Incantata Dal Capitano. Amanda Mariel

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Incantata Dal Capitano - Amanda Mariel

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fosse un sorriso rassicurante. “Nel frattempo, dovrete rimanere nella mia cabina.”.

      Aveva un presentimento alla bocca dello stomaco. Avere una donna così attraente nelle proprie stanze sarebbe stata una tortura, ma non c'era altro modo di tenerla al sicuro dal pericolo. Sotto la sua facciata da pirata, era un gentiluomo, il figlio minore di un duca, quindi sarebbe riuscito a controllarsi. Doveva farlo.

      Prudence sentì il polso accelerare a quelle parole. Il pirata voleva tenerla prigioniera, proprio come aveva fatto quello precedente. Ma lei non glielo avrebbe permesso. “Non rimarrò intrappolata qui. Dovrete inventarvi un piano migliore.”

      “Il ponte di una nave pirata non è il posto per una signora. Non posso garantirvi che i miei uomini si comporteranno bene, se vi troverete in mezzo a loro.”

      “Non vedo come potrei sentirmi più al sicuro nella cabina di un pirata. Con voi.” Afferrò con più forza il corpetto, cercando di tenere insieme il tessuto strappato. Il modo in cui la passione gli aveva acceso lo sguardo mentre la guardava, era molto più che inquietante. Prudence fece un passo. Quell'uomo avrebbe dovuto passare sul suo cadavere, prima di riuscire a metterle le mani addosso. Lui non aveva fatto nulla per suscitare la sua paura, ma sarebbe stata una sciocca a sottovalutarlo.

      “La vostra virtù è al sicuro con me. Non ho l'abitudine di approfittare delle donne contro il loro volere.”

      Doveva essere sicuramente impazzita. Altrimenti, quale altra spiegazione poteva esserci per credere a quelle parole? Comunque, la sincerità traspariva dagli occhi di Jasper. “Avete intenzione di chiudermi dentro a chiave?”

      In qualche modo ce l'avrebbe fatta e sarebbe riuscita a tornare a casa. Doveva farlo. Ora che suo padre non c'era più, era un suo diritto di nascita e una sua responsabilità occuparsi della Drake Shipping. E poi c'era Mr Stratford. Doveva sposarlo, come aveva desiderato suo padre.

      “Quando non ci sono, la porta resterà chiusa a chiave.”

      “Un attimo fa mi avete detto che non devo uscire dalla cabina da sola. Significa che mi accompagnerete sul ponte?” Inclinò il fianco, appoggiandovi sopra la mano.. “Si dà il caso che sono cresciuta a bordo di navi. So molto bene come si governa una nave e non ho paura dei marinai, signore. Mi fido più di loro che della maggior parte della gente. Non c'è bisogno che mi teniate rinchiusa nella vostra cabina, credetemi.”

      “Non siete mia prigioniera.” Gli tremava la mascella mentre si voltava a guardarla. “Per favore, datemi la vostra definizione di prigioniero.”

      Lei lo sbirciò e, nonostante la rabbia, dovette riconoscere qualcosa in quell'uomo. Il capitano Blackmore era più di quello che sembrava. Le doleva ammetterlo, ma non l'aveva costretta a fare nulla e non l'aveva maltrattata in alcun modo. Le parlava con sincerità e sembrava che gli importasse di ciò che lei diceva. Era possibile che un pirata fosse un uomo rispettabile?

      “Molto bene. Vi accompagnerò a fare una passeggiata una vola al giorno, finché resterete a bordo.”

      Lei gli rivolse un sorriso trionfante. “Potrete farlo subito dopo aver disposto il mio bagno ed avermi trovato dei vestiti puliti. Se non avete una vasca, andrà bene anche una brocca d'acqua.”

      Jasper sospirò, girandosi dall'altra parte, poi uscì dalla cabina senza dire una parola. Il cuore di Prudence sobbalzò al sentire il rumore del chiavistello. Le avrebbe mandato quello che aveva chiesto? E sarebbe ritornato? Forse non avrebbe dovuto essere così maleducata.

