Un Gregario Solo Al Comando!. E. T. Palwin

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Un Gregario Solo Al Comando! - E. T. Palwin

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      «Dunque, perché rischiare l'immagine di splendido gregario nel prossimo Giro d'Europa? Se dovesse fallire il bellissimo Toro dell'Uruguay ne uscirebbe infangato, addirittura morto!»

      Come eccepire? Marcelo china il capo.

      «Stiamo valutando d'offrirle un ruolo nella dirigenza. Non è da tutti e dovrebbe saperlo che ne ha visti passare tanti, caro.»

      Come contraddire quella logica schiacciante? In che modo considerare tutto ciò un insulto insopportabile, invece che un premio, un riconoscimento, una gran fortuna, quale in effetti è?

      Valmontedo mostra il capo chino, proprio come avviene nel Tercio de Muleta di una corrida. Qui il toro, posto in condizioni d'inferiorità, viene costretto a tenere la testa abbassata, affinché il torero possa conficcargli la spada tra le scapole, fino a poterne raggiungere il cuore. Tuttavia la legge taurina prevede un tempo limitato entro il quale questi debba assestare il colpo conclusivo. Oltre, lo squillo di una tromba lo avvisa di essere in ritardo e di affrettarsi. Proseguendo, infatti, al risuonare dell'ultimo avviso avrà fallito il proprio compito e uscirà tra i fischi del pubblico.

      Proprio adesso, nel silenzio che si è creato, risuona discreto un contatto telefonico in ingresso. È il suo! Si tratta di Elisabeth. Si scusa. Motiva l'urgenza di rispondere con un preoccupante stato febbrile del piccolo Alejandro. Rassicura tutti: farà presto ritorno. Appartato spiega quanto di buono stia capitando, nella segreta speranza che lei possa accogliere quelle novità. Così non è! Da principio fredda e scostante, poi addirittura isterica.

      «Sono la moglie di un ciclista! Voglio questo!» strilla, come fosse davvero una bambina capricciosa. «O così o non c'è più niente! Lo capisci?»

      A stento riesce a calmarla. La convince che non c'è problema, che non ha obblighi. Anzi, volendo potrà rinnovare per altri tre anni. Nulla di più falso, è chiaro, ma adesso due parole ripete in sé: «Gana tiempo.»

      Guadagna tempo. Con lei l'ha fatto, ma in quella sala riunioni è in corso una corrida che conosce un unico finale ammissibile: la morte cruenta del toro! Però, ragiona, quando il matador non riesce a ucciderlo, ha fallito e da vivo, per quanto moribondo, viene portato via. Ok, per essere ucciso altrove, ma da vivo, ancora vivo! Forse trovando il modo di convincere Lanfranco Astrale che il prossimo Gran Giro sarà corso bene, addirittura meglio degli altri, promettendo che sarà l'ultimo e che il futuro lo vedrà dirigente… Di lì via, in un'altra squadra! Certo, come no, faranno a gara per aggiudicarsi un trentanovenne che non ha mai vinto. Un passo alla volta. Per Elisabeth, perché le serve ancora un po' del suo mondo perfetto, sì, devo essere perfetto un altro po'. Ne ha bisogno e io di lei, sì, io di lei!

      «Gana tiempo» mormora rientrando in quella sala riunioni, d'improvviso grande come l'arena che aspetta il suo tributo di sangue taurino.

      «Presidente?» improvvisa, preda del suo delirio. «Es siempre esportivo, corajoso e un grande apostadòr, ehm, scometitore?»

      Quest'ultimo accenna un sorriso ammiccante che lo riempie di speranza.

      «Em breve haverá uma simulação de» si blocca! Non è quello il momento giusto per essere nervosi in portoghese, come in spagnolo, come in generale. «Presto averá una simulazione de gara. Sardena con outros, ehm, con altri.»

      Raggiante, Astrale chiede: «Cosa scommettiamo, caro?»

      «Queremos apostar que eu termino primeiro? Si puedo, vou estar no Grand Tour de Europa!»

      Tale e tanta è la tensione provata, spalle al muro, tra vita e morte del matrimonio, ma anche di più, che neppure s'accorge di come gli escono quelle parole.

      Tuttavia non serve traduzione, poiché l'altro rilancia con piglio furbesco: «Va bene. Scommettiamo, ma il percorso lo decido io e al traguardo dovrai avere almeno due minuti di vantaggio. In caso contrario, caro, donerai la buona uscita da corridore per la tribunetta mancante nel nostro velodromo!»

