Mai Sfidare Una Volpina. Dawn Brower
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"Mamma.” la chiamò. Ma la sua voce era poco più che un sussurro. Billie deglutì e la chiamò di nuovo, questa volta a voce più alta. "Mamma, sono qui."
Le palpebre della contessa si spalancarono e lei puntò gli occhi verso Billie. Erano vitrei, quasi vacui, mentre cercava di mettere a fuoco la figlia. "Billie?"
"Sì, mamma.” rispose Billie. Avrebbe dovuto toccarla? Mettere la mano nella sua? Billie non aveva idea di come comportarsi con la fragile creatura che era diventata sua madre. Non aveva esperienza di morti o malattie. Aveva paura di fare una cosa sbagliata o di peggiorare la situazione, se ciò fosse stato possibile. "Cosa ..." Billie fece un respiro profondo. "Ditemi cosa posso fare per voi…”
"Fatevi un po’ più vicino, cara.”
Billie fece un altro passo incerto. Ora era molto vicina a sua madre. Forse, se non fosse stata costretta a sfiorarla, avrebbe potuto sopportare quell’immagine cadaverica. Almeno un altro po’…Non c’erano più servi che le dessero una mano. Erano tutti fuggiti, quando la malattia si era rivelata in tutta la sua potenza. Nessuno di loro voleva rischiare la vita, dopo quanto era successo al Conte e alla Contessa, e comunque…nessuno avrebbe pagato per il loro aiuto. Quindi, quel compito ingrato era ricaduto tutto sulle spalle di Billie, e lei non poteva esimersi.
Ogni sua fibra le urlava di scappare, ma aveva già perso suo padre e sperava fortemente di poter salvare almeno la mamma. Per miracolo né lei né i suoi fratelli sembravano essere stati contagiati, ma nulla escludeva che si sarebbero ammalati più tardi. Poteva ancora succedere, e lei sperava nel profondo del cuore che non accadesse mai una cosa simile.
Sua madre mosse la mano verso Billie. "Mi dispiace per il dolore che io e vostro padre vi abbiamo causato." Billie non le aveva detto che il suo caro marito era già andato in cielo. Non le sembrava il caso di darle un altro dolore, mentre stava cercando di combattere quella tremenda malattia. Sarebbe stato un colpo fatale per sua madre, che era già allo stremo delle forze. Meglio non dirle nulla. "Temo che i prossimi giorni saranno molto più difficili - disse la madre, ansimando - Non voglio morire!" La sua voce tremava di paura, mentre diceva queste cose.
Billie stava per scoppiare a piangere, ma si trattenne. Avrebbe pianto più tardi, nell’intimità della sua stanza.
“Ma temo che morirò, invece - continuò sua madre - Mi dispiace così tanto, figlia mia. Non ci sono parole per esprimervi la mia angoscia. Vostro padre è stato un incosciente, e ancora di più io, che l’ho seguito in quel posto abbandonato da Dio. Ora stiamo pagando entrambi il pezzo della nostra scelleratezza…”
Billie non riusciva a trattenere le lacrime. "Va tutto bene, mamma."
"Non va niente bene - mormorò la madre, con voce spezzata - Ma grazie per cercare di consolarmi. Avrei voluto lasciarvi almeno un po’ di soldi, una piccola dote…qualcosa…ma non c’è rimasto proprio nulla. E non temete, potete esprimervi liberamente, ormai: so bene che vostro padre mi ha preceduto in cielo. L’ho visto qui davanti a me, proprio poco fa, e sono sicura che è venuto a prendermi.”
"Mi dispiace, mi dispiace tanto mamma!” esclamò Billie. Non si sarebbe mai aspettata che sua madre le confessasse una cosa del genere. Billie non sapeva nemmeno che fosse possibile ... "Non volevo darvi un altro dolore, per questo non ve l’ho detto.”
Sul viso della donna morente apparve un pallido sorriso. Si vedeva che anche sorridere le consumava le forze, e a quella vista il cuore di Billie si spezzò del tutto.
