Le Straordinarie Avventure Di Joshua Russell E Del Suo Amico Robot. Antonio Tomarchio
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Читать онлайн книгу Le Straordinarie Avventure Di Joshua Russell E Del Suo Amico Robot - Antonio Tomarchio страница 8
Joshua si precipitò terrorizzato fuori dalla finestra, sul tetto di tegole e legno sottostante, corse verso il tubo di scolo della grondaia, si aggrappò, si lasciò scivolare fino al pianterreno e cominciò a correre. Vide il robot saltare dalla finestra per inseguirlo, ma le tegole, sotto il peso e l’irruenza di quel salto, si ruppero facendolo scivolare e precipitare giù dal primo piano. Il tonfo fece un rumore assordante, il robot rimase immobile e i suoi occhi luminosi si spensero. Joshua si fermò ad aspettare, vide che il robot non si muoveva e decise quindi di tornare indietro sui suoi passi.
Per un attimo aveva creduto che quel robot fosse il suo amico, ma adesso che lo vedeva bene alle luci dei lampioncini della sua villa, si era accorto che la mascherina non era quella in plexiglass che lui aveva incollato sul viso del suo Raptor, ma era come quella che si era rotta nel bosco.
<<Cavolo, ne hanno già costruito un altro>>, pensò contrariato.
Mentre sollevava la mascherina per aprire l’abitacolo del pilota, vide un altro alieno anch’esso vestito come il precedente, ma restò senza fiato nello scoprire che questa volta avevano imparato la lezione e avevano dotato il pilota di un casco e di cinture di sicurezza. Tentò il più velocemente possibile di slacciarle, ma non ci riusciva e il cuore batteva nel suo petto come un tamburo facendogli pulsare le vene della fronte e colorare il viso di rosso. Sarebbe voluto scappare ma era troppo tardi, gli occhi del robot si erano riaccesi e si sentì perduto.
Finalmente c’era riuscito, le cinture si erano aperte, lui aveva afferrato l’alieno e aveva cercato di alzarsi per correre via ma il robot lo aveva preso per il pigiama e non intendeva mollarlo, le parole del suo amico riecheggiavano nella sua mente:
“Con il comandante precedente la connessione non era buona, la sua mente non gli consentiva di allontanarsi oltre i venti centimetri.”
Si divincolò e allontanò la mano che reggeva l’alieno portandola il più distante possibile dal robot. Vide gli occhi dell’automa spegnersi ancora e il suo braccio metallico mollare la presa sul suo pigiama. Joshua fece un lungo respiro di sollievo e rimase ansimante in terra per riprendersi dalla paura.
L’alieno si agitava, scalciava e dava dei pugnetti sulla sua mano, decise quindi di metterlo al sicuro. Il ragazzo corse al capanno per cercare un posto in cui poter rinchiudere la piccola e ricalcitrante lucertola. Si ricordò del terrario in cui aveva tenuto dei serpenti che i suoi genitori gli avevano regalato da bambino e che lui aveva custodito gelosamente. Tolse il casco e i vestiti al piccoletto per evitare che qualcuno capisse la sua vera natura e lo infilò dentro il contenitore che aveva trovato su uno scaffale. Quell’essere verdastro saltava come fosse indemoniato, dava calci e pugni contro il vetro ma mai sarebbe potuto uscire dal robusto terrario.
Si guardò intorno, Raptor era sparito, provò a chiamarlo mentalmente e vide, attraverso i suoi occhi, il cielo pieno di stelle in quella splendida notte di fine primavera. Capì che lo stavano portando via, gli fece guardare attorno a sé per vedere in che situazione si trovasse e notò altri due robot che lo trasportavano tenendolo per i piedi e per le spalle.
<<Raptor, amico mio che sta succedendo?>> domandò sconvolto.
<<Mi hanno immobilizzato e mi stanno portando alla base, non riesco a muovermi.>>
<<Non riusciranno a disconnetterti da me finché sarò vivo. Cercherò di venire al più presto a salvarti.>>
<<No! È troppo rischioso, cosa può fare un ragazzo contro due robot?>>
<<Non lo so, tenterò l’impossibile, non ti porteranno via da me>>, disse quasi piangendo.
<<Dov’è la base? Dove si trova?>> domandò Joshua.
<<È dentro il lago al centro del bosco, dove ci siamo incontrati.>>
<<Maledetti, come avranno fatto a costruire tre robot in così poco tempo>> pensò il ragazzo, mentre correva verso casa.
Avrebbe voluto connettersi col nuovo automa per andare a salvare il suo amico, ma temeva che una nuova connessione potesse disconnettere la precedente.
Giunto dentro casa salì di corsa le scale, prese il telefonino e chiamò Lucas.
<<Ti ho procurato un robot alieno. Lucas, corri subito da me.>>
<<Sono a letto, stavo dormendo, non possiamo rimandare a domani.>>
<<No, corri subito qui, o non potrai più averlo.>>
<<Va bene, arrivo>> disse Lucas, saltando giù dal letto e cominciando a vestirsi.
Passarono pochi minuti e l’amico arrivò tutto spettinato e con ancora i segni del cuscino sul viso.
<<Perché tutta questa fretta? Vuoi dirmi cos’è successo?>> domandò Lucas, sbadigliando.
<<Due robot alieni hanno legato e rapito il mio Raptor, lo stanno portando al lago, mi devi aiutare.>>
<<E come?>>
<<Vieni con me>> disse Joshua, invitando l’amico a seguirlo dall’altro lato della casa dove si trovava ancora disteso il robot che aveva fatto irruzione nella sua stanzetta.
Si avvicinò all’automa e, indicando un punto nell’abitacolo. esclamò:
<<Devi toccare quel quadrato verde davanti al sedile.>>
Lucas obbedì e, dopo essersi avvicinato al robot, infilò il dito indice attraverso la fessura per toccare il quadrato dentro l’abitacolo. Una scossa come quella che aveva colpito Joshua gli fece perdere i sensi. Il piccolo genio tentò di tutto per fargli riprendere conoscenza nel più breve tempo possibile.
<<Sveglia Lucas. Sveglia!>> gridò, ormai in preda alla disperazione.
L’amico si riprese lentamente e sembrava alquanto confuso, gli occhi del robot si erano accesi, quindi la connessione era avvenuta con successo.
<<Riesci a controllarlo?>> chiese al sempre più confuso amico.
<<Aspetta sta facendo una conversione. Ok, adesso sì, è pronto.>>
<<Presto dobbiamo andare>>, urlò Joshua.
Lucas fece alzare il robot e insieme all’amico cominciò a correre verso il bosco. L’automa alieno correva velocissimo e ben presto scomparve dalla loro vista.
<<Non devono essere andati lontano, loro non possono correre mentre trasportano Raptor e non hanno motivo di pensare di essere inseguiti>>, disse il giovane genio.
Vide con gli occhi del suo amico metallico i rami degli alberi e capì che erano arrivati nel bosco. A un tratto sentì dei rumori e vide esplodere, colpito da un raggio laser nella schiena, il robot alieno che teneva Raptor per i piedi. L’altro invece lo aveva mollato e aveva ingaggiato un combattimento col nuovo giocattolo di Lucas.