La riconquista di Monpracem. Emilio Salgari
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Читать онлайн книгу La riconquista di Monpracem - Emilio Salgari страница 4
– E l’Inghilterra…
– Sì, vi vendicherà, troppo tardi per vostra disgrazia. La sua bandiera non è ancora giunta a coprire questo piroscafo.
Non volete dirmi chi siete? Ve lo dirò io allora.
Voi siete l’ambasciatore inglese che l’Inghilterra manda a Varauni a sorvegliare, o meglio a spiare gli atti di quell’imbecille di sultano.
Mi sono ingannato? —
L’inglese era rimasto come fulminato. Aveva capito d’aver dinanzi a sé un uomo capace di eseguire alla lettera la minaccia e di farlo stramazzare, con quattro palle di pistola nel petto, sanguinante sul tappeto del gran salone.
Il momento era tragico. Nessuno fiatava.
La bionda miss aveva interrotto il suo waltzer, mentre i trenta malesi avevano fatto un passo innanzi, facendo scintillare minacciosamente, alla luce delle innumerevoli candele, le loro enormi sciabole.
2. L’ambasciatore inglese
Mai l’inglese, anche durante le sue cacce in India od in altre regioni dell’Asia, aveva veduto la morte così vicina.
Yanez, fermo a due passi di distanza, teneva sempre puntate le pistole e le sue mani non avevano un tremito.
Un rifiuto, una esitazione, e quattro spari avrebbero echeggiato là dove fino allora aveva vibrato il pianoforte.
– Orsù! – disse Yanez, alzando un po’ le pistole. – Vi decidete sì o no?
Per Giove! Io a quest’ora, preso così fra l’uscio e il muro o, se vi piace meglio, fra la vita e la morte, non avrei esitato.
È vero che un portoghese non è un inglese.
– Insomma che cosa volete da me? – chiese l’uomo dai favoriti rossi.
– Vi faccio osservare che non mi avete chiamato ancora Altezza, milord.
– Io non vi riconosco questo titolo.
– La corona che mia moglie, la rhani, porta sulla fronte, ai confini del Bengala, è abbastanza pesante, signor mio, per farvi rispettare le persone.
Sono un rajah e basta. Ditemi invece chi siete voi. Sono due minuti che attendo la vostra risposta e che aspetto di graziare od uccidere un uomo. —
L’inglese, quantunque facesse degli sforzi supremi per mantenersi tranquillo, impallidiva a vista d’occhio.
– La risposta! – ripeté Yanez.
– Che cosa volete fare di me? Io non lo so ancora.
– Solamente impedirvi di andare a Varauni come ambasciatore dell’Inghilterra, perché quel posto verrà occupato da un’altra persona che io ora non posso nominare.
– E vorreste arrestarmi?
– Certo, milord: vi imbarcherò sul mio yacht, dove sarete trattato con tutti i riguardi possibili.
– E fino a quando?
– Fino a quando piacerà a me.
– È un sequestro di persona.
– Chiamatelo come volete, milord: a me non disturberete con questo i miei sonni.
Ed ora, milord, conducetemi nella vostra cabina e consegnatemi le credenziali per il sultano del Borneo.
– È troppo! – urlò l’inglese.
– Ma obbedendo salvate la vita.
Sbrigatevi: abbiamo annoiato abbastanza queste signore e queste signorine. —
Si era voltato e fatto un cenno.
Subito quattro malesi, robusti come piccoli tori, lo raggiunsero in mezzo alla sala.
– Voi, poi – gridò Yanez volgendosi verso la scorta sempre immobile – al primo tentativo di rivolta fate fuoco. —
Prese un candeliere che si trovava sul pianoforte e spinse avanti l’inglese, il quale ormai non si sentiva più in caso di tentare la menoma resistenza.
– Andiamo! – gli disse.
Attraversarono il salone, aprendosi il passo fra i passeggeri terrorizzati ed impotenti, e sempre seguiti dai quattro malesi raggiunsero il quadro di poppa, dove si trovavano le cabine di prima classe.
Yanez si era messo a leggere i cartellini attaccati alle porte che portavano il nome, cognome e condizione dei viaggiatori.
– Sir William Hardel, ambasciatore inglese – lesse. – È dunque questa la vostra cabina?
– Sì, signor brigante! – rispose l’inglese, furibondo.
– Fareste meglio a chiamarmi Altezza: ve l’ho già detto. Aprite, signor mio. —
Sir William non osò rifiutarsi. Si sentiva addosso i quattro malesi, i quali pareva avessero una voglia pazza di metterlo a pezzi coi loro terribili parangs.
La porta fu aperta ed i sei uomini entrarono in una bellissima e spaziosa cabina ammobiliata con molto lusso e soprattutto con buon gusto.
Yanez che osservava tutto, balzò verso il canterano dove si trovava una pistola; la prese e la passò ai suoi uomini, dicendo al disgraziato ambasciatore:
– Certe volte succedono delle cose che non si possono prevedere, e sono quasi certo che se voi aveste potuto afferrare prima di me quell’arma, me l’avreste scaricata nel petto.
– Le occasioni non mancheranno – rispose sir William.
Mentre i malesi lo attorniavano per impedirgli di fare il menomo atto di ribellione, aprì la sua grossa e splendida valigia di pelle gialla cogli angoli d’acciaio.
– Sono qui le credenziali? – chiese Yanez.
– Sì, bandito.
– Fatemele vedere.
– Sono in quel pacco di carta rossa sigillata.
– Benissimo. —
Il portoghese spezzò i bolli, tolse l’involucro e trasse diversi documenti che scorse rapidamente.
– Sono in perfetta regola, Sir William Hardel. —
Li rimise nel bagaglio, poi volgendosi verso due dei suoi uomini aggiunse:
– Portate tutto ciò a bordo del mio yacht.
– Assassino! – gridò l’inglese. – Mi private perfino delle mie vesti e del mio denaro!
– No, Sir William, lo metto solamente al sicuro.
– Ed ora che cosa volete fare di me?
– Seguirete questi due altri uomini, i quali hanno precedentemente ricevuto tutti gli ordini