Natale Nell'Abbraccio Del Duca. Amanda Mariel
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PROLOGO
Dorset Inghilterra, 1812
Lady Marina Ellis si avviò cautamente verso la scrivania di suo padre, facendo attenzione a tenere gli occhi bassi pur mantenendo la testa alta. Lui non l’aveva convocata qui per una cortese chiacchierata. No, anzi, al contrario. Come aveva scoperto, lei era la causa di un tremendo imbarazzo e senza dubbio lui intendeva farle pagare le sue trasgressioni.
Deglutì per superare la tensione che si sentiva in gola mentre si avvicinava. Non poteva – non voleva – dare segni di nervosismo o di dispiacere , ma anzi manteneva un comportamento esteriore estremamente controllato, perché se non lo avesse fatto il Padre avrebbe distrutto in lei ogni dignità che ancora le rimaneva. Attingendo da ogni briciola di coraggio che possedeva, Marina incontrò il suo sguardo infuriato. “Padre.”
Gli occhi verdi di lui erano pieni di tempesta, la rabbia gli corrugava la fronte e gli arricciava il naso mentre la fissava. “Sedetevi.”
Lei si accasciò sulla poltrona dall’alto schienale che si trovava di fronte alla scrivania del padre e incrociò le mani sul suo grembo. Marina posò lo sguardo sulla madre, che era in piedi accanto suo padre. La rabbia non alterava i suoi lineamenti come faceva con suo padre. Invece, un’emozione molto peggiore si leggeva sul suo tenero viso addolorato. Il cuore di Marina si contrasse al pensiero che proprio lei avesse causato quella enorme tristezza a sua madre. Non aveva riflettuto su come le sue azioni sconsiderate avrebbero potuto ricadere sulla sua famiglia. Un errore di giudizio che certo non avrebbe ripetuto.
Il rimpianto , come la paura, la soffocava, ma non aveva nessun altro da biasimare tranne lei. Qualunque fosse stato l’esito di questo incontro, lei avrebbe dovuto farvi fronte e sfruttare al meglio la situazione.
Marina lottò contro l’impulso di agitarsi sulla sedia. Si ricordò di non mostrare segni di cedimento perché il padre di certo ne avrebbe approfittato. Banfeld aveva usato la sua debolezza, la sua ingenuità e fiducia, contro di lei. Forse tutti gli uomini usano comportarsi in questo modo. Era possibile che mentre le donne imparavano il ricamo, gli uomini si industriassero nell’ arte della seduzione? Santo cielo, sperava di no, anche se sembrava che le cose stessero davvero così.
“Guardatemi, ragazza,” disse il padre.
Il suo tono basso e minaccioso le fece venire un brivido lungo la schiena. Marina incontrò lo sguardo indagatore di lui e si sforzò di restare immobile e diritta sulla sedia.
Era stata sciocca e leggera a cadere nella trappola di Lord Banfeld. Tuttavia, era accaduto e ora avrebbe pagato caro le sue trasgressioni. Basandosi sul modo in cui il padre la stava fissando, avrebbe scommesso che il prezzo da pagare sarebbe stato superiore a quello che avrebbe mai immaginato. Un brivido di terrore le fece venire la pelle d’oca su tutto il corpo.
Lui non le avrebbe mostrato pietà.
Non importava che Lord Banfeld l’avesse sedotta con le sue dolci parole e le promesse di matrimonio. Non faceva alcuna differenza che lui avesse insistito sul fatto che non era necessario aspettare per fare l’ amore. Marina aveva accettato intenzionalmente di andare a letto con lui.. Lui non l’aveva costretta. E in realtà non avrebbe neanche avuto bisogno di chiederglielo.. Dopotutto, avevano deciso di sposarsi e lei era sicura che lui l’ amasse. Che motivo aveva per negargli il suo corpo?
Non le aveva dato nessun motivo per farlo, perché aveva promesso di avere cura di lei in futuro. Solo qualche mese di attesa, e se si fosse scoperta incinta, l’ avrebbe sposata subito. Diceva che il suo futuro non avrebbe avuto senso, perché niente era più importante del suo amore per lei. Col senno di poi avrebbe dovuto chiedersi che cosa
lui avesse da perdere. Era un signore, il suo futuro era chiaro e brillante . Avrebbe dovuto capire che stava prendendosi gioco di lei. Ma perché?
