Il Mio Marchese Per Sempre. Dawn Brower

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Il Mio Marchese Per Sempre - Dawn Brower

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padre e Lady Penelope si avviarono verso la navata laterale. Dopo essere usciti dalla chiesa, tutti si alzarono per seguirli; la tata gli prese la mano e si rivolse a Delilah e Mirabella. «Venite con me, bambine.»

      «Non siamo obbligate ad ascoltarti,» disse Delilah altezzosamente.

      «Sì, non ascoltare!» fece eco Mirabella.

      La tata emise un sospiro profondo: «Non ho tempo per i capricci. Voi due venite con me, ora, o vi tirerò le orecchie!»

      Delilah si alzò e voltò la testa con aria di sfida. «Me ne vado, ma non perché me l'hai detto tu. Voglio andare a casa e lo farò.» Mirabella le corse dietro mentre uscivano dalla chiesa.

      Ryan dando la mano alla tata «Conoscono la strada?»

      «Non lo so, tesoro» rispose lei «Meglio seguirle. Quelle due mi faranno impazzire! Molto presto avremo nostalgia della quiete e avremo difficoltà a ricordare com'era!» Egli annuì anche se non capiva. Perché non avrebbero avuto più pace? Egli non dovrebbe averla sempre nella sua stanza? Quello era il suo spazio sicuro! Pensava che più tardi, forse, l'avrebbe capito. Quello era un giorno felice glielo aveva detto suo padre e lui ci credeva.

       Inghilterra 1800

      «Ryan,» gridò la sua matrigna. La sua voce stridula gli perforò i timpani anche da lontano e non riusciva ancora a credere di essere stato entusiasta nell'avere quella donna come madre! «Vieni giù subito, stupido ragazzo.»

      Egli fissò le pareti spoglie della soffitta dove lei lo costringeva a dormire. La sua bella cameretta gli fu tolta e data a Delilah. Oh, tutto ciò non accadde subito, ma, una volta morto suo padre, Lady Penelope aveva acquisito il totale controllo su di lui. Avrebbe dovuto prepararsi per andare a Eton, ma rimase bloccato a causa di un lavoro non pagato da Lady Penelope che sosteneva di non avere i fondi per mandarlo a scuola e dare alle sue figlie la giusta educazione che meritavano. Per tutte loro, quindi assunse dei tutori, mentre lui ebbe una normale educazione. Se avesse potuto impedirlo ella non gli avrebbe permesso di avere un tutor, ma suo nonno, il duca di Ashthrone, insisteva per avere dei rapporti trimestrali da Lady Penelope e se non avesse avuto notizie, esse non avrebbero ricevuto da lui alcun compenso.

      Ryan saltò giù per le scale, due gradini alla volta, e si diresse verso il salotto. Lady Penelope era seduta in poltrona e leggeva un libro, le sue due figlie, Mirabella e Delilah sedevano di fronte a lei: Delilah ricamava e Mirabella con gli acquarelli dipingeva su una tela.

      «È ora!» disse Lady Penelope sbuffando «Ho bisogno che tu accenda il camino. Fa freddo nella stanza!»

      La sua matrigna aveva licenziato quasi tutti i domestici, un altro modo per essere parsimoniosa e spendere più soldi per le sue figlie e per sé stessa: egoiste tutte! Avevano solo tenuto un cuoco e un cocchiere. Ryan non doveva essere visto mentre le portava in giro in carrozza. Se ciò fosse arrivato alle orecchie di suo nonno, lei avrebbe avuto molto da contestare. Per quanto riguarda la cucina, Lady Penelope aveva tentato di metterlo ai fornelli, ma si arrese quando capì che egli non era in grado di farlo, e il ragazzo non fu mai così felice di non saper fare qualcosa. Ryan era diventato praticamente lo schiavo della sua matrigna sin dalla morte del padre, avvenuta qualche anno prima. Egli non vedeva l'ora di entrare in possesso della sua eredità, piccola che fosse e costringere Lady Penelope a lasciare la propria dimora. Sicuramente aveva dei parenti dove poter abitare! Non aveva mai odiato nessuno tanto quanto la matrigna e le due sorellastre.

      «Immediatamente.» rispose Ryan.

