La Bugia Perfetta. Блейк Пирс
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Vin gli si avvicinò e gli tese la mano.
“Vuoi una mano, occhi belli?” gli chiese, sbattendo le palpebre con fare ammiccante.
CAPITOLO SEI
La sicurezza di Jessie era scossa.
Mentre lei e Ryan aspettavano nella lobby della palestra Solstice perché il direttore generale trovasse Chianti, non faceva che ripensare a quell’istante, tre secondi prima che Vin mettesse al tappeto il barbone.
In quella frazione di tempo Ryan era caduto, un uomo aveva tentato di ucciderlo e lei non era riuscita ad agire abbastanza rapidamente da evitarlo. Se non fosse stato per la prontezza di riflessi e la rapidità di quell’armadio umano, il detective Ryan Hernandez poteva benissimo essere morto adesso.
Prima di portare all’ospedale la donna che il tizio aveva pugnalato, uno degli addetti del pronto intervento aveva dato una controllata a Ryan e gli aveva dato il via libera. Ma Jessie non poteva fare a meno di chiedersi se entrambi fossero davvero pronti a rimettersi in gioco lavorando sul campo.
Il suo dibattito interiore venne interrotto quando il direttore generale fece loro cenno di entrare in sala. Jessie cercò subito di cacciare dalla mente le proprie preoccupazioni, tentando di restare concentrata sul caso che avevano per le mani. Mentre avanzavano, si guardò attorno nella palestra, cercando di fare in modo che la musica house martellante non le facesse venire il mal di testa.
La sala principale era enorme, con una schiera apparentemente infinita di macchinari cardio. Sulla sinistra c’era la sala pesi, così ampia che non si vedeva dove finiva. A destre c’erano due dozzine di materassini adibiti allo stretching e, almeno per ora, alle chiacchiere o al controllo dei cellulari.
Il direttore della palestra, un uomo con i baffi folti che si chiamava Frank Stroup, era in attesa dietro a una donna bionda, magra ma tonica e sulla ventina, che secondo Jessie aveva in faccia decisamente troppo trucco per essere una trainer. I denti erano bianchissimi in modo del tutto innaturale e i seni erano compressi dentro a un reggiseno sportivo che sembrava essere parecchio più piccolo del necessario.
“Detective miei,” disse il direttore, dimenticando che solo uno dei due rispondeva a quel titolo, “questa è Chianti Rossellini. La lascio alle vostre domande. Vi prego di farmi sapere se avete bisogno di ulteriore aiuto.”
Jessie annuì educatamente. Non che fosse stato molto di aiuto effettivamente fino a quel momento. Oltre a dare informazioni di base sullo storico lavorativo di Taylor, sembrava conoscere molto poco della vita della donna. La struttura poteva anche essere grande, ma a Jessie sembrava strano che quel tizio non avesse altro da dire su una trainer che, a quanto ne diceva Vin, lavorava con alcuni dei clienti più facoltosi del club. Avevano evitato intenzionalmente di parlare della morte di Taylor. Ma lo stesso, Jessie si era aspettata di vederlo almeno curioso del perché fosse stata assente negli ultimi due giorni.
Mentre l’uomo si allontanava, Chianti li fissò con un miscuglio di apprensione e curiosità. Sembrava pensare di poter essere nei guai per qualche motivo. Ma il suo linguaggio corporeo suggeriva che non fosse certa del motivo.
“Signorina Rossellini,” iniziò Ryan, riuscendo a non mettersi a ridere a metà della frase, “quanto bene conosce Taylor Jansen?”
“Può chiamarmi Chianti,” rispose lei, non rendendosi conto di quanto questo potesse essere difficile per Ryan. “La conosco un po’. Cioè, lavoriamo nella stessa palestra. Interagiamo quasi tutti i giorni. Ma non direi che siamo amiche o qualcosa del genere. Taylor è molto concentrata sui suoi clienti e non passa tanto tempo a chiacchierare. Per quale motivo me lo chiede, comunque? Ha fatto qualcosa di sbagliato?”
“Sono solo domande di routine. Non serve che lei si preoccupi al riguardo,” disse Jessie, non ancora pronta a rivelare la verità fino a che non avessero raggiunto i loro obiettivi. “Cosa ci sa dire del suo ex fidanzato, quello che a volte la accompagnava qui al lavoro?”
“Oh, quello è Gavin. Gavin Peck.”
“Ci racconti qualcosa di Gavin, Chianti,” disse Jessie con tono casuale.
“Va bene,” disse lei, perdendo quasi subito quell’aria di disagio che sembrava circondarla. “Gavin è un’opera d’arte. Di sicuro ha un corpo fantastico. Penso che abbia anche vinto alcune gare di sollevamento pesi. Ed è, per dirla in modo carino, volatile.”
“Cosa intende dire?” insistette Ryan.
“È un tipo super intenso. Una volta mi allenavo alla palestra dove va lui ed era sempre su di giri, davvero una super energia. Anche Taylor è una con un sacco di energia. Ma in un modo più controllato. Lui tende a perdere il controllo.”
“Ha mai perso il controllo con Taylor?” chiese Jessie cautamente.
“Li ho visti insieme solo un paio di volte e non è mai stato così con lei in quelle occasioni. Ma non penso che abbia preso bene la fine della loro relazione.”
“Perché dice questo?” chiese Ryan, guardando Chianti con la sua migliore espressione da “quello che dici mi interessa davvero un sacco”. La donna quasi si sciolse davanti a lui.
“Ho sentito dire che è venuto da queste parti un paio di volte e quelli della sicurezza hanno dovuto chiedergli di andarsene,” rispose, arrossendo leggermente. “Non so se sia vero, ma mi pare una cosa da Gavin. Ha una certa propensione allo stalking. E poi potrebbe aver avuto dei buoni motivi per essere geloso.”
“Di che cosa?” chiese Jessie.
“Non per parlare male alle spalle, ma Taylor è una a cui piace flirtare con i clienti.”
In quel momento un uomo panciuto sulla trentina, con una maglietta grigia senza maniche passò loro accanto.
“Ciao Chianti,” disse con voce timida.
“Ciao Brett. Siamo sempre d’accordo per la tua lezione delle 11?” gli chiese lei mostrandogli il suo sorriso bianchissimo.
“Certo.”
“Eccellente, tesoro. Teniamo in forma quei bicipiti, ok? A dopo.”
Quando l’uomo se ne andò, il sorriso evaporò e la donna riportò subito l’attenzione su Jessie.
“Cosa stavamo dicendo?” chiese.
“Stava dicendo che Taylor è una tipa a cui piace flirtare,” le ricordò Jessie con volto impassibile.
“Giusto.”
“Sul serio?” insistette Jessie. “A noi hanno detto che è molto professionale.”
“In palestra di sicuro. Ma l’ho sentita parlare al telefono, prendere appuntamenti per sedute di allenamento private. La gestione in genere non vede di buon occhio queste cose, quindi lei ha volutamente tentato di tenerle sempre nascoste. Ma il suo tono durante quelle telefonate era decisamente meno… professionale.”
“Pensa che possa offrire più di semplici sessioni di allenamento?” chiese Jessie con intenzione.
“Non posso dirlo,” rispose Chianti scrollando