La corona dei draghi. Морган Райс
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Читать онлайн книгу La corona dei draghi - Морган Райс страница 6
“Sono Harris, il mugnaio,” si presentò e fece un cenno con la testa a un altro uomo, che doveva avere dieci anni in più di lui ed esibiva una barba spolverata di grigio. “Questo è Lans, il borgomastro. Oltre a ciò, queste sono alcune delle terre di Lord Carrick. Chi siete voi, signora?”
Lenore inspirò profondamente, guardando prima Erin e poi Odd in cerca di sostegno; aveva i nervi a fior di pelle più che prima di un qualsiasi ballo di corte, e ancora di più. Era consapevole dei pericoli che poteva correre in quel momento, degli occhi indesiderati che potevano assistere alla scena e di tutte le minacce che potevano scaturire da ciò che stava per dire. Nonostante tutto, doveva farlo.
“Sono Lenore, figlia della Regina Aethe e di Re Godwin III. Sono venuta da Royalsport per parlare con tutti voi, per cercare di raccogliere sostegno e rimediare al danno causato da Re Ravin.”
L’uomo più anziano, Lans, guardò Lenore per un momento o due prima di scuotere la testa.
“Che razza di scherzo è questo?” chiese. “Siete qui per derubarci o per mettere alla prova la nostra lealtà? Perché ci state mentendo, ragazza?”
“No,” disse Lenore. “Non è una bugia. Io sono la Principessa Lenore.”
“La Principessa Lenore è morta,” ribatté Lans. “Lo sanno tutti. I banditori sono venuti ad annunciarlo, insieme alla morte della regina.”
Si allontanò, scuotendo la testa. Il mugnaio fece per andarsene con lui, ma Lenore avanzò, afferrandolo per un braccio. Cominciò a respingerla, piegando il braccio e nascondendolo dietro alla schiena, e Lenore vide Erin incamminarsi verso di lui, afferrare quell’uomo robusto e torcergli l’arto che aveva mosso in un modo che sembrava doloroso. Non era così che dovevano comportarsi in quel momento, dunque alzò una mano per bloccare sua sorella.
“Erin, lascialo andare,” le intimò. Poteva vedere alcuni degli abitanti del villaggio intorno a loro diventare inquieti, mentre Odd spostava una mano sulla sua spada, pronto a estrarla in caso di pericolo.
“Non vuole ascoltare,” rispose Erin.
“Ascolterà,” replicò Lenore. “Ma non se lo costringiamo a farlo con il dolore. Lascialo andare.”
Obbedì, e Lenore tirò un fugace sospiro di sollievo. Vide il mugnaio strofinarsi il polso dove sua sorella lo aveva afferrato, e sapeva di avere a disposizione poco tempo per fargli cambiare idea.
“Se hai sentito dire che sono morta,” spiegò Lenore, “forse dovresti pensare al motivo per cui hanno diffuso una tale notizia. Magari perché sanno che rappresentiamo una minaccia per loro. Magari perché siamo l’unica possibilità di combattere tutto ciò che sta accadendo. So che è difficile da credere, ma io sono la Principessa Lenore, e questa è mia sorella, la Principessa Erin. Avete sentito dire che si è allenata con i Cavalieri dello Sperone, vero? Pensate che qualcuno così minuto che non si fosse allenato con loro potrebbe fare a un uomo una cosa del genere?”
Il mugnaio osservò Erin. “Non penso.”
“E questo è Odd,” aggiunse Lenore, facendo un cenno dove l’ex cavaliere, con la mano sull’elsa della spada, era ancora pronto a difendere le principesse. “Lo chiamavano Sir Oderick il Folle.” Notò il modo in cui il mugnaio fissò Odd a quel punto, con evidente paura. “Qualcuno mentirebbe su questo? Qualcuno oserebbe affermarlo, sapendo tutti i problemi che comporta? Solo dicendovi chi sono, ho messo me stessa e mia sorella in pericolo.”
