Incantata Dal Capitano. Amanda Mariel

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Amanda Mariel

      Incantata dal Capitano

INCANTATA DAL CAPITANOAMANDA MARIELTraduzione di VALENTINA GIGLIOIncantata dal capitano

      Amori da favola libro 2

      di

      Amanda Mariel

      Questa è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, organizzazioni, luoghi, eventi ed accadimenti sono il prodotto dell'immaginazione dell'autore o sono usati in modo fittizio.

Copyright © 2016 Amanda Mariel Tutti i diritti sono riservati

      Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o salvata in un sistema di conservazione delle informazioni, o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, tramite fotocopie o registrazioni, senza il permesso scritto dell'editore.

      Pubblicato da Tektime

      Traduzione di Valentina Giglio

      Aaron, questo è per te! Non preoccuparti: sono ancora al lavoro sul Medioevo. Per ora, eccoti un pirata. Non ti piacciono le sorelline? LOL!

      Grazie al mio editor ed ai miei beta lettori per avermi aiutata a dare forma e a migliorare la storia di Prudence. Anche la mia famiglia merita un grande grazie. Il vostro sostegno ed entusiasmo significano moltissimo per me. Mamma, sei sempre la prima a leggere i miei manoscritti e le tue note e suggerimenti sono inestimabili. E un enorme grazie va ai miei lettori che continuano ad incoraggiarmi ed a leggere i miei libri. Vi adoro tutti!

      PROLOGO

      Boston, Massachusetts, 1818

      Prudence Drake chinò la testa da un lato, fissando il padre oltre il bordo della sua tazza di tè. “Non potete partire così presto. Sono passate solo due settimane dal vostro ultimo viaggio.” Detestava rimanere da sola mentre suo papà andava per mare. Non c'erano nuove avventure da vivere lì a Boston e, anche se le piaceva la sua casa, non aveva la testa per governarla. Avrebbe semplicemente dovuto convincere suo padre a portarla con sé.

      Lui si appoggiò allo schienale della sedia foderata di broccato ed incrociò le gambe, tenendo in mano la tazza di tè. “Si tratta di affari, Poppet. Tornerò molto presto. Non ti accorgerai nemmeno della mia assenza.” A ventun anni, si sentiva troppo vecchia per quel soprannome, eppure le piaceva quando suo padre la chiamava affettuosamente in quel modo. Un leggero sorriso le increspò le labbra. “Portatemi con voi.”

      “Andrò fino a Londra. Potrebbe essere un viaggio pericoloso, molto diverso dal navigare su e giù lungo la costa come sei abituata a fare.”

      “Per favore”, disse lei persuasiva, rivolgendogli il suo migliore sguardo imbronciato. “Non vi darò fastidio. Lo prometto.”

      Durante quei ventun anni, erano stati solo lei e suo padre. Sua madre era morta dandola alla luce e, anche se lei a volte aveva desiderato avere una madre, tutto ciò che voleva era stare con il papà. Alcuni tra i suoi ricordi più belli erano legati a quando andava per mare con lui. Forse il loro legame era ancora più forte per tutto quel tempo che passavano insieme- loro due da soli.

      Lui si massaggiò la mascella. “Non mi dai mai problemi, Poppet. Comunque, il tuo posto è qui. Chi si occuperà di tutto, se vieni con me?”

      “Mr Stratford è molto in gamba. Saprà occuparsi molto meglio degli affari di me.” Posò la tazza di tè sul tavolo. “Lo avete preparato per anni.”

      “E' vero, ma io mi riferivo alla nostra proprietà.”

      “Oh, padre, non me ne importa niente delle responsabilità casalinghe, e lo sapete bene.” Scosse la testa con aria di sfida. “La nostra servitù si occupa di tutte le questioni domestiche. Ce la faranno lo stesso, se io non sarò a casa.”