      Sì, il toro è vivo, ed Elisabeth è al suo fianco, ma per quanto ancora vi rimarranno?

      ​4. La Stradaccia.

      Per molti aspetti il Team Astrale è collocato in una posizione strategica. Appena fuori città, possiede uffici societari e cuore dell'impianto sportivo in quello che fu il casale di famiglia del suo presidente e fondatore. Ben 30 ettari a un'altitudine di 473 metri che ospitano anche laboratori, magazzini, palestre, ecc., ecc.. Di recente costruzione un velodromo di 250 metri. Nei dintorni solo un paio di tenute agricole affette da pigrizia. Nel complesso un luogo che garantisce tranquillità e aria pulita. Qui, le strade di servizio esterne sono spesso utilizzate per i loro allenamenti. In particolare, a 1000 metri c'è una strada extraurbana secondaria considerata “speciale”. Composta da un'unica carreggiata, con una sola corsia per senso di marcia, se imboccata a sinistra, sale in cima al Monte Ovarolo, mentre nella direzione opposta scende al mare. In tutto 25 km che inglobano il meglio di una tappa ciclistica. Dal punto più basso, ossia la piccola marina di Fiumarola, si va su per 6 km, tra tornanti in successione con pendenze fino al 12%; segue un tratto in piano di 5 km, buono per allunghi e simulazioni di arrivo in volata; saliscendi per 2 km ad altezza velodromo; e infine su, fino in cima, per altri 12 km d'infernale salita, tra curve e controcurve, pendenza media del 14% con punta massima del 25, dall'ultimo tratto pianeggiante un dislivello di 1216 metri, per complessivi 1689 metri dal livello del mare. A percorso invertito altrettante discese mozzafiato! A causa delle caratteristiche estreme nota come “la Stradaccia”, dal punto di vista ciclistico ha un'altra invidiabile dote: è sempre deserta, essendovi nelle vicinanze percorsi più agevoli e meglio serviti. Nondimeno, ancora qualche mese e lo scenario potrebbe mutare in maniera drastica. Seppur da confermare, infatti, si rincorrono voci insistenti che la vedono presente in una delle tappe italiane del prossimo Gran Giro d'Europa.

      «Ricapitolo, poi Max darà il via» sostiene Lanfranco Astrale, ammiccando al Toro, a conferma della loro scommessa.

      Non ha perso certo tempo. Mobilitata la propria macchina organizzativa ha pianificato un percorso di 100 km.

      Riuniti sulla linea di partenza del velodromo: Sardena, Guzzi, South, Giansante, Papis e naturalmente Valmontedo, aggiunge: «Si inizia con 84 giri di pista, poi, si va sulla Stradaccia. Lì si scende verso Fiumarola e in fondo alla marina si gira intorno all'obelisco della piazzetta da dove si risale verso l'Ovarolo. In cima al Belvedere Nardone, percorsa la rotonda, si torna giù. Di nuovo intorno all'obelisco del lungomare per poi risalire, ma questa volta, solo fino alla deviazione che riporta qui. Gli ultimi 5 giri nel velodromo e avremo il vincitore!»

      Gianni Sardena annuisce più volte. Magro, belloccio, lunghe leve, moro con un ciuffo tinto di biondo, ha il vizio di mangiare le unghie prima del via.

      «La pista, cari miei, misura 250 metri, così per gli ultimi 5 giri bastano giusto 2 minuti» tiene a rimarcare.

      «Ottima idea» commenta Procopio. «Così si vedrà a occhio se c'è il distacco.»

      «Bem, obrigado. Bene.»

      Marcelo tiene per sé ogni ovvia considerazione. Sa che si è pensato a quel tratto di estrema salita per favorire il suo giovane rivale, devastante in quel contesto. Il finale, poi, è studiato per privarlo d'ogni residua speranza. È chiaro: lo si vuol vedere finire corsa e carriera secondo consuetudine… A mo' di passeggiata! In effetti dovesse scalare l'Ovarolo senza accusare distacco, per piombare nello sconforto più assoluto gli basterà non essere da solo nel velodromo. Ciò sarà l'evidenza di un surplus al di sotto dei 2 minuti oggetto di scommessa!

      Ebbene

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