"Siete una ragazza forte e coraggiosa. Ma dovete esserlo ancora di più, ora che sarete costretta a occuparvi dei vostri fratelli. Non hanno che voi. Non potete immaginare quanto soffra, a questo pensiero. Ma provate e chiedere aiuto al vostro padrino, il duca di Graystone: vedrete che non vi abbandonerà. "
Quelle furono le sue ultime parole. Poi la donna esalò il suo ultimo respiro. Una lacrima solitaria scese lungo la guancia di Billie. Aveva la pessima sensazione che il Duca di Graystone non li avrebbe aiutati affatto, ma doveva raccogliere tutte le sue forze e almeno provare a recarsi da lui. Era quello che le aveva consigliato sua madre morente, e d’altra parte da ora in poi aveva i suoi fratelli da mantenere.
La sua giovinezza era finita, e nel profondo del suo cuore sentì di odiare i suoi genitori per averla lasciata in quel mare di guai. Erano stati egoisti e avevano gettato un carico da novanta sulle sue fragili spalle da sorella maggiore. Ormai non era più padrona della sua vita…se mai lo fosse stata...
CAPITOLO PRIMO
Un mese dopo…
Billie fissò la scrivania in mogano decorato e aggrottò la fronte. Avrebbe tanto voluto trovarsi in un altro posto. Il duca di Graystone l’avrebbe raggiunta da lì a momenti e ciò che le era parso strano era che il suo maggiordomo l’avesse condotta nello studio di Sua Grazia, per attenderlo. Era venuta a chiedere aiuto al duca, e forse in qualche modo il maggiordomo lo sapeva.
Ma perché il Duca si faceva attendere tanto? Si agitò sulla sedia di pelle. Era scomoda e dura e lei non riusciva a trovare una posizione comoda. Si augurò che il Duca non si sarebbe fatto attendere ancora per molto. Anche se doveva ammettere che aveva paura di parlargli. Billie odiava chiedere l'elemosina, ma non aveva altra scelta. Se il duca si fosse rifiutato di aiutarla ...
Deglutì a fatica. Billie non voleva pensare a una simile eventualità. Il duca doveva aiutarli! Sua madre le aveva detto di andare da lui e lei aveva rimandato quel momento il più possibile. Ma ormai questa era la loro ultima possibilità. I creditori avevano preso tutto ciò che non era inchiodato al pavimento. Non potevano rivalersi sulla tenuta di Siviglia perché era già ipotecata, ma ormai né lei né i suoi fratelli avevano qualcosa da mangiare. Non avrebbero resistito a lungo, purtroppo.
Un rumore di passi strascicati attirò la sua attenzione. Si voltò e vide un uomo anziano entrare nella stanza. Era quasi calvo, con solo dei ciuffi bianchi ai due lati della testa. Aveva uno stomaco prominente e per questo portava i calzoni al di sotto della pancia, ma anche così sembrava che i bottoni del suo panciotto dovessero scoppiare da un momento all’altro. Impugnava con la mano sinistra un lungo bastone, a cui si appoggiava per muoversi.
"Buongiorno, mia cara." esclamò il Duca. La sua voce era un po’ tremante e Billie dovette aguzzare l’orecchio, per capire bene ciò che diceva.
"I miei rispetti, Vostra Grazia.” rispose lei, con un bell’inchino. Billie non sapeva cos'altro dire. E come rivolgersi a lui? Pregò di non apparire stupida e formale. Si schiarì la gola. "Mi auguro che stiate bene, Duca…” Sì, così andava decisamente meglio!
"Non c’è male, grazie.” rispose il vecchio mentre, sempre strascinando i piedi, si metteva sedere sulla poltrona al di là dell’enorme scrivania. Una volta accomodato, posò il bastone e si raddrizzò. Era uno spettacolo molto triste da guardare. Quando fu si fu ben sistemato, il Duca alzò gli occhi verso la ragazza. "Mi ha rattristato sapere della morte dei vostri genitori. Se le mie condizioni di salute me lo avessero permesso, sarei venuto certamente al loro funerale. Ma, come vedete, la salute non mi regge.”
Billie annuì. Era chiaro che il Duca non stava bene. Quando lo aveva sentito avvicinare, aveva avuto l’impressione che ogni suo osso scricchiolasse. "Va tutto bene, Vostra Grazia, è stata una