La guerra del Vespro Siciliano vol. 2. Amari Michele

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La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - Amari Michele

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del 28 agosto 1296, nell’Elenco delle pergamene del r. archivio di Napoli, tom. II, pag. 171.

173

Ibid., pag. 172, 177, diplomi di sett., 1296, e febb., 1297.

174

Surita, Ann. d’Aragona, lib. 5, cap. 20, 21.

175

Nic. Speciale, lib. 3, cap. 12, 13, 14.

176

Nic. Speciale, lib. 3, cap. 17.

Surita, Ann. d’Aragona, lib. 5, cap. 21, 23.

177

L’ultimo concetto dell’orazione di Loria, riferita da Niccolò Speciale sembrerebbe triviale e superfluo pei noti principî del dritto comune e feudale. Ma ove si ricordi il dritto pubblico degli Aragonesi e dei Catalani, si vedrà ch’esso era per lo meno assai dubbio intorno il presente caso, cioè di combattere in paese straniero contro i comandi del proprio monarca, e forse contro le sue stesse armi che militassero da ausiliari.

178

Nic. Speciale, lib. 3, cap. 17 e 18.

Questi dice espresso che il re, tornando repente di Calabria per quell’ambasceria, chiamò subito il parlamento a Piazza, e vinse il partito; poi tornato a Messina, rimandò l’ambasciadore con la risposta. Nei nostri capitoli del regno si leggono le costituzioni decretate in parlamento a Piazza il 20 ottobre, promulgate dal re a Messina il 25 novembre 1296, come ben il mostra il comentatore monsignor Testa. Dopo tuttociò non so comprendere come il Testa, nella Vita di Federigo l’Aragonese, porti deliberate in quel parlamento le sole costituzioni, e tenutone un secondo a Messina per quella principalissima faccenda dell’ambasceria, ch’è contro la chiara testimonianza dello Speciale, e contro la probabilità; non potendo supporsi che nel parlamento convocato così in fretta si deliberassero tranquillamente nuove regole di amministrazione pubblica, e si rimettesse ad altro tempo la vital quistione della pace e della guerra. Se il secondo parlamento fosse stato convocato, perchè nel primo non si era potuto conchiuder nulla sull’oggetto principale, nel primo si sarebbero tutto al più prese deliberazioni di poco momento, non quelle riforme a favor dell’elemento municipale che mostrano l’azione d’un partito preponderante. Due cose io credo abbian tratto in errore il Testa. La prima, aver seguito nello Speciale (cap. 18) la lezione, Fridericus Messanam egreditur, anzichè la più naturale di regreditur, ritenuta dal di Gregorio. La seconda sorgente di errore fu l’error del Surita, il quale avendo per le mani la cronaca di Speciale, che non porta date, e non i nostri capitoli del regno, ma alcuni diplomi riguardanti un’ambasceria di Giacomo a Federigo in febbraio 1297, pensò porre questa innanzi il parlamento di Piazza; e narrò che Federigo, avuti i messaggi, rispose che ne riferirebbe al parlamento, e que’ non vollero attendere. Il Testa in parte seguendo Surita, e in parte correggendolo come que’ che avea sotto gli occhi la vera data del parlamento di Piazza, compose quel secondo di Messina. A me par chiaro, che nel parlamento tenuto in Piazza il 20 ottobre 1296 si deliberarono insieme, come afferma Speciale, la risposta all’inviato aragonese, e, come il provano i capitoli del regno, le novelle costituzioni anzidette. Tengo ancor vera la legazione di febbraio 1297, perchè Surita certo la trasse da diplomi. E questo fatto, collocato così a luogo opportuno, riesce verosimile: perchè Giacomo insistè dopo la prima ripulsa; Federigo se ne rimise al solito al parlamento, e gli oratori aragonesi, avendone istruzione del re, o comprendendo che riferirsi al parlamento era un prender tempo a una seconda ripulsa, andaron via senz’aspettarla, come afferma il Surita. Indi si vede più chiaramente l’errore del Testa, che, togliendo al tutto da Surita questa legazione di febbraio 1297, fa tener poi il parlamento in Messina, quando al creder di Surita, lib. 5, cap. 26, fu convocato dopo la partenza de’ legati, e in Piazza.

179

Cap. 45, 57, 37, 40, 42, 43, 44, 50, 51, 52, 54.

180

Cap. 36, 38, 39, 46, 47, 48, 58.

181

Cap. 45.

182

Cap. 55, 41, 56.

183

Cap. 53.

184

Cap. 59 infino al 75.

185

Cap. 76.

186

Cap. 77 infino ad 84.

