Se lei si nascondesse. Блейк Пирс

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Se lei si nascondesse - Блейк Пирс

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lei» disse DeMarco.

      «Okay. E ho la sensazione che sia da qui che dobbiamo cominciare. Perché se tutti in città vedono i Fuller come brava gente, posso praticamente prometterti che nessuno esaminerà come si deve la figlia in quanto sospettata.»

      «Allora partiamo da qui» disse DeMarco.

      «Sì, ma magari senza farci notare. Se scoprono che stiamo partendo con la figlia quindicenne degli appena deceduti come primo sospettato, il caso sarà molto più difficile di quanto dovrebbe essere.»

      Era un’affermazione profetica, che si fece ancor più pressante quando superarono un cartello che diceva che Deton si trovava solo sette miglia più avanti.

      ***

      Deton non era piccola quanto Kate si aspettava, però era comunque piuttosto campagnola. Sembrava che ogni attività di una reale importanza si situasse lungo il tratto di strada principale che la attraversava. Non esisteva Main Street, solo un frammento della Highway 44. Le vie secondarie zigzagavano fuori dalla 44, serpeggiando fino a tornare di nuovo all’interno della zona meno popolata di Deton.

      Il volume della cittadina consisteva in un drugstore Rite Aid, un Burger King, un Dollar General e numerose attività locali più piccole. Kate aveva visto centinaia di cittadine come quella durante una carriera che l’aveva portata in tutto il paese, e aveva la sensazione che apparissero tutte uguali. Certo, ciò non significava che la gente e la loro cultura fossero le stesse. Pensare una cosa del genere sarebbe stato un errore enorme.

      La residenza dei Fuller era situata a circa tre miglia fuori dalla zona principale della città, su una delle vie secondarie. Era una semplice casa a due piani che necessitava di nuovi rivestimenti sulle facciate laterali e di un nuovo tetto. L’aspetto rustico tradiva le altre cose che Kate e DeMarco notarono mentre Kate si immetteva nel vialetto.

      C’era un furgone dei notiziari parcheggiato nel vialetto. Una giornalista di bell’aspetto e un cameraman stavano parlando di qualcosa davanti al furgone. Anche una solitaria auto della polizia se ne stava nel vialetto, con un agente semplicemente seduto all’interno. Vide Kate e DeMarco arrivare e lentamente fece per smontare dalla macchina.

      La giornalista alzò lo sguardo quando Kate e DeMarco smontarono dall’auto. Come uno zelante segugio, la reporter si precipitò istantaneamente da loro. Il cameraman armeggiò con l’attrezzatura, cercando di starle dietro, ma rimase qualche passo più in là.

      «Siete detective?» chiese la giornalista.

      «No comment» abbaiò Kate.

      «Siete autorizzate a stare qui?»

      «E voi?» chiese Kate, replicando rapidamente.

      «Io ho la responsabilità di dare le notizie» disse la reporter, dando una risposta preconfezionata.

      Kate sapeva che la giornalista sarebbe stata in grado di scoprire che circa un’ora prima era stato chiamato l’FBI. Perciò le stette bene mostrarle il distintivo mentre lei e DeMarco avanzavano verso la casa.

      «Siamo dell’FBI» disse Kate. «Lo tenga a mente se le salta in testa di seguirci all’interno.»

      La giornalista si fermò sul posto, il cameraman che quasi le andò addosso. Dietro di loro, l’agente si avvicinava. Kate vide dalla targhetta col nome e dal distintivo appuntato all’uniforme che era lo sceriffo di Deton. Fece un gran sorriso alla giornalista superandoli.

      «Vede» disse alla giornalista, un po’ burbero. «Non sono solo io. Nessuno vi vuole intorno.»

      Si fermò di fronte a Kate e DeMarco, accompagnandole alla porta principale. Sottovoce aggiunse «Conoscete le leggi bene quanto me. Non posso prenderli a calci perché tecnicamente non stanno facendo nulla di sbagliato. Quei maledetti avvoltoi sperano che passi un parente o qualcuno.»

