Un Natale Difficile. Amanda Mariel

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Un  Natale Difficile - Amanda Mariel

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disse lui.

      “Davvero.” annuì lei. Cristiana passò la mano sul petto caldo di Adam mentre lui giocava coi suoi capelli. Quel senso di calore riusciva a sgominare tutto il freddo che si portava dentro. “Dopo la sua morte, ho deciso che non mi sarei risposata. Ciò mi concede una libertà che le altre donne non hanno. In tal modo, non sono mai sola.”

      Non c’era tristezza nella sua voce, non lacrimava e non si stringeva a lui per un conforto, e tuttavia lui soffriva per il dolore che lei aveva provato. Chiaramente quel matrimonio le aveva lasciato una cicatrice, anche se lei la definiva un’esperienza piacevole. Era stata sola anche da bambina? Ma decise di non farle questa domanda, per evitare di costringerla a ricordare più di quanto lei volesse. Si avvicinò a lei, rotolando sul letto fino a tenerla sotto di lui e incontrò il suo sguardo denso di passione.

      “Allora, farò in modo che stanotte non vi sentiate sola.” disse. Abbassò il capo e la baciò profondamente, intimamente, mentre spingeva il pene nel suo umido ventre.

      Cristiana avvinghiò le cosce intorno ai fianchi di lui, partecipando ad ogni sua spinta e gemendo piano. Gli fece scivolare le dita sulla schiena e lo baciò sul petto, cercando di trasmettergli il proprio amore col calore del suo corpo. Il ritmo accelerò e le sue grida aumentarono d’intensità, mentre raggiungeva l’orgasmo. Urlò il suo nome mentre, sfinita, lasciava ricadere la testa sul cuscino. Rimase a giacere sotto di lui, ansimando e sorridendogli con passione. Adam la stava ancora baciando, nell’attimo in cui lei aveva raggiunto il massimo del piacere.

      Scivolando via dal suo corpo, Adam la portò con sé. La tenne stretta per lunghi attimi, mentre entrambi riprendevano fiato e i loro cuori battevano all’unisono. Se in quel momento lei gli avesse chiesto di sposarla, lui avrebbe detto di sì. Questo pensiero lo terrorizzava, gelandogli il sangue nelle vene. Era una storia pericolosa, a cui doveva apporre la parola FINE.

      “Cristiana? – disse.

      “Sì?” rispose lei.

      “Presto tornerò a Londra.”

      “Lo so.” rispose la donna, stringendolo forte a sé. “ Comunque, fino a che vi ho con me, voglio vivervi per intero.”

      Adam sentì un nodo alla gola; lasciarla si stava rivelando più difficile del previsto. “Avrò molto da fare, per tutto il tempo che sarò lì. Non credo che potrò vedervi di nuovo.” disse.

      “Non posso crederci – mugolò lei, accarezzandogli delicatamente la schiena con le dita – mi avevate detto che sareste rimasto qui due settimane. Sono passati solo dodici giorni. Credo che possiate trovare un modo per liberarvi.”

      Certo che poteva! E il modo in cui lei lo stava tentando fece vacillare la sua decisione. Maledizione! Perché si sentiva così attratto da quella donna? Doveva interrompere quella frequentazione, subito, prima che si ritrovasse perdutamente innamorato!

      “Temo di non potere. Danby richiede la mia presenza, e ci sono molte faccende da sbrigare al castello. In effetti, sono costretto ad anticipare la partenza.”

      Cristiana non disse nulla, a queste parole, ma non sembrava molto contenta. Si voltò verso di lui, facendo il broncio.

      “Se proprio dovete, non voglio trattenervi.” disse.

      Lui si alzò dal letto e si rivestì, prima di andare a salutarla.

      “Sono stato molto bene con voi, di questo dovete esserne certa. Non vi dimenticherò.” Le posò un bacio sulla fronte. “ Addio.” disse, accomiatandosi.