“Io… suppongo di sì,” replicò Harris il mugnaio.
Lenore sapeva di dover insistere adesso, o non l’avrebbe mai convinto. “Non siamo qui per mentirvi o per derubarvi, ma per formare un esercito. Basta che riuniate la gente e che chiediate loro di ascoltarmi. Dopodiché, sarà una vostra scelta cosa fare e se credermi. Vi prego.”
“Va bene,” disse lui. “Stasera alla locanda, ma non posso promettere che ascolteranno.”
“Lo faranno,” rispose Lenore. “Farò in modo che ascoltino.”
CAPITOLO QUARTO
Nerra era in piedi sulla terrazza del tempio dell’Isola della Speranza e guardava gli abitanti del luogo che, uno a uno, camminavano verso la fontana. Lei era in piedi accanto a essa e cercava di rassicurarli mentre procedevano verso il loro destino. I draghi si erano appollaiati più in alto, sui pendii; erano raggruppati intorno alla pozza e la loro presenza collettiva cancellava fino all’ultima goccia di magia della maledizione. Shadr si trovava al cuore del gruppo, più grande di tutti gli altri e di un nero così profondo da ricordare il cielo notturno.
Altri Perfezionati presero mestoli e tazze, calici e qualsiasi altro recipiente fossero riusciti a trovare, e cominciarono a passare l’acqua a coloro con la malattia del drago. Da parte sua, Nerra prese una tazza, la immerse nella fontana e la passò a una giovane donna che sembrava arrivata sull’isola da poco, perché gli intrecci di squame non erano ancora evidenti sulla sua pelle. Per gli standard delle cose umane, era esile e carina, mentre si mordeva le labbra e osservava la tazza che Nerra le aveva ceduto.
“Ho paura,” ammise la ragazza.
“Non averne,” la rassicurò Nerra. “Questo ti aiuterà. Ti permetterà di essere ciò che sei sempre stata destinata a essere. Ero spaventata anch’io quando sono arrivata qui.”
“Diventerò come te?” chiese.
Come lei. Ci mise un attimo a ricordare come fosse, guardando in basso le squame blu che le coprivano le braccia, sentendo gli artigli estendersi quando voleva, assaporando l’aria con sensi che non avrebbe mai potuto avere prima.
“Diventerai qualcosa di straordinario. Bevete, tutti voi, bevete.”
Bevvero, tutti insieme, alcuni a piccoli sorsi e altri a grandi sorsate. Per un attimo non successe nulla, ma Nerra sapeva bene che non era solo acqua.
Sentì il primo di loro gridare, ne vide un altro collassare e, per un secondo, conobbe davvero la paura. E se qualcosa fosse andato storto? E se la maledizione non fosse stata annullata davvero?
Fidati di noi, Nerra, le disse Shadr. Fidati di me. Stanno mutando, non morendo.
Mentre le urla si alzavano intorno a lei, Nerra si accorse che il processo stava avendo luogo. I corpi iniziarono ad allungarsi e rimodellarsi, le grida a diventare più gutturali, più bestiali, mentre i beventi cominciavano a trasformarsi. Quanti sarebbero diventati Perfezionati e quanti sarebbero invece rimasti Inferiori?
In qualsiasi delle due forme, saranno sempre superiori alle mere cose umane.
Nerra deglutì, consapevole della veridicità di quelle parole, eppure odiava guardare le ossa allungarsi e rompersi e la pelle strapparsi, consumarsi e riformarsi.
Vieni, Nerra. La voce di Shadr era lenitiva per la sua mente. Vola insieme a me.
La regina dei draghi abbassò il collo, permettendo a Nerra di salire a bordo e fissare le mani artigliate alle squame ruvide presenti sulle spalle del drago. Shadr spiegò le ali, abbastanza larghe da poter essere comparate alle vele di una grande nave, e si alzò nell’aria con un battito d’ali dopo l’altro. In pochi secondi, l’Isola della Speranza era molto più in basso, mentre le rovine del villaggio