Gli Esclusi. Owen Jones
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Dopo alcuni minuti durante i quali i tre si erano ritirati nei propri pensieri, Da si ‘svegliò’.
“Siete riusciti a farvi venire in mente qualche idea? O, meglio, soluzione?”
“No, Zia”, ammise Wan, “Den ci ha illustrato qualche sua fantasiosa idea, ma non erano proprio fattibili. Sfortunatamente, siamo rimasti con le stesse proposte che ci hai fatto diverse ore fa”.
“Sì, immaginavo che avreste detto così, ma, per essere totalmente sincera, questo non è un problema semplice da risolvere. Anche la mia meditazione è stata un buco nell’acqua, ma si sta già facendo tardi e sono stanca, perciò qualcuno di voi, ragazzi, può darmi un passaggio a casa? È meglio dormirci sopra”.
Aspettarono il ritorno di Den per poter mangiare qualcosa, poi controllarono gli animali, fecero la doccia a turni e passarono gli ultimi istanti della giornata insieme prima di andare a letto presto, dopo le intense emozioni della giornata. La verità era che nessuno voleva andare di sopra e rimanere solo con un vampiro, così preferirono andare tutti insieme.
Wan non voleva nemmeno dormire vicino a lui, ma si sentì in dovere di farlo, così, essendo la più anziana del gruppo, accese una candela e fece strada, con i due ragazzi che si nascondevano tremanti dietro di lei.
Di colpo si fermarono davanti al letto matrimoniale, immobili. Heng stava seduto sul letto con la schiena dritta, la pelle pallida e gli occhi color corallo che luccicavano nell’oscurità.
“Buonasera, famiglia!”, disse con voce bassa e grave.
I tre si tuffarono nei rispettivi letti, ma non riuscirono a togliere gli occhi da Heng, che non si mosse mai e rimase a fissare l’oscurità davanti a sé.
1 3 HENG IL PEE POB
Quando si svegliarono la mattina dopo, essendo comunque crollati per la stanchezza, Heng era completamente avvolto nelle coperte e aveva un cuscino sopra la testa.
Tutti si alzarono e corsero al piano di sotto più in fretta che poterono, passando velocemente di fianco al suo letto.
“Wow, mamma, hai visto papà ieri notte?”, chiese Den. “I suoi occhi e la sua pelle illuminavano la stanza, ma erano più che altro gli occhi, vero? Prima erano neri su sfondo bianco, come i nostri, ma ora sono rossi su sfondo rosa … Deve essere a causa di tutto quel sangue, suppongo”.
“Non so tesoro, ma credo che tu abbia ragione. È meglio che vai a prenderne di più e porta tua sorella con te così mungerà un po’ di latte. Ti ricordi come ha prelevato il sangue Zia Da?”
“Sì, mamma, però è meglio prenderlo da un altro caprone, no? Così diamo il tempo all’altro di guarire”.
“Sì, buona idea, Den. Usa un caprone diverso ogni giorno e, Din, puoi continuare con il latte. Da adesso in poi, tutto il latte delle capre sarà per vostro padre, d’accordo? Ne ha molto più bisogno di noi e non vogliamo che gli venga fame nel mezzo della notte, vero?”
“No, mamma, no di certo! Mi ci sono voluti secoli per addormentarmi ieri notte. Ero pietrificato dalla paura che papà si alzasse e cominciasse a camminare intorno alla stanza, magari cercando qualcosa da mangiare … o qualcuno”.
“Per ora non ti devi preoccupare di cose del genere, Den. Sono più vicina io di voi, perciò prenderebbe me per prima, ma se sul letto trovate un sacco di pelle avvizzita e senza sangue, fuggite. La stessa cosa se una mattina vedete due paia di occhi rossi che vi fissano da dietro la tenda anti zanzare”.
“Ci puoi scommettere, mamma! Vado subito a prendere il sangue. Dov’è Din?”
