Svolte Nel Tempo. Guido Pagliarino

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Svolte Nel Tempo - Guido Pagliarino

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attuata da gloriosi idealisti germanici. Risultava inoltre che a rivelare ai tedeschi l’esistenza e l’ubicazione del disco era stata una certa Claretta che Mussolini, incurante come sempre della morale familiare, teneva come sua amante fissa, donna di trent’anni più giovane di lui. Sin dal febbraio 1933 ella aveva accettato un ingaggio dai servizi segreti nazisti, per duemila lire al mese che, in quei tempi, erano una somma importante. La tapina non s'era resa conto dei guai che sarebbero potuti venire all’Italia dalle sue spifferate ai tedeschi di notizie raccolte fra le lenzuola del Gran Capo. Recitava l'Archivio che gl'ingenui italiani avevano creduto, per molti anni, che fossero stati gl’inglesi, ritenuti i costruttori del disco, a compiere il furto e che, d'altronde, del tutto efficiente era stata la segretezza germanica, non solo quanto all’operazione Patriota, com'era stata definita convenzionalmente, ma pure sulle successive attività di studio, la cui direzione era stata affidata personalmente da Hitler agl'ingegneri Hermann Oberth e Andreas Epp: i lavori avevano richiesto anni, le bombe disgregatrici e i dischi volanti tedeschi erano stati messi a punto soltanto all’inizio del 1939, dopo vari tentativi, grazie paradossalmente a Mussolini con l’avvicinamento ormai strettissimo fra l'Italia e la Germania, ancor prima della stipula fra i due Paesi del cosiddetto Patto d’Acciaio militare siglato il 22 maggio 1939: il dittatore italiano, ormai soggiogato psicologicamente dalla forza economica e bellica dimostrata dal Terzo Reich, aveva fornito a Hitler un dossier sul disco catturato dall'Italia e sugli avvistamenti di altri oggetti volanti non convenzionali e, a precisa richiesta, aveva addirittura consentito a fisici e ingegneri tedeschi di partecipare al progetto del Gabinetto RS/33 su quanto restava del disco, ch’era stato nel frattempo trasportato nella nuova base di Guidonia. In ultimo era stata proprio la condivisione d’informazioni concessa dall’ormai debole e sconcertato Mussolini a determinare il pieno successo dell’operazione di retroingegneria dei tedeschi: la Germania aveva realizzato trentun dischi funzionanti, dotati ciascuno di quattro missili con altrettante bombe disgregatrici; erano stati costruiti e collaudati in una base a una decina di chilometri da Bremerhaven, situata sulla costa del Mare del Nord nel Land di Brema; le bombe erano state fabbricate e sperimentate in località Peenemünde, sull'isola di Usedom davanti al litorale baltico del Reich, evacuata precedentemente dalla poca popolazione civile residente, così come, per molti chilometri in estensione e profondità, era stato sgomberato il litorale antistante l’isola. Dal momento della messa a punto di dischi, missili e bombe, era stato necessario ai nazisti ancora un paio di mesi per l’addestramento di aviatori al pilotaggio degli stessi dischi in atmosfera e in volo sub orbitale, sotto la guida dell’asso dell’aeronautica nazista Rudolph Schriever, nonché all’uso dei missili, ovviamente lanciati durante le esercitazioni senza le bombe disgregatrici, sostituite da ordigni con esplosivo convenzionale. All’inizio di luglio del 1939 la Germania era entrata in guerra senza preavviso e, a differenza di quanto narrava la Storia tradizionale, nell'Alter Storia l’aveva vinta e quasi immediatamente: anzitutto, dai fliegender scheiben – dischi volanti – in volo sub orbitale, mossi dall'antigravità, erano stati lanciati sopra varie città della Gran Bretagna, della Francia, dell’Unione Sovietica e degli Stati Uniti d’America missili armati con bombe disgregatrici, identiche a quelle di cui disponevano le navette da sbarco delle cronoastronavi. Come avevano intuito Valerio Faro e coloro che, dietro alle sue spalle, assistevano alla ricerca, il fatto che i dischi avessero percorso soltanto sub orbite era dovuto all’esser stati ancor imperfetti, per il momento, rispetto al prototipo giunto dal futuro.

