La Tresca Perfetta. Блейк Пирс
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“Certo, capisco,” rispose Ryan, usando la stessa cortesia ufficiale ma non sincera di Costabile. “Ad ogni modo magari possiamo dare un’occhiata qui, in modo da non compromettere la scena. Stiamo parlando di una ragazza adolescente pugnalata nel suo letto… quante volte?”
Il volto di Costabile si fece rosso e sembrava che stesse facendo una fatica enorme a mantenere il proprio contegno.
“Nove… per quello che vediamo.”
“Nove volte?” ripeté Ryan. “Mi sembrano tante. A lei non sembrano tante, signorina Hunt?”
“Mi sembrano tante,” confermò Jessie.
“Sì, tante,” aggiunse Ryan con enfasi. “Quindi magari sarà bene mettere i puntini i sulle ‘i’ e le virgole al posto giusto in questa faccenda, prima di schiaffare la ragazza in un sacco di plastica e farle attraversare un mucchio di strade della Valley piene di buche? Sa, giusto per essere accurati.”
Sorrise dolcemente, come se stessero parlando del tempo atmosferico. Costabile non rispose al sorriso.
“Si sta facendo carico di questa indagine, Detective?” chiese il sergente con tono piatto, senza commentare il gioco di parole sulle buche.
“Non ancora, sergente. Come ho detto, vogliamo solo vedere se il delitto rientra nel nostro schema. Non ci sta negando accesso al corpo, vero?”
La domanda portò a un altro imbarazzante silenzio. Jessie guardò un altro agente di nome Webb arrivare dall’interno dell’appartamento e prendere posizione giusto dietro a Costabile. La mano destra era scomodamente vicina alla fondina della sua pistola. Jessie si voltò e vide che l’agente Lester ora si era portato all’interno del nastro di delimitazione e stava alle loro spalle, assumendo la medesima postura, con la mano nella stessa posizione.
Costabile abbassò gli occhi e si guardò le scarpe, restando fermo così per diversi secondi. Ryan fissava la sommità della testa dell’uomo senza battere ciglio. Jessie aveva paura a respirare. Alla fine Costabile sollevò la testa. Aveva una vena pulsante sulla fronte. Gli occhi erano due fessure furiose. Lentamente li aprì e il corpo parve rilassarsi leggermente.
“Entrate,” disse, facendo un gesto esagerato di benvenuto con la mano.
Ryan avanzò e Jessie lo seguì. Mentre entrava nell’appartamento, ricordò a se stessa che poteva respirare di nuovo.
CAPITOLO CINQUE
Restare concentrati era difficile.
Con tutto quel testosterone che rimbalzava per l’appartamento, Jessie era ancora leggermente apprensiva e preoccupata che potesse scatenarsi una sparatoria da un momento all’altro.
Cercò di spingere fuori dalla propria testa tutta quella feroce animosità mentre attraversava l’appartamento. Da questo momento in poi aveva bisogno della mente sgombera. Il medico locale si concentrava sullo stato fisico del corpo e quelli della scena del crimine cercavano schizzi di sangue e impronte digitali. Ma lei doveva essere cosciente di tutto ciò che contribuiva alla costituzione psicologica della vittima. Anche il minimo dettaglio poteva condurre all’assassino.
L’appartamento era piuttosto ordinario. Dagli arredi le era chiaro che entrambe le residenti erano donne, anche se non le avevano ancora detto il genere della coinquilina della vittima. Una di loro era chiaramente più personalmente conservatrice rispetto all’altra. I quadri alle pareti erano un confuso amalgama di acquerelli e iconografia religiosa, posta accanto a stampe di Gustav Klimt e foto provocatorie di Mapplethorpe.
Mentre percorreva il corridoio, Jessie ebbe la netta impressione che l’inquilina più eccentrica fosse anche quella che aveva più soldi. Il suo stile sembrava molto più dominante. Quando passarono accanto alla piccola camera da letto, sbirciò all’interno e vide una croce appesa sopra al comò.
Quindi è morta quella che poteva permettersi la camera più grande.
Piuttosto certa, continuò verso la seconda camera alla fine del corridoio, da dove poteva sentire provenire delle voci.
“È pronta, signora profiler criminale?” chiese Costabile con tono derisorio.
“È decisamente…” iniziò a dire Ryan, ma Jessie lo interruppe.
“Sono ok,” rispose.
Non le serviva che Ryan difendesse la sua virtù professionale. E di certo non voleva un’altra competizione tra uomini duri quando tutto quello di cui aveva bisogno era concentrarsi. Ignorando qualsiasi guerra di occhiatacce fosse in corso alle sue spalle, fece un respiro profondo ed entrò nella camera da letto.
Prima ancora di guardare il corpo, permise ai propri occhi di osservare la stanza. C’erano altre scelte decorative coraggiose alle pareti e una lampada sferica da discoteca accanto al letto. Una sedia nell’angolo era rovesciata a terra e c’erano riviste sparpagliate sul pavimento, tutti elementi che suggerivano una lotta. La scrivania era per lo più vuota, anche se c’era un punto rettangolare e pulito circondato dalla polvere, segno sicuro che poco prima lì c’era stato un computer portatile.
“La TV è ancora qui,” notò Ryan. “E anche la console dei videogiochi. Mi pare una decisione strana, per un ladro, lasciare roba così.”
“Però il portatile è sparito,” disse Jessie. “Avete trovato un cellulare?”
“Non ancora,” disse l’agente Webb.
“Avete preso il numero dalla compagna di appartamento, in modo da poterlo rintracciare?” chiese, tentando di non lasciare libero sfogo alla propria impazienza.
“La coinquilina è un po’ sull’isterico,” disse Costabile. “Abbiamo fatto fatica a tirarle fuori qualcosa, oltre al suo nome, Elizabeth Polacnyk. Quelli del soccorso sanitario la stanno tenendo nell’ambulanza qua fuori. Intendevano sedarla.”
“Ok,” disse Jessie. “Ma non lasciatela andare fino a che non avremo avuto modo di parlarle.”
Costabile sembrava ancora infastidito, ma fece cenno all’agente Lester, che era ancora accanto alla porta d’accesso, per comunicargli il suo ordine. Quando lo fece, Jessie finalmente fissò la propria attenzione sulla ragazza stesa sul letto. Era già nel sacco da cadavere, che però non era stato ancora chiuso. Jessie si sentì ribollire di rabbia a quella vista.
“Qualcuno ha fatto delle foto prima che il corpo venisse spostato?” chiese Ryan, pronunciando a voce alta la domanda che Jessie aveva in testa.
Un tecnico della scena del crimine alzò la mano.
“Sono riuscito a scattarne qualcuna prima che venisse messa nel sacco,” disse.
Il vice medico legale si avvicinò.
“Salve. Sono Maggie Caldwell. Abbiamo cercato di posticipare l’insaccamento,” disse con tono dispiaciuto. “Ma abbiamo ricevuto ordini diversi.”
L’accusa rimase sospesa in aria, non detta.
“Come ho detto,” disse Costabile sulla difensiva, “sembrava un caso fatto e chiuso. Non volevo sprecare risorse.”
Jessie cercò di tenere la voce regolare mentre rispondeva.
“Sono sicura