      Lei non rispose, rimanendo immobile a guardarlo mentre lui se ne andava.

      CAPITOLO SECONDO

      Dicembre 1817, Yorkshire

      Adam Brighton, Visconte di Radcliffe, entrò nello studio del Duca di Danby con un senso di nausea che gli partiva dalla bocca dello stomaco. Lo zio lo aveva convocato al castello già una quindicina di giorni prima, senza dargli la possibilità di sfuggire. Lui era riuscito a protrarre la sua permanenza a Londra ancora per un anno, ma adesso non poteva più addurre scuse. Anche perché Danby lo aveva minacciato di recarsi a Londra a casa sua, qualora il nipote avesse accampato altre scuse. E Adam non intendeva correre quel rischio. In quel momento, si era accomodato sulla poltrona che lo zio gli aveva indicato e infine aveva trovato il coraggio di guardarlo in faccia. Era sicuramente invecchiato negli ultimi due anni, ma si manteneva ancora bene. Negli occhi del Duca brillavano ansia e malizia, che tradivano i suoi progetti atti a mettere ordine nella vita balorda del nipote, in quel periodo Natalizio.

      “Parlatemi di voi. Come state”? iniziò, con fare gioviale.

      Quella finta allegria non ingannò Adam, che conosceva bene di che tempra fosse lo zio. Sicuramente non lo aveva fatto scapicollare al castello solo per sapere come stava! Comunque, gli sorrise con la stessa giovialità.

      “Sto benissimo, grazie!” rispose.

      “Strano. Mi sono giunte voci, qui nel Yorkshire, che passate il tempo a bere, bighellonare e intrecciare rapporti amorosi con donne…poco raccomandabili.” disse il Duca, senza mezzi termini, fissando gli occhi blu del nipote. “Credo quindi che sia giunto il momento che mettiate giudizio.”

      Ecco qui. Questa era la vera ragione per cui aveva chiesto di vederlo… e ciò che Adam temeva di più! Sospirò. “Temo di non essere pronto a mettermi una palla al piede!” esclamò, senza perifrasi. In un modo o nell’altro, sarebbe riuscito ad averla vinta. Non aveva potuto sottrarsi all’incontro, ma sicuramente era ancora libero di decidere per la propria vita, e se sposarsi o meno! Per ora, Adam non aveva alcuna intenzione di prendere moglie, e probabilmente nemmeno per gli anni a venire. Non era affatto dell’idea di rinunciare alla propria indipendenza, checché ne pensasse lo zio!

      “Sciocchezze!– ruggì il Duca – Una buona moglie è proprio quello che ci vuole per voi!”

      “Non riuscirete a costringermi!” ruggì altrettanto forte Adam.

      “Invece è mio volere che rimaniate al castello per le Festività Natalizie e che trascorriate del tempo con Lady Edith Voss.” tagliò corto l’uomo.

      “Ma… zio…” balbettò Adam. Il Duca troncò le sue parole con un perentorio gesto della mano.

      “E’ una fanciulla dolce ed educata. Esattamente l’immagine della moglie perfetta. Di cui avete assolutamente bisogno.”

      Adam enumerò mentalmente la lista di cose di cui eventualmente avrebbe avuto bisogno, e in nessuna di quelle trovò la voce Moglie perfetta scelta dallo zio. Anzi, non appena avesse finito con quello stupido incontro, sarebbe andato a servirsi di un buon drink e di una signora accondiscendente, che invece erano al primo posto nella sua lista di “bisogni”. Magari avrebbe inviato un biglietto a Cristiana; erano due anni che non la vedeva, ormai. Era ancora la vedova disponibile e bisognosa d’affetto che aveva conosciuto?

      “Adam.” disse piano lo zio, fissandolo dritto negli occhi.

      “Sì, zio?”

      Danby strinse le labbra. “Dite bene, sono vostro zio. E come tale vi ordino di passare queste vacanze di Natale al castello, in compagnia di Lady Edith Voss.”

      Adam capitolò.

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