La Tresca Perfetta. Блейк Пирс
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![La Tresca Perfetta - Блейк Пирс La Tresca Perfetta - Блейк Пирс Un thriller psychologique avec Jessie Hunt](/cover_pre804408.jpg)
“È ancora sotto i diciotto anni, quindi tecnicamente, in quanto suo tutore, potresti insistere. Ma penso che questo andrebbe a minare la fiducia che sto cercando di sviluppare con lei. Ci è voluto un po’ per indurla ad aprirsi in un modo reale. Non voglio mettere a rischio questo risultato.”
“Capisco,” disse Jessie. “Allora perché sono qua dentro?”
“Perché sono preoccupata. Senza entrare nei dettagli, dirò che a parte una seduta in cui ha mostrato un po’ di emozione riguardo a ciò che ha vissuto, Hannah è ampiamente… indifferente. In retrospettiva, dopo averla conosciuta, sospetto che quell’unica dimostrazione di emozione sia stata effettuata a mio beneficio. Hannah sembra essersi dissociata dagli eventi che le sono accaduti, come se fosse stata un’osservatrice, piuttosto che una partecipante.”
“La cosa non mi sembra sorprendente,” disse Jessie. “Anzi, la sento scomodamente familiare come sensazione.”
“Come è giusto che sia,” confermò la dottoressa Lemmon. “Tu stessa hai attraversato un periodo simile. È un modo piuttosto consueto del cervello per spiegare un trauma personale. Categorizzare degli eventi traumatici o disconnettersi da essi non è insolito. Quello che mi preoccupa è che Hannah non sembra farlo per proteggersi dal dolore di ciò che le è successo. Sembra aver semplicemente cancellato il dolore dal suo sistema, quasi come un disco fisso che viene svuotato. È come se non vedesse come doloroso quello che ha vissuto, ma le considerasse semplicemente delle cose che sono accadute. Si è narcotizzata e li considera fatti che non hanno niente a che vedere con lei o con la sua famiglia.”
“E mi viene da pensare che non sia una mossa salutare?” chiese Jessie pensierosa, mentre si spostava nervosamente sulla sua poltroncina.
“Odio dover giudicare la cosa,” disse la dottoressa Lemmon con il suo solito tono misurato. “Per lei sembra funzionare. La mia preoccupazione è dove questo possa portare. Le persone che non riescono a entrare nel proprio dolore emotivo, a volte arrivano al punto in cui non sono in grado di riconoscere il dolore degli altri, emotivo o fisico che sia. La loro capacità di provare empatia si disintegra. Questo può spesso portare a un comportamento socialmente inaccettabile.”
“Quello che mi sta descrivendo sembra sociopatia,” sottolineò Jessie.
Sì,” confermò la dottoressa Lemmon. “I sociopatici mostrano alcune di queste caratteristiche. Non farei una diagnosi formale per Hannah, sulla base del tempo limitato che abbiamo passato insieme. Buona parte di questo potrebbe essere semplicemente attribuito a un profondo stato di DPTS. Ad ogni modo, hai notato qualche comportamento che possa essere ricondotto a ciò che ho appena descritto?”
Jessie pensò agli ultimi mesi, a partire dall’inesplicabile e insensata bugia riguardo alla televisione quella mattina stessa. Ricordò come Hannah si fosse lamentata quando Jessie aveva insistito nel portare da un veterinario un gattino malato e abbandonato che avevano trovato nascosto sotto a un cassonetto. Ricordò come la ragazza fosse rimasta in silenzio per ore, indipendentemente da ciò che Jessie aveva fatto per tentare di farla parlare. Pensò alla volta che aveva portato Hannah in palestra e a come la sua sorellastra aveva iniziato a prendere a pugni il pesante sacco senza indossare guanti, colpendolo fino a trovarsi con le mani scorticate e sanguinanti.