187

Cap. 82, 83, 85.

188

Questo statuto pel carcere è nel cap. 84.

189

Nic. Speciale, lib. 3, cap. 18.

Questa fazione d’Ischia si dee porre tra il 15 settembre e il 20 ottobre 1296, perchè di questa data abbiam due diplomi di Carlo II, l’uno in Brindisi, l’altro in Roma; e Speciale afferma che il re si trovava in Napoli quando tornaron le quattro teride fuggenti.

190

Raynald, Ann. ecc., 1297, breve del 30 dicembre 1296.

191

Surita, Ann. d’Aragona, lib. 5, cap. 25. Veg. la nota a pag. 96 nel presente capitolo.

192

Surita, ibid., cap. 28.

La bolla è data il 4 aprile 1297, in Raynald, Ann. ecc., 1297, §§. 2 a 16.

Veg. anche Gio. Villani, lib. 8, cap. 18.

Nic. Speciale, lib. 3, cap. 12.

193

Raynald, ibid., §. 17.

194

Diploma dell’8 giugno 1297, pubblicato dal Testa, Vita di Federigo, docum. 7.

195

Raynald, Ann. ecc., 1297, §. 18.

196

Ibid., §. 25.

197

Nic. Speciale, lib. 3, cap. 18 e 19.

È gran danno che questo scrittore diligentissimo abbia a sdegno di riportar le date de’ più notabili avvenimenti. In questo di Ruggiero Loria, ancorchè certo si sappia che fin dall’anno precedente ei fosse risoluto a spiccarsi da Federigo, pur importerebbe molto ritrarre appunto il giorno che l’ammiraglio fu sostenuto a corte e poi si fuggi. Perocchè Giacomo a 2 aprile 1297, il creava grande ammiraglio a vita (diploma in Quintana, citato di sopra a pag. 69) e papa Bonifazio il 6 del mese stesso concedeva in feudo a Loria, tornato ad Apostolicae sedis gratiam et mandata, il castello e la terra di Aci, del dominio della chiesa o del Vescovo di Catania, e da lui al presente tenuti (Breve inserito in un diploma di Carlo II, dal registro del r. archivio di Napoli, seg. 1299, C, fog. 14, e pubblicato dal Testa, Vita di Federigo, docum. 10). Or egli è chiaro, che se queste concessioni furon fatte prima della fuga di Ruggiero, costui non tentennava già tra i nemici e Federigo, ma dissimulava la tradigione; e se ne dee conchiudere che Federigo, se errò, errò solo nel risparmiarlo. In ogni modo il nome di Loria e quel di Procida, che prima d’esso s’era gittato alla Via di tradigione, van condannati nel severo giudizio dell’istoria. Il risentimento contro l’invidia de’ cortigiani, potea portarli ad allontanarsi dalle faccende pubbliche e dalla corte, a menar vita privata nelle lor castella, appunto come Loria minaccio a Federigo dopo la presa ti Cotrone; non già a passare a parte nemica, accettar da essa, dignità, beni, carezze. Entrambi abbandonarono Federigo e la Sicilia, perchè non credeano ohe potessero reggere contro le forze di mezz’Europa collegata; e Loria, che avrebbe pur chiuso gli occhi al pericolo se Federigo si fosse lasciato governare da lui, cedè a quell’interesse, quando vide contrariata la sua disorbitante ambizione.

198

Nic. Speciale, lib. 3, cap. 20, 21, 22.

Anon. chron. sic., cap. 56.

Surita, Ann. d’Aragona, lib. 5, cap. 26 e seg.

Gio. Villani, lib. 8, cap. 18.

Veggasi anche il Montaner, cap. 185, il quale seccamente narra l’andata della regina Costanza a Roma con Giovanni di Procida, ove il re d’Aragona era venuto per trattar pace tra Carlo e Federigo. E per le concessioni a Loria veggansi anche i due diplomi del 2 e 6 aprile 1297, citati nella nota precedente.

199

Molti documenti fornisce il r. archivio di Napoli intorno i beni di Giovanni di Procida, e la restituzione che ne fece il governo angioino dopo la sua, come piaccia meglio chiamarla, conversione o tradigione. Ecco quelli in cui io mi sono avvenuto rifrustando i registri angioini.

Diploma del…Carlo II concedette ad Anselletto de Nigella, valletto della sua corte: In primis, de bonis que fuerant Joannis de Procida, palatium quod dicitur Ferni cum terris adiacentibus eidem palatio circum circa, arbusto de nova plantato, olivato, vinea, avellaneto et castaneis etc. e le rendite di alcuni villani di cui si trascrivono

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