Il fantasma di Canterville e il delitto di Lord Savile. Oscar Wilde
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Читать онлайн книгу Il fantasma di Canterville e il delitto di Lord Savile - Oscar Wilde страница 3
Dalla prigione, egli scriveva a Robert Ross:
«Troppo lunga è stata la mia tragedia, passata è la sua crisi, meschina la sua catastrofe; ed io sono convinto che quando saremo sul finire io farò ritorno, come un ospite male accolto, nel mondo che mi rifiuta. Sarò un revenant, come dicono i francesi, uno dal volto fatto macro per lunga prigionia, affranto per lungo patire. Orribili sono i morti quando si destano dalla loro tomba, ma più orribili i vivi che tornano dalle tombe. Di tutto questo io ho piena coscienza.
Ben lo sapeva, egli che essendo in contatto con Ariel come artista, dovette lottare con Calibano. E Calibano lo vinse. «Avevo un'anima, non so cosa ne abbiano fatto», disse egli un giorno ad André Gide, con un tentativo di riso che aveva il suono di un singhiozzo...
* * *
«Ciò che il paradosso era per me nella sfera del pensiero — dice Wilde nel De profundis — la perversità lo divenne nel dominio della passione».
Il «paradosso» non è altro, insomma, che una verità poco familiare e che il tempo attenuerà in verità usuale e, forse, in luogo comune: il nome che gl'imbecilli danno alla verità — diceva Jean Moréas, quando lo accusavano d'esser paradossale.
Alcune «verità poco familiari» sono una fra le più notorie caratteristiche dell'opera di Oscar Wilde. Frasi nette, lucide, boutades lanciate col piccolo colpo secco di una tabacchiera che si richiude:
— Nessun delitto è volgare. Ma ogni volgarità è delitto. La volgarità è la condotta degli altri.
— Si dovrebbe esser sempre un poco inverosimili.
— Esser prematuro, significa esser perfetto.
— Una verità cessa di esser vera quando più di uno crede in lei.
— Soltanto gli dei conoscono la morte. Apollo è scomparso. Ma Giacinto il quale, secondo gli uomini, venne sgozzato da lui, vive ancora: Nerone e Narciso son sempre con noi.
— La condizione della perfezione è la pigrizia. Lo scopo della perfezione è la giovinezza.
— Evitate gli argomenti di non importa qual genere. Essi sono sempre volgari e spesso convincenti.
E questa definizione delle donne:
— Sfingi senza segreto.
E questo aforisma in difesa dell'egoismo:
— Il mezzo sicuro di non conoscer nulla della vita, è quello di cercare d'essere utile.
Wilde amava suscitare il riso, sorridendo; ma si compiaceva anche ad una specie di emozione quasi ostile al riso, la cui qualità potrebbe definirsi «opulenza», magnificenza, magistero di arte che ordisce la trama con fila d'oro e la ricama con gemme.
Se non precisamente un classico del ridere, Wilde è un classico di quell'humour così particolare agl'inglesi, cui egli aggiunge un sapore di decadenza singolarmente acconcio all'anima pagana che l'invade e lo tormenta:
«Quando Gesù volle rientrare in Nazaret, egli narrava, Nazaret era così cambiata che Gesù non riconobbe più la sua città. La Nazaret ove egli aveva vissuto era piena di lamentazioni e di lagrime, questa città era piena di risa e di canti. E Cristo, entrando in città, vide degli schiavi carichi di fiori affrettarsi verso la scalea di una casa di marmo bianco. Cristo entrò nella casa, e in fondo ad una sala di diaspro, coricato sopra un giaciglio, vide un uomo i cui capelli disfatti erano mischiati alle rose rosse e le cui labbra erano rosse di vino.
Cristo si avvicinò a lui, gli toccò la spalla e gli disse: — Perchè conduci questa vita? — L'uomo si volse, lo riconobbe e rispose: — Ero lebbroso; tu m'hai guarito. Perchè condurrei un'altra vita?
Cristo uscì da quella casa. Ed ecco che nella strada vide una donna il cui viso e le vesti erano dipinti, e i cui piedi erano calzati di perle; e dietro di lei camminava un uomo il cui abito era di due colori e i cui occhi si gravavano di desiderio. E Cristo si avvicinò all'uomo, gli toccò la spalla e gli disse: — Perchè dunque segui questa donna e la guardi così? — L'uomo si volse, lo riconobbe e rispose: — Ero cieco; tu m'hai guarito. Che altro farei della mia vista?
E Cristo si avvicinò alla donna: — La strada che tu segui, le disse, è quella del peccato; perchè seguirla? — La donna lo riconobbe e gli disse ridendo: — La strada ch'io seguo è gradevole, e tu hai perdonato tutti i miei peccati.
Allora Cristo sentì il suo cuore colmo di tristezza e volle abbandonare questa città. Ma come ne usciva, vide infine, seduto sull'orlo dei fossati della città, un giovine che piangeva. Cristo gli si appressò e toccando le ciocche dei suoi capelli gli disse:
— Amico mio, perchè piangi?
Il giovine levò gli occhi, lo riconobbe e rispose: — Ero morto e tu m'hai risuscitato; che altro farei della mia vita?»
Non è agevole cosa definire la qualità del riso di Wilde. È un ridere leggero, un condurre di prato in prato relegante armento di delicate «fumisteries», immaginate e dette su fumo di sigarette.
Di questo suo humour personalissimo diamo esempio, in questa raccolta, con la traduzione dei due deliziosi etchings che seguono, racconti di buffoneria, dove Wilde, come sempre, rimane serio.
G. Vannicola.
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