      L'Alter Storia era proseguita in modo del tutto agghiacciante, nella perdita d’ogni valore spirituale e nel trionfo del più assoluto ateismo. La persona era stata ridotta a un nulla, mera pedina dell’Impero nazionalsocialista. Ovviamente l’Archivio Storico Centrale esaltava queste cose come una conquista preziosissima dell'umanità, confusa questa con la pseudo razza ariana mentre subumani venivano considerati tutti gli altri esseri umani. Dopo la guerra lampo del 1939, ulteriori progressi erano stati fatti sui dischi volanti, fino a giungere al volo orbitale e quindi a quello spaziale sub-luce: la Germania già nel 1943 era giunta sulla Luna con quattro uomini della Luftwaffe, ritornati sull'Alter Terra sani e salvi, e nel 1998 sei aviatori nazisti, di cui cinque tedeschi e uno austriaco, con un disco molto più grande dei precedenti, progettato e realizzato apposta, erano sbarcati per la prima volta su Marte e ne erano tornati. La vera colonizzazione del Pianeta rosso era avvenuta però, come d'altra parte nel mondo di Valerio e di Margherita, solo con la creazione delle cronoastronavi, progettate su Alter Terra nel 2098, interamente un prodotto dell’ingegneria nazista questa volta, così come sulla Terra lo erano state dell'ingegneria degli Stati Confederati d'Europa pochi anni prima: il viaggio sperimentale nello spazio-tempo di astronauti nazisti era avvenuto nel 2105, diretto al vicino sistema doppio Alfa Centauri A e B, senza discese su pianeti: pressappoco com’era stato per la Terra, la quale aveva conquistato lo spazio profondo nel 2107, con un viaggio di circumnavigazione della stella Proxima Centauri, a 4,22 anni luce di distanza dal nostro Sole, e ritorno immediato. Non risultava invece dall’Archivio che i nazisti di Alter Terra avessero fatto viaggi nel tempo: forse temendo di cambiare la Storia a proprio danno? Dunque, nemmeno c’era stata una spedizione nell’anno 1933 per studiare il fascismo e, come avevano ragionato Margherita e gli altri, il disco catturato dagl'italiani e rapinato dai tedeschi era giunto dal futuro della Terra e non dell'Alter Terra. Valerio aveva interrogato l’Archivio anche sul tempo precedente gli anni ’30 del XX secolo: dagli albori della civiltà fin al giugno 1933 l'Alter Storia era risultata identica alla Storia.

      â€œCredo che a questo punto”, aveva dichiarato la comandante a equipaggio e scienziati, “non ci resti che saltare nel passato e provare a cambiare le cose”.

      Aveva appena terminato la frase quando gli elaboratori di bordo avevano messo in allarme rosso il sigaro: avevano rilevato un disco, sicuramente amico, di quelli in dotazione alla nave 22, avvicinarsi alla massima velocità e, dietro di esso, in salita a una decina di chilometri al di sotto, altri due dischi non identificati. I computer avevano avvertito subito dopo un lancio di missili dai secondi contro il primo, mentre il pilota amico chiedeva concitatamente al sigaro 22 d’aprire l’hangar con priorità assoluta. Era stato fatto. La manovra successiva della navetta era stata spericolata, col rischio di schiantarsi contro la cronoastronave e di danneggiarla o peggio; il disco era però entrato nell’astrorimessa senza danni. Non appena chiusosi il portellone dietro alla navetta, la comandante aveva ordinato ai computer un immediato balzo verso il passato e il vascello 22 era scomparso giusto in tempo per non esser colpito dai missili. In base alla normativa di sicurezza, il cronosalto avrebbe dovuto avvenire lontano dal pianeta, così, invece, l’energia sprigionata dalla temponave aveva annientato gli ormai vicinissimi missili dei dischi inseguitori.

      Alle ore 0 e 30 di notte del 18 giugno 1933, neppure cinque giorni dopo il ricovero, in un hangar della fabbrica SIAI Marchetti di Vergiate, del disco catturato, molte figure appena distinguibili agli occhi d’un gatto, rivestite da tute nere, erano scese silenziosamente sul terreno attorno agl'impianti, appese a paracadute parimenti neri. Affinché i motori degli aerei che, dalla Baviera, li avevano portati sul luogo non fossero facilmente udibili da terra, i paracadutisti s’erano lanciati da un’altezza di quattromila metri, aprendo gli ombrelli dopo una caduta libera di tremilasettecento. Nonostante la tenebra, nessuno era rimasto infortunato.

      Ben conoscevano i turni di servizio della guardia italiana perché una spia li aveva verificati nei giorni precedenti e comunicati ai propri superiori a Berlino. Sapevano che alle ore 0 del 18 giugno s’era svolto il cambio della guardia e che il manipolo della Milizia smontato aveva lasciato il posto per rientrare in caserma.

      Dopo essersi ricongiunta, la compagnia, composta da sessanta uomini al comando del capitano Otto Skorzeny e da alcuni ingegneri del Genio guastatori, era penetrata silenziosa, col passo militare del fantasma, nel locale portineria della fabbrica, subito chiudendo la bocca e tagliando la gola ai due poveri custodi, marito e moglie. Quindi cinquanta dei

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