Quella era una domanda a cui non avrebbe mai ottenuto risposta. Quando si recò dall’ amante per dirgli che era in attesa di un bambino, lui l’aveva congedata. Si era comportato come se non avesse alcuna responsabilità nella faccenda, e per le sue conseguenze.. Dopo averla accusata di essersi comportata lei come una donna di malaffare e aver ripudiato il figlio che portava in grembo, lui le aveva chiuso la porta in faccia.
Sentì una fitta al cuore al ricordo. Era stata tremendamente ingenua, la donna più stupida di tutta l’ Inghilterra. Mai più avrebbe permesso a un uomo di approfittarsi di lei.
Preparata ad affrontare le conseguenze, Marina scacciò i suoi pensieri e fissò gli occhi del padre . Rimuginare sugli errori del passato e avvilire se stessa non l’avrebbe aiutata. Il danno era ormai fatto, ma aveva imparato una lezione importante. Non avrebbe più concesso il suo cuore a nessun uomo che non si dimostrasse degno del suo amore. Lo avrebbe custodito con ferocia, la lezione di oggi le sarebbe bastata.
Il padre si sporse in avanti e Marina sussultò nonostante i migliori sforzi per rimanere calma. Per come la fissava, le sembrava di starsene seduta davanti al suo carnefice. I suoi occhi verdi irradiavano rabbia costringendola ad abbassare lo sguardo per un attimo. Una parte di lei avrebbe piuttosto desiderato di trovarsi di fronte al boia. Il carnefice almeno avrebbe fatto presto, mentre il padre stava trascinando la sua punizione a un ritmo insopportabile.
Forse avrebbe dovuto difendersi, ma cosa poteva dire? Il padre non avrebbe ascoltato nessuna delle sue parole. A lui non importava affatto che lei provasse rimorso, né che fosse stata sedotta e abbandonata da un signore che parlava con garbo e che le aveva promesso di sposarla. No, usò le sue parole solo per ferirla ulteriormente.
Al padre non interessava altro che il suo titolo e la sua reputazione. Era sempre stato così. Le figlie non erano che ragazze con l’ obbligo di sposarsi e l’amore era un sentimento inutile. Quante volte le aveva detto che l’affetto era una debolezza? E ora che era rovinata, era inutile replicare.
Tuttavia, quel silenzio era atroce. Marina lanciò un’occhiata verso la madre, chiedendole aiuto senza parlare. La madre sorrise debolmente con le labbra tremanti, poi fece un cenno con la testa verso il padre. Era l’ultima persona su cui Marina avrebbe desiderato soffermare lo sguardo, ma chiaramente non aveva molte possibilità di scelta. Guardò di nuovo verso il padre. Rimase un attimo in silenzio, inspirò profondamente e poi disse: “Per quanto possa valere, ho rimorso per ciò che ho fatto. Sono terribilmente pentita.”
La tempesta di rabbia negli occhi del padre si intensificò e un’ ombra ne oscurò il colore facendoli apparire quasi neri. “Voi non comprendete affatto il significato della parola pentimento. Altrimenti, non ci troveremmo in questa situazione.”
Marina trattenne le sue lacrime che stavano aumentando. Non si era aspettata che il padre le credesse, ma la violenza delle sue parole la addolorava ugualmente. Aveva trascorso la sua infanzia cercando di meritarsi il suo affetto e, da ragazza, cercava disperatamente di ottenere il suo amore. Stanca di essere stata allontanata e ignorata, Marina aveva finalmente raggiunto la conclusione che non c’era niente che potesse fare per indurlo ad amarla.
Era solo una ragazza che viveva sotto la sua autorità. Una figlia da maritare per migliorare lo status della famiglia. C’era poco o nessun valore nelle ragazze. In ogni caso, questo è quello che diceva sempre suo padre. In cuor suo Marina sapeva di valere più di qualcosa, anche se non aveva mai osato sfidare la sua convinzione..