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      "Beh, trovalo.” s’impuntò Wes.

      "Wes, per favore, ti supplico: vieni con me e basta!”

      "Ok, ma non mi piace. Ti consiglio di spiegarmi tutto mentre andiamo.”

      Eric annuì. “Te lo prometto.”

      Wes lo seguì fuori e salì sul lato passeggero di una Ford Escape nera. Eric accese il motore e guidò velocemente l’auto fuori del parcheggio. I due uomini rimasero in silenzio per qualche minuto, poi Wes esclamò: “Ok, allora?”

      A quanto pare Wes non era disposto ad andare avanti alla cieca.

      "Che vuoi sapere?" mugugnò Eric, continuando a guidare.

      "Perché non mi hai detto che ti eri salvato?”

      "Non avevo intenzione di tornare. L’ho fatto solo quando Miguel mi ha messo alle strette.” Aveva i suoi informatori, come Miguel aveva i propri. Non appena qualcuno gli aveva riferito del rapimento, era dovuto uscire allo scoperto. E ora la vita di Vivian era in pericolo…

      "Dove sei stato tutto questo tempo?"

      Eric sospirò. "Ho lavorato per la CIA. Non sono rimasto negli Stati Uniti. Non posso dirti altro, quindi smettila di fare domande." Aveva sempre lavorato per la CIA, ma la maggior parte del suo lavoro era stato normale amministrazione…fino a quando si era scontrato con Miguel Santiago. Avevano bisogno di un contatto diretto con lui e quindi si era messo in gioco ... Tutta la sua vita era cambiata, dopo l’incontro con quel criminale. La persona che Wes conosceva era diventata qualcun altro. Doveva farlo, se voleva rimanere in vita. Eric aveva molti rimpianti, ma dover rinunciare al suo miglior amico e alla donna che amava erano stato sacrifici quasi insostenibili. Si era costretto a sopportare solo per tenerli al sicuro. Avevano una vita davanti e non potevano pagare per i suoi errori.

      "Ok, per ora non ti chiederò più nulla. Confido però che un giorno mi darai delle spiegazioni…” mugugnò Wes, con tono risentito.

      "Se riuscirò a tirarmi furi dai guai ti racconterò tutto…” Avrebbe tanto voluto confidarsi con Wes…ma non poteva. Dio, quanta solitudine nella sua vita!

      "Ok.” rispose Wes. E tacque. Era evidente che la cosa non gli piaceva affatto. “Ora dimmi come faremo a salvare le ragazze.”

      "Ho un gancio lì dentro…e mi auguro che sia ancora vivo.” Se Miguel non avesse scoperto la talpa le cose sarebbero andate per il meglio. “Ci sono sette squadre in attesa d’intervenire a un mio segnale…ma ti avverto che sarà tutto un casino!”

      "Non ne dubito.” rispose Wes, stringendosi nelle spalle.

      In realtà sarebbe stato un massacro, ma non voleva che Wes lo sapesse…anche se probabilmente lo aveva già intuito. “Ce la faremo!” esclamò Eric, provando a infondere fiducia nell’amico."

      Eric accostò una strada laterale e parcheggiò il suo veicolo. Spense tutte le luci e fissò una casa in lontananza.

      "È lì che le tiene?" domandò Wes.

      "Si." Eric Fissò la casa dove erano state imprigionate Vivian e Vitoria.

      "Cosa stiamo aspettando?"

      Un miracolo ... Aveva bisogno di tutto l'aiuto possibile per riuscire a liberarle e restare vivi. “Il segnale di via libera.”

      Proprio in quel momento, il cellulare di Eric cominciò a vibrare, L’uomo fece un cenno all’amico ed entrambi scesero silenziosamente dall’auto.

      "Va bene, ora ti dirò quello che faremo. Cercherò di tenere impegnato Miguel. Tu raggiungi la stanza in cui sono prigioniere le ragazze e cerca di portarle fuori. Poi scappa il più rapidamente possibile.”

