità, ricordò a se stessa. Non si era detta la stessa cosa proprio quella mattina?
“Va bene,” accettò, voltandosi verso Bryn con un sospiro rassegnato. “Verrò al tuo ballo.”
*
Bryn aveva avuto ragione su una cosa, scoprì Keira più tardi, quella sera. Gino era un posto magnifico. Tutto il ristorante era stato decorato come un castello gotico, i tavoli spinti ai lati in modo da far diventare l’area centrale una pista da ballo. C’era ovunque un’atmosfera incredibilmente inquietante, tra la vecchia musica popolare italiana, i camerieri in abiti di velluto e ovviamente, gli ospiti in maschera.
Se fossero state solo loro due, Keira avrebbe passato una notte fantastica. Sfortunatamente avrebbero condiviso la serata con Malcolm, l’uomo che aveva invitato Bryn, e Glen, quello che aveva invitato Keira. I due dovevano essere tra le persone più noiose al mondo.
Keira sollevò la pasta sulla forchetta, tenendo gli occhi aperti a fatica, mentre Glen continuava a blaterare i dettagli della sua carriera di contabile. Anche nel migliore dei casi parlare di lavoro l’avrebbe annoiata, ma quando si trattava di matematica la noia raggiungeva un nuovo livello. Senza contare che non le aveva fatto una sola domanda sul suo lavoro.
Ci fu un’improvvisa pausa nella conversazione e Keira si raddrizzò come se si fosse svegliata di scatto.
“Dunque, che cosa fai nel tempo libero?” chiese a Glen, cercando disperatamente di spostare la conversazione su un nuovo argomento.
Glen impiegò molto a rispondere, un’altra cosa che Keira interpretò come un brutto segno. Chi non conosceva i propri hobby? O che cosa gli piaceva fare oltre al proprio lavoro?
“Guardo lo sport,” disse alla fine.
“Guardi,” ripeté Keira. “Non lo pratichi?”
Glen scoppiò a ridere. “Accidenti, no. Non voglio farmi male. Preferisco essere uno spettatore.”
“È…” Keira faticò a trovare la parola giusta. Quella per cui si decise probabilmente era il contrario di ciò che intendeva davvero. “… interessante.”
“E tu che mi dici?” Le domandò Glen.
Era la prima volta che le chiedeva di lei e Keira fu quasi sorpresa. “Oh, beh, lavoro nel giornalismo quindi passo molto del mio tempo libero a leggere,” iniziò.
Glen la interruppe immediatamente. “Anche io leggo. Per lo più il Wall Street Journal.”
Rendendosi conto che le aveva appena strappato il suo turno di parlare, Keira si ritirò in se stessa. Punzecchiò di nuovo la sua pasta. “Bello.”
Bryn allora si allungò attraverso il tavolo. “Stavamo parlando dei nostri progetti,” annunciò. “Quello che vogliamo raggiungere nei prossimi cinque anni. Keira, tu cosa dici?”
Se Bryn glielo avesse chiesto il giorno prima, Keira le avrebbe detto con assoluta certezza che quello che voleva nei seguenti cinque anni era passare più tempo possibile con Shane, comprare insieme la casa dei loro sogni, e magari persino sposarsi e avere dei figli. Ma ormai quel desiderio era svanito.
Si limitò a scrollare le spalle. “Mi piacerebbe viaggiare. Vedere il mondo. Tra cinque anni vorrei aver messo piede su ogni continente almeno una volta.”
Bryn applaudì. “Che bello, sorellina.”
Glen sbuffò. “Viaggiare è sopravvalutato di questi tempi, ora che abbiamo la tecnologia per mappare tutto. Voglio dire, perché passare ore e ore in un tubo di alluminio sospeso nel cielo, inquinando l’atmosfera,