Passione E Bugie. Dawn Brower

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Passione E Bugie - Dawn Brower

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gruppo di agenti in divisa ammanettarono i malviventi ancora svenuti a terra, poi furono chiamate altre ambulanze. C’era sangue dappertutto…e di sicuro le guardie del corpo avevano già preso il largo. Che macello! Eric gemette: Dallas non sarebbe stato molto contento.

      Si rivolse a Vivian, che per tutto il tempo se n’era rimasta in disparte, in silenzio. “Stai bene?” mormorò.

      La ragazza annuì: sembrava sotto shock. Eric le si avvicinò, la strinse a sé e poi provò a trascinarla via, afferrandola per un braccio. “Dai, ti porto in ospedale.”

      Vivien si divincolò con violenza: “Non ne ho bisogno!” sibilò.

      Eric la guardò stralunato. “Voglio che ti visitino. Sei sotto shock.”

      "Per me puoi anche andare all’inferno! Non farò nulla di ciò che dici!”

      "Viv ..."provò a dire Eric. Ma la ragazza gli tappò la bocca con la mano: “Basta Eric. Per me sei morto! Non ti perdonerò mai!”

      Eric annuì. Sapeva che ottenere il perdono di Vivian non sarebbe stato facile.

      "Ok, ma devi comunque farti visitare. Ne parleremo dopo. So che non mi perdonerai mai…e non posso darti torto.”

      "Giusto, che stupida! Sparisci per un anno, mi lasci in un mare di lacrime e ora risorgi sperando che nulla sia cambiato tra noi? Vattene, e lasciami in pace! In ospedale ci andrò con i piedi miei!”

      Si diresse vero Tori, ancora in lacrime, ferma a guardare come i paramedici imbracavano Wes sulla barella e gli infilavano il respiratore nel naso. “Andiamo, Tori. Saltiamo su un’ambulanza. Precediamo Wes. Non gli sarai molto d’aiuto se stai male anche tu.”

      "Ti ho detto che ti ci porto io. Tori può venire con noi…” insistette Eric.

      “Lasciami in pace, Eric! - sibilò Vivian - Te lo dico per l’ultima volta: per me sei morto!”

      Eric rimase in silenzio. Vivian aveva tutto il diritto di odiarlo. Quando le ragazze saltarono su un’ambulanza lui prese l’auto e le seguì fino in ospedale. Rimase in sala d’attesa per tutto il tempo, mentre le ragazze venivano visitate. Poi arrivarono i familiari di Wes e lui ebbe un bel da fare per rassicurarli e raccontare il disastro in cui si erano trovati. Tori e Vivian attendevano di avere notizie dai medici. Wes era andato sotto i ferri e, dopo circa tre ore, era uscito. Ora stava in sala di rianimazione e Tori piangeva in un angolo. Quando un medico le fece cenno di entrare, la ragazza non si mosse.

      Eric la raggiunse e l’abbracciò. Vivian, ancora al fianco della sorella, lo guardò torva. “Tori, puoi entrare.” le sussurrò.

      Tori alzò lo sguardo piangente su di lui. “Ho…ho paura…” gemette.

      “Andrà tutto bene, Tori. Wes guarirà. Se hai paura che il dottore stia mentendo ti assicuro che non è così.”

      Tori riprese a singhiozzare, ma non si mosse.

      “Tori, entra. Se vuoi ti ci accompagno io. Stagli vicino, lui ha bisogno di te. Non fare lo stesso errore che ho fatto io.” le sussurrò Eric. E guardò Vivian.

      Vitoria puntò gli occhi su di lui. Aveva rinunciato a Vivian per proteggerla. Forse lei lo aveva capito. Annuì, lanciò uno sguardo a Vivian e lentamente entrò nella stanza. Eric la seguì. Wes era disteso in un letto, sotto una tenda di plastica trasparente. Era pallido, ma aveva il volto sereno. Quando si accorse che c’era qualcuno al suo capezzale aprì gli occhi. Provò a sollevare una mano per accarezzare Tori, ma non ci riuscì a causa della tenda. Lei scoppiò a piangere e si afferrò con tutte le sue forze alla tenda che faceva da muro tra loro. “Ciao, dolcezza.” riuscì a mormorare Wes.

      "Oh, caro, sono qui!” gridò Vittoria, per farsi sentire. Wes sorrise lievemente.

      “Ehi, stai cercando di rompermi i timpani? Sono ferito, non sordo.”

      Tori sorrise tra le lacrime, poi si voltò verso Eric. “Ce la farà.” bisbigliò.

      “Che ti avevo detto?” esclamò Eric, con un sorriso. Alzò due dita all’amico in segno di vittoria, e Wes, con sforzo, gli puntò il dito medio…in un gesto inequivocabile. “In culo, Eric.” mormorò.

      “E’ tornato il solito stronzo. Sì, Vittoria, hai ragione. Ce la farà.” Scosse il capo e, sorridendo, uscì dalla stanza per lasciarli soli.

      Era contento per l’amico, ma quella scena d’amore gli aveva fatto un po’ male al cuore. Gli mancava Vivian. Gli mancava la particolare intimità che c’era tra loro. Gli mancava la loro vita insieme. Avrebbe dovuto parlarle, spiegarle perché era sparito. Chissà se avrebbe capito. Non era il loro motto: sempre insieme per sempre? Beh, lui l’aveva tradita. L’aveva salvata, protetta…ma non aveva preservato il loro amore. Se avesse potuto tornare indietro non si sarebbe mai comportato così.

      Un forte senso di infelicità e di solitudine gli squarciò il petto: era tutta colpa sua. Non doveva escluderla dai suoi progetti, avrebbe dovuto quanto meno spiegarle cosa aveva in mente di fare. Non avrebbe dovuto lasciarla così, sola e abbandonata, e ormai a conoscenza della sua vera identità…del suo ruolo all’FBI. Scoprire tutta a un tratto che l’uomo che ami non è quello che hai imparato a conoscere è qualcosa che ti distrugge dentro…

      Eccola lì, accanto al davanzale della finestra in un corridoio d’ospedale, che gli voltava le spalle. Era furiosa, addolorata, e lo odiava…si probabilmente lo odiava. Quanto avrebbe voluto stringerla tra le braccia! Ma forse non tutto era perduto. Poteva ancora provarci. Spiegarle tutto…e aprirle il suo cuore. Implorarla di concedergli una seconda possibilità. Non sapeva se sarebbe riuscita a penetrare in quella donna caparbia e a vincere le sue resistenze…ma ci avrebbe provato. Lo doveva a se stesso, a lei…e al loro amore.

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