      CAPITOLO 3

      Japser non aveva mai incontrato una donna così irritante. Un bagno! Su una dannata nave pirata! Chi credeva di essere? Il capitano? Dal modo in cui impartiva ordini, sembrava di sì. Bene, non si sarebbe piegato ai suoi desideri. Forse non avrebbe dovuto affatto salvarla. Svoltò l'angolo, entrando nel corridoio. Spesso il suo mozzo si trovava lì.

      “Kipp”, chiamò quando vide il ragazzo, che era come un figlio per lui, che stava affilando un coltello.

      Kipp mise da parte il lavoro e si alzò di fronte a lui. “Sì, capitano?”

      “Trova una bacinella di acqua fredda ed un mucchio di stracci e portali nella mia cabina. Lì troverai la ragazza che ho salvato dalla Black Dawn. Portale quelle cose, insieme a un paio di tuoi pantaloni e a una camicia. Non attardarti e non lasciare entrare nessun altro. Chiudi a chiave la porta quando esci.”

      Avrebbe scommesso che quella donna non sarebbe stata contenta di indossare abiti da uomo o addirittura da ragazzo. Era la giusta punizione per averlo fatto dannare così. Forse quei vestiti l'avrebbero fatta sentire così poco a suo agio che sarebbe rimasta sottocoperta. In qualche modo dubitava di essere così fortunato, ma almeno quella ragazza avrebbe potuto confondersi meglio sul ponte, indossando dei pantaloni. Oppure no? Un'immagine delle sue curve avvolte in abiti stretti gli attraversò la mente. Dannazione!

      Kipp arrossì per un attimo. “Volete che io le dia dei pantaloni?”

      “Sì. E adesso vai.”

      “Okay.”

      Jasper lo guardò allontanarsi per eseguire i suoi ordini. Erano due anni che Kipp era a bordo della Marion. Jasper lo aveva trovato ferito, nascosto nell'acqua di sentina. Invece di mandarlo all'orfanotrofio, gli aveva permesso di rimanere come mozzo.

      Dopo un po' di tempo, Kipp gli aveva confidato di essere stato abbandonato, affermando di avere sedici anni, quindi abbastanza grande per firmare i documenti di bordo. Kipp sembrava felice sulla Marion, andava d'accordo con l'equipaggio, lavorava sodo e si era dimostrato fedele. Era diventato come uno di famiglia per Jasper.

      “Capitano.” Hawkins gli diede una pacca sulla spalla, distogliendolo dal quelle fantasticherie. “Cosa aveva deciso per quella donna?”

      Jasper strinse la mascella. Non voleva parlare di lei, ma Hawkins aveva tutti i diritti di indagare. Non solo era un membro fidato dell'equipaggio, ma era anche suo cugino. “Vuole andare in America.”

      “La accompagnerete?”

      Jasper si strofinò la nuca. Aveva la netta impressione che Hawkins non avrebbe approvato. L'uomo seguì il capitano mentre camminava.

      “Le ho detto che le troverò un passaggio, ma solo dopo che la Marion sarà stata riparata. Per ora, dobbiamo seguire la rotta.” Poi si voltò verso il cugino. “Dite a Payne e Finch di riparare quello che possono, mentre viaggiamo.”

      “I danni alla nave non sono gravi. Payne ha già aggiustato la maggior parte di quelli sul ponte. Finch è sottocoperta e sta lavorando in questo momento.”

      “Dimenticate che io stesso ho controllato i danni? Non ho bisogno di un resoconto. Controllate solo che le riparazioni continuino”, scattò. Avere quella donna a bordo gli pesava ed aveva già messo a dura prova i suoi nervi in vari modi. Anche la sua pazienza stava diminuendo ad ogni istante: quella situazione non andava bene, né per lui né per l'equipaggio.

      Hawkins annuì. “Sì, capitano.”

      “Ora, se volete scusarmi.” Jasper di diresse veloce verso il cassero, non desiderando parlare ancora. Comunque, provava il desiderio di andare a controllare come stesse Prudence. Ormai, doveva essersi lavata e vestita. Voleva ancora fare una passeggiata sul ponte?

      “Capitano.” Styles lo chiamò, correndo verso di lui. Una punta di fastidio attraversò Jasper.

      “Cosa

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