Se Questo È Amore. Amanda Mariel
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Se questo è Amore
A MIO PADRE
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CAPITOLO PRIMO
Londra, 1813
Lady Hannah Blakey era in piedi dietro ad un tavolo da gioco all’Aquila Reale. Capiva benissimo il pericolo nel quale si era cacciata. Avventurarsi in quegli squallidi vicoli Londinesi ed entrare in quella sala da gioco per soli uomini, dalla non invidiabile fama, avrebbe potuto essere la sua rovina. O peggio. Ma non aveva potuto evitarlo. Non quando la posta in gioco era così alta.
Stasera si stava giocando la partita del secolo, tra quelle brutta mura. C’era Talon, un giocatore mitico. Si sussurrava che non faceva una partita da circa dodici anni, anche se la sua fama era rimasta immutata.
Hannah voleva solo essere in grado di testimoniare quello che stava vedendo. Pertanto aveva preso delle misure che qualsiasi donna di cervello avrebbe fatto, e si era procurata un consunto vestito da uomo e un brutto e floscio cappello. Per buona misura, si era anche sporcata di carbone la camicia e la faccia. Stava lì, per i fatti suoi, e fino a quel momento nessuno l’aveva neanche notata. Tutti gli occhi erano puntati su Talon e su come maneggiava le carte.
Ma a un tratto sentì il peli della nuca drizzarsi, come per un segnale di pericolo. Qualcuno la stava guardando? Si guardò lentamente in giro, nella stanza in penombra, prima di riportare l’attenzione su Talon. No, doveva esserselo immaginato, magari era solo ansia. Nervosismo. A volte la mente giocava brutti scherzi! E perché non avrebbe dovuto sentirsi in ansia, quando stava rischiando così tanto?
Hannah cercò di scrollarsi di dosso quella brutta sensazione. Non era andata lì per starsene a guardare in giro e agitarsi! Voleva osservare Talon mentre giocava ed essere testimone delle sue magie, e questo avrebbe fatto! Anzi, allungò il collo per vedere meglio, mentre Talon chiedeva carta.
“Lady Hannah…quasi non vi riconoscevo…” le sussurrò all’orecchio una voce maschile alle sue spalle.
Il sangue le si ghiacciò nelle vene e il cuore prese a batterle a mille. Riconobbe benissimo quella voce bassa e paziente! Maledizione, era stata scoperta e riconosciuta proprio da Lord Ramsbury, il miglior amico di Seth, suo fratello! Fece un sospiro profondo e poi gli sussurrò di rimando:
“Parlate piano, o mi farete scoprire!”
“Vi farò scoprire comunque, se non mi seguite immediatamente! “ esclamò lui, sempre a bassa voce, facendo cenno alla porta d’uscita.
“State scherzando!“ rispose Hannah, con tono di sfida. Ramsbury l’afferrò per un gomito: “ Niente affatto!”
Lei si liberò dalla sua stretta: “ Io non vado da nessuna parte!”
Alcuni uomini si voltarono a guardarli e il cuore di Hannah cominciò a battere più veloce. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era che la gente si accorgesse di lei. Si rivolse a Ramsbury: “Guardate che state combinando!“ gli sussurrò, con violenza. Gli indicò le teste voltate verso di loro, e abbassò il capo, per celarsi meglio dietro il cappello.
“Che ci guardino pure!” le rispose, sempre in un sussurro, Ramsbury. Provò ad afferrarla di nuovo per un braccio, ma lei si spostò.
Hannah fece un profondo respiro, si voltò verso Ransbury e lo fissò negli occhi per un attimo, prima di cedere: “Va bene, vi seguirò!” disse.
Lui le fece un sorriso di vittoria: “Venite con me.”
Mai e poi mai avrebbe desiderato andarsene, ma ormai Hannah non aveva altra scelta. Quell’uomo era esasperante! Avanti, sferragli un pugno! Sembrò sussurrarle una vocina dentro di sé. Guardò con intenzione la testa bionda dell’uomo, che ora le mostrava la nuca.
Ramsbury aprì la vecchia porta di legno ed uscì in strada. Hannah lo seguì nell’attimo preciso in cui la porta stava già per chiudersi.
“Ma che diavolo c’è che non va, in voi?” lo aggredì con furia.
Ramsbury sgranò gli occhi per quell’attacco: “In me? In Voi, vorrete dire!” La scrutò da capo a piedi: “Siete tutta sporca, indossate un vestito da uomo e un cappello invaso dai pidocchi, e vi ho pescato in una sala gioco per soli uomini nella zone del Seven Dials! Oh, mio Dio, Blackmore dovrebbe sculacciarvi di santa ragione, per questo!”