La Tresca Perfetta. Блейк Пирс
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“Cosa vorresti che facessi di questa informazione, signorina Hunt?”
“Capitano, penso che lei debba permetterci di seguire questo caso. Il ruolo del detective Hernandez ha come guida dell’HSS gli permette di assumersi qualsiasi caso del Dipartimento di Los Angeles che rientri nelle sue competenze. Ci lasci vedere dove porta questa cosa. Ci dia un giorno. Se non troveremo niente di interessante, chiuderemo bottega.”
Decker rimase seduto in silenzio per un momento, considerando la sua proposta.
“Purtroppo non è possibile,” disse, voltandosi verso Ryan. “Detective Hernandez, ho appena ricevuto notizia che la sua testimonianza nel caso dell’omicidio Barton è stata spostata da domani a oggi. Dovrà essere in tribunale entro le dieci di questa mattina.”
Jessie e Ryan si scambiarono un’occhiata abbattuta.
“Capitano,” lo implorò lui, “ora sono solo le otto e mezza. Lasci che inizi la procedura per farmi carico del caso. Magari possiamo condurre un’intervista con la compagna di stanza. Almeno intanto ci mettiamo in corsa.”
“Non posso fare tutto questo. Intendo sollevare gli agenti della Valley dal caso. La politica di quell’area è una cosa orribile. Ma posso offrire un compromesso. Farò sapere all’ufficio della Valley che l’HSS vuole operare insieme a loro, per condivisione di informazioni e raccolta di risorse. Questo vi consentirà accesso a testimoni e prove.”
“Ma dobbiamo accederci adesso, signore,” insistette Jessie, “mentre la pista è ancora calda.”
“Hunt, puoi cortesemente farmi finire prima di dettarmi la procedura da seguire?”
“Scusi, capitano,” disse Jessie, redarguendosi tacitamente per aver alienato l’uomo che in questo momento poteva essere loro di maggiore aiuto.
“Hernandez, tu prepari le carte, e appunta la Hunt come profiler per il caso, in modo da permetterle almeno gli interrogatori con la testimone,” disse. Poi si rivolse a Jessie: “Hunt, questo dovrebbe permetterti di interrogare di nuovo la compagna d’appartamento. Non appena le porte saranno aperte, la Valley non sarà più in grado di chiuderle.”
“Grazie, signore,” disse Jessie.
“Solo non travalicare, Hunt,” la implorò Decker. “So che non è facile per te. Ma attieniti agli interrogatori, lavoro che si può giustificare come attinente alla professione di un profiler. Sarai da sola per un po’, fino a che Hernandez non verrà fuori dal tribunale. Senza un poliziotto a farti da copertura, dovrai muoverti con maggiore leggerezza. È un concetto che ti suona famigliare, Hunt?”
“Vagamente, signore,” disse Jessie sorridendo. “Grazie.”
“Ti prego, fa che non me ne penta,” le disse il capitano, quasi implorandola.
Jessie rispose il più onestamente possibile.
“Farò del mio meglio.”
CAPITOLO NOVE
Jessie stava aspettando nella stanza d’ospedale quando Lizzie si svegliò.
La ragazza si guardò attorno, chiaramente disorientata. Jessie si alzò in piedi e le porse una tazza con la cannuccia. Lei succhiò voracemente l’acqua.
“Riesci a parlare?” le chiese Jessie mentre la giovane deglutiva.
“Dove mi trovo?” chiese lei con voce roca. “Tu chi sei?”
“Ti trovi nell’Ospedale Presbiteriano della Valley,” le spiegò Jessie con pazienza. “Io sono Jessie Hunt e faccio parte del Dipartimento di Polizia di Los Angeles. Ci siamo incontrate ieri notte, anche se eri decisamente sedata dai farmaci in quel momento. Hai ricordi di ieri notte?”
All’inizio Lizzie parve confusa. Ma poi i ricordi parvero tornare alla sua mente. In un istante fece una smorfia e chiuse con forza gli occhi.
“Ricordo,” disse sottovoce.
“Ricordi di aver parlato con me?”
“Non proprio.”
“Ok, allora ricominciamo da capo. Mi spiace, ma le domande che devo farti saranno difficili. Ma per scoprire cosa sia successo a Michaela…”
“Mick,” la corresse Lizzie. “Si faceva chiamare Mick.”
“Per scoprire cos’è successo a Mick, dovrò essere diretta e ho bisogno che tu sia onesta, ok? Non cercare di proteggere il suo ricordo trattenendo dettagli importanti. Tutto alla fine verrà fuori, quindi prima è, e meglio potremo lavorare. Siamo intesi?”
Lizzie annuì.
“Ok, partiamo da come facevi a conoscere Mick.”
“Andavamo a scuola insieme alla St. Ursula Academy. Lei si è diplomata un anno prima e ci siamo perse di vista. Ma siamo tornata in contatto qualche mese fa. Io vado a scuola alla Cal State Northridge e non volevo vivere al campus. Lei aveva un appartamento nuovo e voleva una coinquilina, per compagnia. Quindi mi sono trasferita da lei.”
“È un posto piuttosto carino,” disse Jessie con tono gentile. “Potevi permettertelo come studentessa?”
“Io pagavo solo un quarto dell’affitto, praticamente per la camera. Lei si occupava di tutto il resto.”
“E lei poteva permetterselo?”
“Immagino di sì,” disse Lizzie poco convinta.
Jessie decise di trattenersi prima di andare a insistere su quel punto.
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