Posseduta Dagli Alfa. Jayce Carter

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Posseduta Dagli Alfa - Jayce Carter

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di resistere un attimo di più, Joshua si concesse un piccolo assaggio. Fece scattare la lingua lungo il suo centro, sfregando la lingua irrigidita contro il suo clitoride. L’azione non fu certo sufficiente a soddisfare il suo desiderio, il desiderio di spalancarle le cosce e banchettare per ore, fino a renderla un caos di tremiti e singhiozzi.

      L’alfa si concesse il piccolo assaggio per tirare avanti, prima di far scivolare il pollice sotto le sue mutandine fradice e accarezzare il suo clitoride, che si era ingrossato sotto il suo tocco. Joshua si sedette sui talloni per osservare il corpo di Claire. Sarebbe stato meglio se l’avesse spogliata, ma in ogni caso, lo lasciava senza fiato.

      La sua maglietta, né aderente né scollata, lasciava tuttavia intravedere il profilo dei suoi seni, i capezzoli appuntiti che premevano contro il tessuto come un’offerta. Di nuovo, il suo cazzo pulsò, duro e disperato e pronto.

      Era impossibile che potesse averla. Era troppo insicura, troppo nervosa. Ci sarebbe voluto del tempo, ma il suo corpo si rifiutava di ignorare i propri bisogni.

      Posizionò la mano di Claire sulla propria spalla e si infilò una mano nei pantaloni. Avvolse il proprio membro con l’ampio palmo e iniziò a masturbarsi con movimenti efficienti. Non c’era alcun bisogno di stuzzicare o di prolungare alcunché. Non tentò di trattenersi o di farlo durare. Si trattava solo di concedere al suo corpo un premio di consolazione, dato che non sarebbe potuto entrare nell’omega il cui sapore si attardava sulla sua lingua.

      La schiena di Claire si inarcò e i suoi fianchi si mossero in avanti. Joshua tormentò il fascio di nervi nascosto lì, senza lasciarle tregua, senza darle il tempo di prendere fiato. Il sudore le imperlava la fronte, tracciando una scia lungo la sua gola. Nella luce tenue della stanza, Joshua riusciva a vedere il suo sudore e i suoi occhi chiusi e persi nel piacere.

      L’alfa concentrò la propria attenzione sul suo clitoride, sfregandolo più forte, mentre la mano sul suo cazzo accelerava con l’ansimare dell’omega.

      La tensione nel corpo di Claire crebbe fino a che non gettò la testa all’indietro, colpendo il muro con un tonfo, abbastanza forte da far trasalire l’alfa. I suoi gemiti si interruppero, il suo respiro si bloccò, le sue unghie scavarono nelle spalle di Joshua, abbastanza forte da graffiargli la pelle.

      L’alfa la raggiunse poco dopo, un’ultima spinta data dalla vista di lei sopraffatta dalla passione, dal piacere, dal rossore sulle sue guance e dall’alzarsi e abbassarsi del suo petto.

      Venne nei pantaloni, cosa di cui non si preoccupò affatto. Si alzò e raccolse il suo sperma caldo e spesso con le dita, mentre liberava la mano. La baciò, azione da lei ignorata, mentre tentava di riprendere fiato, mentre il suo corpo iniziava a riprendersi.

      Joshua appoggiò la fronte coperta di sudore contro quella di Claire, prima di infilare le dita ancora ricoperte di sborra attraverso le sue labbra – un istinto da alfa, per marcare la compagna con il proprio odore, con il proprio sapore.

      Compagna? La parola sedeva sulla punta della sua lingua come una minaccia, ma non riusciva a ricacciare indietro quell’appellativo.

      E, come previsto, Claire rispose divinamente. Chiuse le labbra intorno a quelle dita e vi fece girare intorno la lingua, ingoiando il dono offerto.

      Mentre l’omega succhiava le sue dita, mentre il suo profumo lo circondava e con la mano libera le accarezzava i capelli scuri, Joshua emise delle tenere fusa.

      Claire si sarebbe dovuta abituare a lui, perché non aveva nessuna intenzione di lasciarla andare.

       * * * *

      Non poteva guardarlo. Anche se Joshua se ne stava in piedi nel negozio, impossibile da ignorare, Claire ci provò.

      Guardarlo era troppo, avrebbe reso tutto troppo vicino, troppo reale. Non poteva fingere che non fosse accaduto nulla, non quando lo guardava. Quando lo faceva, tutto ciò a cui riusciva a pensare era la sensazione delle sue dita contro di lei, il modo in cui aveva leccato lo sperma dalle sue dita con grande entusiasmo, il modo in cui lo avrebbe implorato per averne di più se non l’avesse zittita con un bacio appassionato.

      Come aveva potuto arrendersi a qualcosa di tanto stupido? Qualche momento di piacere non valeva il rischio.

      Più dava, più avrebbero preso. Era ciò che facevano gli alfa. Prendevano e prendevano e non erano mai soddisfatti.

       Maledetti, non capiscono che non mi è rimasto niente da dare?

      Joshua l’aveva riportata al suo negozio, il viaggio in macchina silenzioso nonostante i suoi tentativi di coinvolgerla in una conversazione. Nemmeno il suo fascino poteva tentarla.

      Claire non riusciva a liberarsi dall’inquietudine, il suo corpo si rifiutava di calmarsi. Dopo l’intenso orgasmo, il primo che avesse mai desiderato senza il calore, non riusciva a muovere i piedi. Tutto appariva troppo freddo, troppo chiuso, il mondo troppo grande e buio. Le era venuta la pelle d’oca e non era più riuscita a liberarsi da quella strana sensazione.

      Claire passò accanto a Joshua mentre chiudeva il negozio e raccoglieva le sue cose. Mentre gli passava accanto, l’alfa le afferrò il braccio.

      L’azione la fece immobilizzare, i nervi a fior di pelle. La pericolosità di quel tocco andava oltre la minaccia fisica. Dopo ciò che era successo fra loro, si era resa conto che avrebbe potuto fare di peggio che ferirla.

      «Fai un respiro», disse.

      «Riesco a respirare da sola.»

      L’alfa le solleticò il braccio con il pollice, le labbra incurvate verso l’alto. «Sei nervosa. Pensavo di averti mostrato che non ti farò del male. Se avessi voluto fartene, non credi che lo avrei già fatto, ormai? Ne ho avute molte occasioni, dopotutto.»

      «Cosa vuoi da me?» La domanda uscì debole dalle sue labbra.

      Joshua sollevò la mano e la pose sulla sua nuca, un peso saldo ad ancorare i suoi pensieri erranti. «Perché hai così tanta paura, se non sai nemmeno cosa voglio?»

      «Perché, qualunque cosa sia, non posso dartela.»

      L’alfa inclinò la testa, il suo sorriso quasi divertito, prima di avvicinarsi per rubarle un rapido bacio. «Beh, tesoro, sono certo che ti piacerà ciò che voglio, quindi smetti di preoccuparti così tanto.»

      Claire aprì la bocca per ribattere, ma il rumore di qualcuno che si schiariva la gola dietro di lei la fece voltare.

      Improvvisamente, ogni senso di rilassamento svanì.

      Alla porta c’era Bryce.

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