Sette Pianeti. Massimo Longo E Maria Grazia Gullo

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Sette Pianeti - Massimo Longo E Maria Grazia Gullo

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Xam non riusciva a capire perché, in quella giornata di caldo torrido, Zàira gli avesse fatto indossare quei maledetti scarponi.

      Zàira non era mai stata una grande chiacchierona, percorsero un bel po’ di strada in silenzio finché Xam stanco le chiese:

      - Quanto manca ancora?

      - Non fare la schiappa, siamo quasi arrivati - rispose Zàira.

      - Spero ne valga la pena!

      - Vedrai che sarà così. Ci basterà arrivare in cima a quella salita.

      - Allora vediamo chi arriva per primo - gridò Xam iniziando a correre.

      Zàira si precipitò all’inseguimento, cercando in tutti i modi di fermarlo, ma Xam preso dalla corsa non la sentì.

      Riuscì a placcarlo solo sulla cima del costone.

      Xam, disteso a terra a faccia in giù, stupito, si voltò verso di lei:

      - Perché mi sei saltata addosso?

      - Non hai notato niente? - disse Zàira indicando con il dito - Ti ci volevi tuffare dentro?

      - Wow, avevi ragione, è incredibile!

      Davanti agli occhi di Xam si presentò un panorama fantastico, un grande canyon si apriva innanzi a loro.

      Non era molto largo, ma non si riusciva a vederne il fondo. I fianchi apparivano con delle sfumature orizzontali brillanti, il colore vicino alla sommità era chiaro e dorato come la sabbia, più si guardava verso il basso più il colore sfumava avvicinandosi al rosso granata. Era diviso in due zone: una, più lontana da loro, piena di gruppi di cristallo di ametista che riflettevano il colore della roccia, l’altra piena di grandissimi fiori a calice dentro i quali ci si sarebbe potuti sdraiare comodamente in due. I calici si muovevano instancabilmente come un mantice per permettere alla pianta di incamerare una maggiore disponibilità di ossigeno, dando vita ad un danzante effetto scenografico.

      Xam, stranamente, sentiva il suo corpo più leggero del solito, guardava meravigliato, tutta quella strada gli aveva fatto venire fame.

      - Bene, veramente un bel posto per fare uno spuntino, spero che nel tuo zaino ci sia qualcosa di buono.

      - Pensi sempre a mangiare - sorrise Zàira che

      tirò fuori dallo zaino una fune, si sedette a terra, si tolse gli scarponi e li legò ad alcuni arbusti, dopodiché si avvicinò al canyon.

      Xam non si rendeva conto di cosa la sua amica stesse combinando.

      Non ebbe il tempo di domandarglielo che vide Zàira lanciarsi nel vuoto. Il terrore lo assalì e corse sull’orlo del precipizio per vedere che fine avesse fatto.

      Si sporse dal costone e vide Zàira ridere e svolazzare.

      In quell’istante avrebbe voluto ucciderla per la paura che gli aveva procurato, ma allo stesso tempo si sentì sollevato e felice di vederla.

      Zàira si avvicinò velocemente al bordo e atterrò vicino Xam.

      - Ma cosa ti è saltato in mente? Pensavo ti fossi spiaccicata sulle rocce. Potevi avvertirmi! - disse un po’ stizzito.

      - Se te lo avessi detto mi sarei persa la tua espressione, avresti dovuto vederti! - rise divertita.

      - Brava! - rispose ironicamente Xam sentendosi preso in giro.

      - Scusami, non volevo spaventarti - aggiunse Zàira rendendosi conto che forse aveva esagerato.

       - Lascia stare, piuttosto cosa ci fai con quelle bombolette d’aria in mano?

      Domandò Xam sorridendo, pensando a come non riuscisse a restare arrabbiato con lei.

      Erano delle comuni bombolette d’aria utilizzate di frequente su Oria e servivano per ripulire i radiatori dei trattori che si riempivano di sabbia.

      - Mi danno la spinta finale che mi serve per rientrare. L’aria compressa mi aiuta ad accelerare e superare di slancio il piccolo aumento di attrazione gravitazionale vicino al costone.

      - Come riesci a volare?

      - Magia…

      - Dai non scherzare!

      - In verità, in questo punto del canyon, la somma tra l’attrazione gravitazionale così bassa e le correnti ascensionali create dai fiori giganti, ci permette di volare. Dai, togliti gli scarponi e seguimi.

      - Tu sei matta! - esclamò sapendo che non avrebbe resistito a seguirla in quel volo.

      - L’importante è stare lontani dalla zona con i cristalli. Non avrai mica paura, vero? - stuzzicò l’orgoglio dell’amico Zàira.

      Xam si sedette a terra, si tolse gli scarponi e li legò insieme a quelli di Zàira e solamente in quel momento si accorse che stavano fluttuando, senza si sentì ancora più leggero, riusciva a malapena a tenere i piedi per terra.

      - Metti in tasca queste - disse l’Oriana porgendogli due bombolette estratte dallo zaino - La prima volta ci tufferemo insieme.

      Si avvicinarono sul ciglio tenendosi per mano e senza esitazioni, come solo i ragazzi possono fare, si tuffarono.

      Volarono per un po’ insieme, finché Xam prese dimestichezza con il volo, poi Zàira svelò un’altra sorpresa.

      Trascinò Xam vicino ad uno dei fiori che li aspirò dentro. Caddero in un soffice tappeto di stami profumati. I fiori, che all’esterno erano di un blu intenso, all’interno erano gialli o rosa chiaro con degli enormi stami color arancio. Xam non ebbe il tempo di sorprendersi, che entrambi furono delicatamente sputati fuori dal fiore. I due amici iniziarono a ridere a crepapelle.

      Zàira cercò di spiegare, tra una risata e l’altra, che l’interno del fiore emanava un fluido esilarante.

      A quel punto Xam era pronto per volare da solo e abbandonò la mano di Zàira che un momento prima stringeva fortissimo.

      Il divertimento era al culmine e Xam continuava ad entrare ed uscire dai fiori.

      Zàira cercò di avvicinarlo, aveva dimenticato di dirgli di non esagerare, il fluido esilarante poteva fargli perdere il contatto con la realtà.

      Non passò molto tempo che questo accadde, Xam aveva perso il controllo e si avvicinava pericolosamente alla zona vietata.

      Zàira pensò di dover intervenire prima che fosse troppo tardi, le punte dei cristalli sulla parete lo avrebbero ucciso. Xam però si muoveva alla sua stessa velocità per cui sarebbe stato impossibile raggiungerlo. Così tirò fuori dalle tasche le sue due bombolette e le utilizzò per accelerare. Raggiunse l’amico, che rideva non rendendosi conto del pericolo, un attimo prima che si schiantasse sulla parete e lo trascinò via.

      Lo riportò nella zona dei fiori e non lo mollò più fino alla fine del volo, appena si trovarono sulla giusta corrente ascensionale, si fece consegnare le sue bombolette e, tenendolo fra le sue braccia, lo riportò al riparo sul ciglio del canyon.

      Si rendevano conto di aver rischiato la vita ma non riuscivano

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