Goccia A Goccia. Juan Moisés De La Serna

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Goccia A Goccia - Juan Moisés De La Serna

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questo, continuai a sentirmi nervosa e ad avere la percezione che quella notte non arrivasse mai ad una fine; i miei sogni si componevano di immagini sconosciute, alcune mi creavano angoscia ed altre mi riempivano di pace e serenità.

      Non diedi molta importanza all’accaduto e, controvoglia, mi svegliai nuovamente alle cinque per iniziare un nuovo giorno della mia vita noiosa.

      Continuavo ad avere le stesse sensazioni che avevo provato il giorno prima anche se, guardandomi allo specchio, il mio riflesso era quello di sempre: la mia pelle aveva lo stesso colore, notavo solo le borse sotto agli occhi a causa della notte agitata che avevo trascorso.

      Riempii il lavandino per sciacquarmi la faccia e, senza sapere il motivo, rimasi incantata a fissarlo come ipnotizzata. Ogni goccia che cadeva dal rubinetto e toccava l’acqua formava onde che si allargavano fino ai bordi e ritornavano poi verso il centro.

      Nonostante il rubinetto fosse chiuso lasciava comunque cadere qualche goccia, che formava un luccicante mondo di piccole onde che si toccavano e creavano riflessi.

      Non mi ricordo il tempo che passai ad osservare questi movimenti. Mi era sembrata un’eternità ma dovevano essere stati solo pochi istanti perché, poco dopo, la caffettiera iniziò a far rumore suggerendomi che il mio caffè fosse finalmente pronto. Non sapevo perché quelle onde avessero attirato così tanto la mia attenzione e, soprattutto, la cosa più bizzarra era che in quei momenti mi ero sentita estremamente tranquilla, dimenticandomi di tutto lo stress che dovevo sopportare quotidianamente nel mio lavoro.

      Notavo i miei movimenti più calmi, come se quella quiete si fosse estesa anche dentro di me, ed ora non riuscivo più a dare un senso alla fretta che accompagnava le mie giornate. Dovevo andare al lavoro ma non mi preoccupava più il fatto di arrivare un quarto d’ora in anticipo o al minuto esatto. Inoltre, cercavo sempre di non lasciare nessuna attività per il giorno successivo e di non accumulare il lavoro, non sarebbe successo nulla se avessi affrontato la giornata in modo più rilassato.

      Avevo finito di prepararmi ed uscii; notai il cielo grigio e l’aria alquanto fredda, così tornai a casa per prendere un ombrello.

      Ero seduta sul treno che mi stava portato al lavoro e aspettavo pazientemente di arrivare alla mia fermata, quando iniziò a piovere. Senza accorgermene, rimasi incantata a guardare come le gocce d’acqua scendevano lentamente sul finestrino accanto a me.

      Una goccia che corre giù rapidamente è un evento poco importante e usuale, ma quell’immagine era per me una meraviglia della natura inspiegabile. Fortunatamente una voce squillante annunciava i nomi delle fermate, altrimenti non mi sarei resa conto del mio arrivo a destinazione, rimando invece seduta a fissare quella piacevole visione.

      Scesi dal treno e, raggomitolata sotto l’ombrello, nel corto tragitto che mi separava dal mio ufficio non prestai attenzione a nulla se non ad evitare le numerose pozzanghere.

      La mia giornata trascorse senza problemi ma mi sentivo stanca, quasi stremata fin dal mattino, e per questo cercai di lavorare con molta tranquillità senza tensioni o nervosismi.

      Nel pomeriggio chiamai la mia amica per spiegargli il mio malessere e mi disse che mi sarebbe venuta a prendere all’uscita dal lavoro per parlarne. Così fece, e andammo in un bar poco distante da casa sua. Rimanemmo ore a parlare dell’incontro del giorno prima, le domandai quali fossero state le sue impressioni e di confrontare le informazioni ricevute con quelle che le erano state fornite in passato.