      Suo padre ridacchiò, con gli occhi che brillavano. “Temevo che questa carenza ti avrebbe fatto restare zitella; siamo stato fortunati che Mr Stratford si sia invaghito di te.” Volse lo sguardo alla miniatura della madre della ragazza sulla scrivania. “Forse sarebbe stato meglio se mi fossi sposato di nuovo. La guida di una donna ti avrebbe fatto bene.”

      “Non pensate al passato, padre. Non quando il futuro è luminoso.” Mr Stratford era un uomo piacevole ed anche abbastanza bello: sarebbe stato un buon marito per lei. Non c'erano state scintille ed eccitazione tra di loro, ma il tempo avrebbe potuto cambiare le cose. Le stava facendo una corte assidua e tutti si aspettavano che le facesse presto la proposta. Ma la cosa più importante, era che suo padre desiderava quel matrimonio per lei.

      “Veramente luminoso. E questa è una ragione di più perché tu rimanga qui.”

      Prudence si mordicchiò le labbra, mentre un'idea si formava nella sua mente. Forse…sì, poteva funzionare. “Padre, se mi portate con voi, Mr Stratford avrà il tempo di sentire la mia mancanza. Ciò potrebbe spingerlo a chiedermi di sposarlo.” Si chinò verso di lui. “Dicono che la lontananza faccia crescere gli affetti del cuore.”

      Lui emise un sospiro esasperato. “Non hai intenzione di lasciar perdere.”

      “No, fino a quando non direte che posso venire. Non lasciatemi qui, padre.” Natalie lo fissò negli occhi verdi ormai segnati dall'età, sollecitandolo a darle il consenso.

      Suo padre si sporse in avanti, osservandola, con le dita intrecciate. “Sarà un viaggio lungo, ed a volte anche difficile.”

      “Mi piace viaggiare a bordo di una nave.” Gli rivolse quello che sperava fosse un sorriso rassicurante. “E sapete bene che so come devo comportarmi. Posso persino aiutare, se necessario. Mi avete già vista arrampicarmi sulle sartie e riparare le falle. Mi sento più a mio agio su una nave, che qui a casa.”

      L'idea stessa di dover dirigere la proprietà le faceva desiderare di scappare. Non era mai stata portata per dare ordini alla servitù, organizzare eventi e ordinare le provviste, tra le altre cose. La governante si era sempre occupata di tutto. Prudence aveva fatto un reale tentativo di imparare come dirigere una casa, ma non era mai stata brava in quel campo.

      “Le cabine sono piccole. Molto più piccole di quelle nelle quali hai già viaggiato.” Bevve un sorso di tè.

      “Non ho bisogno di molto spazio. Anch'io sono piccola.” Si portò le gambe al petto e le circondò con le braccia, per dimostrarlo. Una piccola cabina era sempre meglio che essere lasciata a casa, e non stava mentendo: non aveva bisogno di una stanza molto grande, più di quanto avesse bisogno di nastri e fronzoli.

      Lui posò la tazza e la osservò. “Sei pronta a condividere una cabina striminzita con la tua cameriera?”

      Il suo cuore iniziò a volare: aveva vinto lo scontro. Lo scintillio in fondo agli occhi di suo padre glielo confermava. “Non vedo l'ora. Louisa è con me da talmente tanto tempo, che è diventata un'amica. Sarà una bella avventura.”

      Lo sguardo corrugato di suo padre divenne più dolce. “Molto bene. Verrai con me. Avvisa Louisa di preparare il tuo baule e siate pronte a salire a bordo all'alba.”

      Prudence si alzò, gli si avvicinò e lo baciò su una guancia. “Grazie. Non ve ne pentirete.”

      “Spero proprio di no, Prudence.” Le picchiettò la mano guantata. “Ora, vai.”

      “Buonanotte, padre.” Prudence si avviò alla porta con un passo più baldanzoso.

      “Sogni d'oro, cara.”

      “Solo i più belli.”

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