La Tresca Perfetta. Блейк Пирс

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La Tresca Perfetta - Блейк Пирс Un thriller psychologique avec Jessie Hunt

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fondo fiduciario, era molto più che un semplice lavoro da cameriera. Questo posto è carino. Le opere d’arte non sono economiche ed è chiaro che si occupava con cura di pelle e capelli, appoggiandosi ad assistenza professionale. Non faceva fatica a tirare avanti. Sappiamo se ha subito un’aggressione sessuale?” chiese alla Caldwell.

      “Troppo presto per dirlo. Ne sapremo di più domani.”

      “Dobbiamo assolutamente parlare presto con la compagna d’appartamento,” disse Ryan. “Magari lei può dirci se Michaela avesse ricevuto delle minacce ultimamente.”

      Jessie annuì e guardò più attentamente le ferite da arma da taglio. Ce n’erano cinque nel petto e altre quattro all’addome.

      “Qualcuno ha trovato l’arma del delitto?” chiese.

      “C’è un coltello da macellaio mancante dal ceppo in cucina,” disse l’agente Lester, che aveva sentito la domanda. “Ma non siamo riusciti a trovarlo.”

      “Strano,” notò Ryan.

      “Cosa?” chiese Lester.

      “Beh, se si tratta di un furto andato storto, ci si aspetterebbe che il colpevole fosse sorpreso di trovare Michaela nella stanza. La confusione generale qua dentro suggerisce una lotta. Ma se il colpevole non sapeva che lei era qui, come ha fatto a prendere il coltello? Difficile credere che sia corso in cucina a prenderlo e sia poi tornato in camera.”

      “Magari le ha fatto perdere i sensi e poi ha preso il coltello?” suggerì Lester.

      “Ma se le ha fatto perdere conoscenza e questa era una rapina, perché non limitarsi a prendere la roba e andarsene?” si chiese Jessie a voce alta. “A quel punto non avrebbe trovato nessuna resistenza. Andare a prendere il coltello, tornare nella stanza e pugnalare una ragazza svenuta per nove volte. Non mi sembra un comportamento tipico da ladro. Questo è un gesto a sangue freddo. Eppure…”

      “Cosa?” la incitò Lester.

      “È stato portato via il computer portatile,” disse, indicando la scrivania vuota. “E non abbiamo qui il suo telefono. Quindi è stata derubata. La domanda è: è stato un ripensamento? Era tutto preparato o quelle cose sono state prese per un motivo specifico? Qualsiasi sia il caso, direi che non c’è niente di chiaro e concluso.”

      All’ultimo commento, Costabile, che se ne stava in silenzio in un angolo da qualche minuto, sobbalzò.

      “Pensavo che avesse smesso di spargere diffamazione,” disse con tono acido. “Ma immagino fosse troppo da sperare.”

      Jessie stava per ribattere, quando Ryan si intromise.

      “Per ora lasciamo stare,” disse. “Dopotutto dobbiamo ancora parlare con la compagna d’appartamento. Andiamo, Jessie.”

      Si incamminarono verso la porta, ma Ryan si fermò proprio mentre stavano per uscire. Chinandosi in avanti in modo che solo Costabile e Jessie potessero sentire, mormorò all’uomo un ultimo commento.

      “Ma le devo dire, sergente, che se pensa che abbiamo finito di chiederle perché sta gestendo questo caso in modo così frettoloso, si sta tristemente sbagliando. Non so cosa lei stia nascondendo, ma questo caso puzza. Se pensa di poterci tenere sopra un coperchio, si sta prendendo in giro da solo.”

      Costabile non rispose. Ma rivolse a Ryan un grosso sorriso malevolo che suggeriva quanto diversamente la pensasse.

      CAPITOLO SEI

      Per un secondo Jessie pensò che anche la coinquilina di Michaela fosse morta.

      Nonostante le rassicurazioni degli infermieri del pronto soccorso, la ragazza non reagì quando aprirono il portellone dell’ambulanza e cercarono di richiamare la sua attenzione. Anche quando la chiamarono con quello che gli infermieri dissero essere il suo nomignolo preferito, Lizzie, non fece un solo movimento. Fu solo quando Ryan alzò la coperta termica in cui era avvolta che la ragazza diede il primo segno di vita.

      “Che c’è?” chiese con voce stanca e scontrosa.

      La ragazza sembrava essere negli ultimi anni dell’adolescenza. Anche se non aveva visto la camera di Lizzie, Jessie capì subito che si trattava di una personalità più contenuta rispetto alla compagna di appartamento. I capelli castani erano raccolti indietro e il trucco sul viso era quasi inesistente. Era vestita in modo molto conservatore, con una felpa con cerniera dell’Università Statale della California e un paio di pantaloni. Portava al collo un crocifisso.

      Jessie guardò Ryan accigliata, non soddisfatta dalla sua tattica. Ma lui scrollò le spalle come a dire che aveva esaurito tutta la pazienza.

      “Lizzie,” iniziò Jessie, usando la voce più empatica che le fosse possibile, “stiamo indagando su quanto successo e dobbiamo farti delle domande.”

      “Mi hanno dato qualcosa,” disse Lizzie. “Mi sento un po’ strana.”

      “Capiamo,” le assicurò Jessie mentre la aiutava a mettersi seduta. “E ti faremo portare in ospedale per fare un controllo subito dopo. Ma prima abbiamo bisogno di sapere alcune cose da te, va bene?”

      “Va bene.”

      “Come facevi a conoscere Michaela?” le chiese.

      “Siamo andate a scuola insieme,” disse Lizzie, parlando lentamente, come se avesse bisogno di concentrarsi su ogni singola parola. “Lei ha finito prima, ma siamo rimaste in contatto. Quando mi sono diplomata abbiamo deciso di diventare coinquiline. Era una brava compagna d’appartamento.”

      Jessie si voltò a guardare Ryan. La ragazza era davvero fuori combattimento. Sarebbe stato difficile cavarle fuori qualcosa. Lui inarcò le sopracciglia, frustrato. Jessie tentò di nuovo.

      “Lizzie, Michaela aveva famigliari in zona?”

      Con molto sforzo, Lizzie scosse la testa.

      “E un ragazzo, o qualcuno con qui avesse magari recentemente litigato?”

      “Nessun ragazzo,” rispose Lizzie pigramente.

      “Magari un collega con cui aveva dei problemi?”

      Gli occhi di Lizzie, fino a quel momento piuttosto appannati, si fecero più concentrati.

      “Mick era una cameriera,” disse lei frettolosamente.

      “Ok,” rispose Jessie, sorpresa dall’intensità della sua affermazione. “Aveva problemi con qualcuno al lavoro?”

      “Era una cameriera,” ripeté Lizzie con veemenza.

      Jessie si arrese e si voltò nuovamente verso Ryan.

      “Penso che dovremo aspettare per parlarle. Non ha senso.”

      “Sarebbe quello che preferirei anche io,” disse l’infermiere che si trovava lì vicino. “Dopo quello che ha passato, e con i medicinali che le abbiamo somministrato, vorrei davvero portarla dentro per farle dare un’occhiata.”

      “Vada pure,” gli disse Ryan. “Passeremo di là a parlarle domani.”

      Guardarono mentre Lizzie veniva assicurata alla barella e le porte dell’ambulanza si chiudevano. Mentre il veicolo partiva nel buio della notte, a Jessie venne in mente una

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