      Wes si fermò e lo fissò. "Che cosa? Dovrei lasciarti qui? Non se ne parla nemmeno!”

      "Fa come ti dico. I rinforzi arriveranno in tempo.” Aveva bisogno che Wes seguisse il suo piano. Se si fosse rifiutato o avesse fatto di testa sua sarebbe andato tutto a rotoli.

      "Non lo so…"

      “Fallo e basta, va bene? Ho bisogno di sapere che le ragazze sono in salvo. Non discutere con me, Wes, ti prego.”

      Wes annuì e seguì Eric dietro casa. Penetrarono di soppiatto. La talpa che Eric aveva dentro gli fece cenno di entrare. Eric si avviò da solo verso la parte anteriore della villa.

      Wes invece seguì la talpa in casa e si avviò verso la stanza che gli era stata indicata. Eric era già dentro e stava cercando Miguel. Lo trovò nel suo ufficio. Miguel sedeva a una scrivania, con una pistola in mano. Quando Eric entrò gliela puntò dritta contro, prendendolo alla sprovvista. Eric imprecò: non aveva preventivato una cosa del genere, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro. Si tuffò sull’uomo e la sua pistola. Non vedeva sentinelle in giro, quindi meglio approfittare dell’attimo. Ma proprio mentre i due uomini cominciarono a colluttare, Wes e le ragazze, con alle spalle un uomo che gli puntava una pistola alla nuca, fecero la loro comparsa nella stanza. Eric era riuscito a disarmare Miguel e ora gli teneva la pistola puntata alla tempia.

      "Stavano cercando di scappare." disse l'uomo che teneva sotto mira Wes, Vittoria e Vivian.

      Solo allora Eric si voltò a guardarli. Il dolore che gli si disegnò sulla faccia era evidente: non erano riusciti a fuggire, cazzo! Wes aveva fallito. Doveva provare il tutto per tutto. Sferrò un enorme colpo sulla testa di Miguel col calcio della pistola e poi puntò l’arma contro la sentinella. Ma Miguel si riprese e gli si avventò addosso mente le ragazze erano ancora sotto tiro. Ne seguì una colluttazione tremenda, che s’interruppe solamente quando il rumore di uno sparo echeggiò nella stanza. Un colpo andato a vuoto, ma tanto bastò per distrarre la sentinella, che puntò l’arma dritta contro la testa di Eric. Le ragazze cominciarono a urlare, ma Eric con un pugno poderoso fracassò la mascella di Miguel, che cadde riverso sulla scrivania in un lago di sangue.

      Un grido soffocato fece voltare Eric, giusto in tempo per vedere la sentinella cadere a terra, tramortita da un enorme vaso di pietra che Wes, approfittando dell’attimo di disattenzione, gli aveva rotto sulla testa. L’uomo cadde a terra con un grande tonfo. Miguel fece per reagire, ma un ennesimo pugno in faccia lo mise definitivamente fuori combattimento. Ora sia Miguel che la sentinella giacevano riversi sul pavimento.

      "Oh Dio, Wes, stai bene?" gridò Vittoria precipitandosi al fianco di Wes.

      "Tu…chiedi a me come sto?” rispose Wes, con voce tremante.

      I due si abbracciarono spasmodicamente, scoppiando a piangere. “Oh, Dio cara… - gemette Wes - Ti hanno fatto del male?”

      "Sto bene, sto bene…” continuava a singhiozzare Vittoria.

      Wes colava sangue dalla spalla. Alzò lo sguardo e incontrò lo sguardo di Eric.

      "Non hai un bell'aspetto amico." Afferrò il cellulare e compose il numero interno della polizia, chiedendo di inviare subito soccorsi e un’ambulanza. Wes non sarebbe morto.

      Nel frattempo, Wes non faceva altro che singhiozzare e stringere Vittoria convulsamente a sé. “Ti amo, ti amo…” continuava a ripeterle.

      "E io amo te, Wes!” singhiozzava di rimando Vittoria. Una scena davvero straziante.

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