Tutti quei comportamenti sembravano corrispondere alla descrizione della dottoressa Lemmon. Ma si potevano anche facilmente interpretare come le azioni di una giovane donna che cerca di elaborare il suo dolore interiore. Niente di tutto questo significava che Hannah fosse una futura sociopatica. Jessie non voleva neanche avvicinarsi a un’etichetta del genere, neppure con la dottoressa Lemmon.
“No,” mentì.
La terapeuta la guardò, ovviamente poco convinta. Ma non insistette, passando a un’altra priorità.
“Come va la scuola?” le chiese.
“Ha iniziato la settimana scorsa. L’ho inserita nella scuola superiore terapeutica che lei mi ha consigliato.”
“Sì, io e lei ne abbiamo parlato brevemente,” confermò la dottoressa. “Non sembrava particolarmente colpita. È anche la tua sensazione?”
“Penso che il modo in cui ha posto la cosa sia ‘per quanto tempo devo frequentare questi drogati e aspiranti suicidi prima di poter tornare in una scuola vera?”
La Lemmon annuì, chiaramente non sorpresa.
“Caspico,” disse. “Con me è stata un po’ meno esplicita. Capisco la sua frustrazione. Ma penso che sia necessario tenerla in un ambiente sicuro e fortemente controllato almeno per un mese, prima di considerare il passaggio a una scuola tradizionale.”
“Questo lo capisco. Ma so che è frustrata. Doveva diplomarsi quest’anno. Ma con tutto il tempo che ha perso, anche in una scuola tradizionale, dovrà frequentare i corsi estivi. Non è che impazzisca di gioia per essere finita con, come li chiama lei, ‘i bruciati al cervello e i cretini’.”
“Un passo alla volta,” disse la dottoressa Lemmon, per niente turbata. “Andiamo avanti. Tu come stai?”
Jessie rise nonostante tutto. Da dove cominciare? Prima che potesse parlare, fu la dottoressa Lemmon a farlo.
“Ovviamente non abbiamo tempo per una seduta completa in questo momento. Ma come te la stai cavando? Sei improvvisamente responsabile di un minore, hai iniziato una relazione con un collega, il tuo lavoro ti richiede di entrare nelle teste di brutali assassini, e stai gestendo il crollo emotivo di aver messo fine alle vite di due serial killer, uno dei quali era tuo padre. Mi pare ci sia abbastanza materiale per giocare.”
Jessie fece un sorriso forzato.
“Detta così, non sembra poi chissà che roba.”
La dottoressa Lemmon non sorrise.
“Dico sul serio, Jessie. Devi restare cosciente della tua salute mentale. Questo non è un periodo pericoloso solo per Hannah. Il rischio che anche tu abbia una regressione è significativo. Non fare l’eroina al riguardo.”
Jessie fece sparire il sorriso, ma mantenne le labbra rigide.
“Sono consapevole dei rischi, dottoressa. E sto facendo del mio meglio per prendermi cura di me. Ma non è che possa prendermi una giornata per andare alla spa. E se smetto di muovermi, verrò investita.”
“Non sono sicura che sia vero, Jessie,” disse la Lemmon con voce sommessa. “A volte, se ci si ferma, il mondo fa marcia indietro e tu puoi rimontare in sella. Sei una persona di valore, ma non essere arrogante. Non sei così indispensabile in questo mondo da non poter cliccare il tasto pausa di tanto in tanto.”
Jessie annuì, aggressive e sarcastica.
“Ne ho preso nota,” disse, fingendo di scrivere un appunto. “Non essere arrogante. Non indispensabile.”
La dottoressa Lemmon corrucciò le labbra, apparendo quasi irritata. Jessie cercò di andare oltre.
“Come sta Garland?” chiese con tono beffardo.
“Scusa?” chiese la Lemmon.
“Sa, Garland Moses, consulente profiler per il Dipartimento di Polizia di Los Angeles. Mi ha aiutato a trovare e salvare Hannah, più vecchio, aspetto trasandato in quel modo un po’ affascinante da ‘chi se ne frega’.”
“Conosco il signor Moses, Jessie. Non sono sicura del perché