      Vedendo il mio interesse per questi temi, rimase molto sorpresa ma allo stesso tempo entusiasta ed iniziò a parlarmi di tutto quello che aveva appreso e che si ricollegava all’argomento della riunione a cui avevamo partecipato. Ad un certo punto, però si interruppe, ed io le chiesi stupita:

      ― Questo è tutto?

      ― Si, non posso aggiungere nient’altro perché ti ho raccontato tutto quello che so, non è qualcosa che attiri particolarmente la mia attenzione e non ho avuto un grande interesse nell’approfondirlo.

      ― Non sono certa che quel poco che mi hai detto possa rendermi più tranquilla ― replicai io perplessa.

      ― Forse sarebbe una buona idea tornare a parlare con quell’uomo, ricordi che questo fine settimana terrà un corso? Lui potrebbe sicuramente toglierti ogni dubbio.

      ― Pagare per partecipare ad un corso nel weekend? Non sai che la cifra è, di solito, molto alta? ― Obiettai sorpresa dalla sua proposta.

      ― Ciò che intendo dire è che potremmo andare al centro dove terrà il corso e proporgli di bere un caffè con noi per affrontare questi temi ― mi rispose con un tono tranquillizzante.

      ―Non credo che accetterebbe facilmente, sicuramente vorrà qualcosa in cambio.

      ― Non ti preoccupare, se ce ne fosse bisogno potrei comprare due bottigliette dell’acqua che vende, ad ogni modo mi è rimasta la voglia di provarle da quando le ho scoperte ― commentò ridendo e facendomi l’occhiolino.

      Non mi sembrava affatto giusto, sarebbe stato cadere nella sua rete, cedere alla famosa “necessità psicologica” che aveva creato in noi e questo non lo condividevo; sapendo già dall’inizio che cosa volesse, mi sentivo in una posizione sicura e non avevo affatto bisogno di qualcuno che mi facesse dubitare o che mi creasse bisogni superflui e marginali.

      Non potevo negare, però, che qualcosa dentro di me era cambiato; avevo un’inquietudine che nonostante i miei sforzi non riuscivo a spiegare completamente alla mia amica, che mi guardava ridendo e dicendomi che sembravo una bambina che aveva perduto qualcosa, ma non sapeva che cosa.

      Forse era proprio questo, la ricerca di qualcosa che avevo smarrito, però che cosa poteva mai essere e perché me ne rendevo conto solo ora, dopo tanto tempo? Perché non potevo ricordare di cosa si trattava?

      Mi sentivo disorientata e lei, malgrado le sue buone intenzioni, sembrava non riuscire a darmi le risposte che stavo cercando. Decisi, quindi, di accettare il suo consiglio e chiamare il relatore per sapere se era possibile fissare un incontro.

      Successe due giorni dopo, nello stesso centro in cui tutto aveva avuto inizio; ancora non avevo molto chiaro che cosa stessi facendo di nuovo lì e se quell’uomo mi avrebbe potuto realmente aiutare, dato che l’ultima volta che lo avevo visto non mi aveva dato l’impressione di poterlo fare.

      ― Buon pomeriggio ragazze, in che cosa posso esservi utile? ― domandò sfoggiando un gran sorriso.

      ― Siamo venute qui perché la mia amica vorrebbe chiederle qualcosa ― spiegò lei mentre mi dava una gomitata per invitarmi a parlare.

      ― Mi piacerebbe sapere qualcosa di più sul tema che abbiamo trattato ― commentai con la voce rotta.

      ― Per questo ci sono i miei corsi, se vuole altre informazioni sul modo di relazionarsi e su come trovare l’amore, dovrà solamente iscriversi ed assistere ― spiegò mentre tirava fuori da una cartelletta i fogli d’iscrizione.

      ― No, ho solamente bisogno di conoscere di più l’argomento di cui parlammo, delle caratteristiche dell’acqua. Disse qualcosa che, non so perché, mi impressionò.

      ― Non riesco a capire quello che vorrebbe sapere, tutto è riportato nei trattati scientifici scritti negli ultimi anni. Ho lavorato con questo prodotto per molto tempo e non credo di aver detto cose differenti. Quello che cambia sono le accezioni che ogni partecipante dà alla parola AMORE, e non molto di più.

      ―

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