“Non saprei, forse ha già cominciato. Tu continua con il tuo lavoro, io andrò a prendere Zia Da con il motorino. Penso che avremo ancora bisogno di un po’ di aiuto con tuo padre. Tu e tua sorella aspettate che torni insieme a Zia Da prima di andare su da lui, va bene?”
“Sì, mamma, non c’è bisogno che me lo ripeti due volte, ma cosa facciamo se scende e viene qui?”
“Non penso che lo farà … Era profondamente addormentato quando mi sono alzata, comunque non staremo via molto. Se si svegliasse, non fatevi dare il bacio del buongiorno”.
Wan tornò dieci minuti dopo con Da, la quale si trovava già seduta al suo tavolo aspettando l’inevitabile visita di qualche parente di Heng. Lui non era sceso, ma intanto Din aveva raccolto il latte e Den aveva quasi finito il suo lavoro.
“Bene”, disse Da, “da ora raccomando metà latte di capra e metà sangue con un cucchiaino di basilico, mezzo di coriandolo e un pizzico di questo. Gli diamo una bella mescolata ed ecco qua. Dategliene mezzo litro la mattina e mezzo prima di andare a dormire. Per ora dovrebbe bastare. Oh, e non dategli mai l’aglio, fa molto male ai vampiri! Ora, andiamo su a trovarlo”.
“Prima di andare di sopra, Zia Da, devo dirti che ha passato la maggior parte della nottata seduto sul letto con la schiena dritta, brillando come una lampadina, in più aveva la pelle pallida e gli occhi rosa con le pupille rosse. Oh, e quando ci ha parlato! Oh, Buddha! Non ho mai sentito niente di simile. Ha detto: ‘Buonasera, famiglia’, con un voce strana, molto profonda … è stato davvero spaventoso”.
“Non ti preoccupare di questo, adesso … andiamo a dargli un’occhiata”.
Andarono di sopra con il loro fiaschetto di frullato ed entrarono. Tutte le persiane erano chiuse, quindi era piuttosto buio lì dentro. Wan uscì di nuovo, prese un candela dal candelabro, la accese con un accendino che teneva appeso a una corda lì vicino e rientrò nella stanza, dove Da si era già avventurata vicino al letto di Heng, che dormiva.
La luce della candela non rivelò nulla di nuovo, quindi le due donne legarono la zanzariera e si sedettero ognuna a un lato del letto. Wan tirò giù le coperte e lo trovò lì, supino, nudo, le braccia spalancate come quelle di Gesù sulla croce, gli occhi aperti, due cerchi rosso fuoco su uno sfondo rosa che spiccavano sul viso spettrale e senza espressione, le labbra si erano trasformate in due strisce finissime che cerchiavano la bocca.
Wan interrogò con lo sguardo Da, la quale stava studiando il suo paziente. Mise il retro della sua mano sulla fronte di Heng e non si stupì nel trovarla fredda.
“Come ti senti oggi, Heng?”, chiese sua moglie.
“Affamato … anzi, assetato”, disse, le parole che rotolavano fuori dalla sua bocca come rocce di una frana che ruzzolano giù da una montagna.
“D’accordo, tesoro, siediti. Abbiamo un altro buon frullato per te”.
Le donne sistemarono i cuscini per lui, lo aiutarono a tirarsi su e poi lo coprirono con una coperta.
“Bevi questo, tesoro”, disse Wan, “è quello che ti era piaciuto di più ieri”.
Da ne versò un po’ in un bicchiere e ci mise una cannuccia. Heng bevve due tazze di quel liquido rosa, che aveva anche una simpatica schiuma verde sulla cima grazie alle erbe che Da aveva inserito. Con questo Heng sembrò riprendersi. Si tirò su dritto e si guardò intorno come per la prima volta.
“Questo ti piace, vero Heng?”, chiese Da. “Vedo che sei molto più vivace di quando siamo entrate. Pensi di riuscire a venire di sotto oggi? La luce del sole potrebbe farti bene … sembri un po’