      Si mise al lavoro accendendo il fuoco nel camino. Ben presto le fiamme leccarono il legno e il calore si diffuse all'esterno. Ryan si alzò e si passò una mano sui pantaloni, lasciando una striscia di cenere e fuliggine sopra di essi.

      «Vai a lavarti. Hai un aspetto vergognoso!»

      Ryan strinse forte la mascella e annuì alla sua matrigna, non aveva voglia di replicare. Un forte rimbombo echeggiò attraverso la sala, seguito da un urlo: «Che fine hanno fatto tutti in questa maledetta casa?»

      Lady Penelope saltò in piedi per correre fuori dalla stanza, ma non fece due passi prima che il proprietario dell'urlo entrasse. «Eccovi qui!» Guardò Ryan e si accigliò. «Che cosa hai addosso?»

      Era il duca di Ashthrone in persona, nonno di Ryan che era finalmente venuto a controllarlo. Egli non era stato in quella casa dalla morte di suo padre. E, onestamente, non capiva perché il duca lo avesse lasciato con la sua matrigna, anche se all'epoca, gliene fu grato Perché suo nonno non era un uomo gentile ed egli aveva creduto che la sua matrigna fosse la migliore delle due opzioni. Aveva pensato di dovere restare lì fino a quando non fosse arrivato il momento di andare a Eton. Ma ciò non accadde.

      «Ciao, nonno!» salutò Ryan. «Stavo accendendo il caminetto per le signore». Egli non gli disse che Lady Penelope lo aveva costretto a farlo. Si sarebbe guadagnato diverse frustate con la frusta preferita dalla matrigna che aveva un lato cattivo che rivaleggiava con qualsiasi entità malvagia. Per quanto lo riguardava, Ryan non riusciva a capire cosa suo padre avesse mai visto in quella donna. Anche le sue due figlie erano rapidamente diventate lei miniatura.

      «Ecco a cosa servono i domestici, ragazzo.» Si guardò intorno nella stanza. «Vai a chiamarmene uno. Avremo bisogno di assistenza per quello che ho in mente.»

      Ryan guardò la matrigna per capire come orientarsi. Non sapeva chi avrebbe dovuto chiamare: l'autista? Non avevano né cameriere né camerieri; avevano Ryan come tuttofare. Non era sicuro di come suo nonno avrebbe reagito alla notizia che suo nipote faceva tutto il lavoro sporco in casa. Il duca guardava sempre dall'alto in basso le persone delle classi meno abbienti. Questo avrebbe cambiato il modo in cui suo nonno lo avrebbe visto? Sperava di no. Se così fosse stato, non sarebbe stato un buon auspicio per il suo futuro.

      «È necessario?» Chiese Lady Penelope. «Il fuoco è già acceso. Ryan è un bravo ragazzo che si prende cura di noi e può aiutarla per qualunque cosa voi abbiate bisogno.»

      Egli si trattenne a malapena dal roteare i suoi occhi. La sua matrigna era buona... Sembrava così dolce e innocente! Ryan lo sapeva bene: niente di puro o di onesto viveva dentro quella donna.

      «Immagino.» concordò il duca. «Non mi tratterrò a lungo. Sono venuto a prendere il ragazzo.»

      «Oh?» disse Lady Penelope, inclinando la testa, «Pensavo vi fidaste di me per quanto riguarda la sua educazione.» Più che altro non voleva perdere il suo servo...

      Il duca la fulminò con uno sguardo e quello sguardo sembrava dirle: Come osate mettere in discussione le mie azioni? chiudendo la bocca della matrigna più in fretta di quanto avesse mai visto. Ryan avrebbe voluto avere un carattere come quello.

      «Mio nipote deve conoscere il suo ruolo nel mondo. Questo non succederà qui. Sembra che l'altro mio figlio, il marchese di Cinderbury, avrà solo una figlia. Sua moglie non è in grado di avere altri figli, il che fa di questo ragazzo il mio erede. Un giorno sarà un duca e dovrà conoscere le sue responsabilità.»

      «Capisco,» disse Lady Penelope «dovete andarvene via oggi?»

      «Sì,» disse il duca in modo perentorio, poi rivolto a Ryan. «Hai dieci minuti per fare i bagagli.»

      Ryan non se lo fece dire due volte, praticamente scappò dalla stanza e salì in soffitta. Non c'era molto che volesse portare con sé; nella sua stanza c'era un piccolo baule che conteneva tutti i suoi effetti personali.

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