      «Da quanto sono parcheggiati lì?» chiese DeMarco.

      «C’è almeno un furgone dei notiziari parcheggiato lì ogni giorno da quando è accaduto, due giorni fa. A un certo punto ieri erano tre. Tutta questa faccenda fa davvero notizia da queste parti. Ci sono furgoni e nuove troupe anche attorno alla stazione di polizia della contea. È piuttosto seccante.»

      Aprì con la chiave la porta principale e fece cenno di affrettarsi dentro. «Sono lo sceriffo Randall Barnes, comunque. Ho il dispiacere di essere a capo di questa roba. Quelli dello stato hanno scoperto che stava arrivando il bureau e hanno deciso di farsi da parte. Stanno ancora conducendo una caccia all’uomo per la figlia, però mi stanno lasciando la parte dell’omicidio sulla soglia di casa.»

      Entrarono mentre anche Kate e DeMarco si presentavano. Non ci fu conversazione dopo, però. La vista di fronte a loro, anche se neanche lontanamente vicina ad alcune scene del crimine che Kate aveva visto, era scioccante. Le asciutte chiazze rosse sul tappeto azzurro erano piuttosto audaci. C’era una sensazione stantia nel posto, una cosa che Kate aveva sentito in scene del genere in passato – cosa che aveva cercato di descrivere innumerevoli volte ma senza mai riuscirvi.

      Dal nulla, pensò a Michael. Aveva cercato di spiegargli quella sensazione una volta, affermando che era quasi come se la casa stessa potesse percepire la perdita e che la sensazione di stantio nell’aria fosse la reazione della casa. Lui le aveva riso in faccia, e aveva detto che sembrava quasi spirituale, in modo strano.

      A lei era stato bene così… soprattutto perché era esattamente quello che sentì osservando la casa dei Fuller.

      «Agenti, io torno fuori sul portico» disse lui. «Assicuratevi di non farvi scorgere da occhi curiosi. Urlate se vi serve qualcosa. Ma ve lo dico subito… qualsiasi cosa vogliate sapere che non si trova già sui rapporti che abbiamo inviato dovrà venire da un altro dei miei agenti – uno che si chiama Foster. Qui a Deton non siamo esattamente abituati a casi del genere. Stiamo scoprendo quanto impreparati siamo a cose simili.»

      «Ci farebbe molto piacere parlare con lui, dopo» disse DeMarco.

      «Allora gli faccio una telefonata e mi assicuro che sia alla stazione.»

      Uscì di nuovo dalla porta principale in silenzio, lasciandole alla scena. Kate fece il giro delle prime macchie di sangue sul tappeto. Ce n’erano alcune anche sul divano, e delle macchie sul muro appena sopra di esso. Un piccolo tavolino da caffè si trovava di fronte al divano, e alcuni oggetti su di esso sembravano sparpagliati – qualche bolletta, una tazza di plastica vuota ma ribaltata, e il telecomando del televisore. Poteva indicare segni di una lotta rapida però, nel caso, non particolarmente feroce.

      «Nessun vero segno di lotta» disse DeMarco. «A meno che la figlia non sia molto forte e atletica, non vedo come avrebbe potuto farlo.»

      «Se è stata la figlia, potrebbero non esserselo aspettato» ribatté Kate. «Potrebbe essere entrata dritta nella stanza, nascondendo l’arma dietro la schiena. Uno dei due poteva essere morto prima che l’altro si accorgesse di quel che stava accadendo.»

      Studiarono la zona per qualche minuto, non trovando nulla di fuori dall’ordinario. C’erano alcune foto sulla parete, molte delle quali erano ritratti di famiglia. Era la prima volta che vedeva la ragazza che presumeva essere Mercy Fuller. Le fotografie la mostravano in vari stadi di età: dai circa cinque anni fino al presente. Era una ragazza carina che probabilmente sarebbe diventata bella al college. Aveva i capelli neri, gli occhi nocciola e un sorriso radioso.

      Poi si avventurarono più in profondità

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