Il Cuore Del Tempo. Amy Blankenship
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Читать онлайн книгу Il Cuore Del Tempo - Amy Blankenship страница 8
Kyoko sorrise quando vide Shinbe destarsi e farle l’occhiolino. «Sì, mi farebbe piacere venire con voi. Così uniamo le forze se Shinbe esagera.».
Lo guardarono entrambe, lui si lamentò e Kyoko non poté fare a meno di ridere. Quei due le stavano proprio simpatici.
Toya osservava Kyoko con la coda dell’occhio. Dannazione, com’era bella quando rideva. Ringhiò tra sé... da dove saltavano fuori quei pensieri? Si appoggiò allo schienale, infastidito dalla direzione in cui stava andando la propria mente. “Dannazione!” pensò. Adesso sarebbe dovuto andare anche lui a ballare, solo per tenerla d’occhio.
Kyoko si voltò mentre rideva ancora con Suki e Shinbe. Quando i loro sguardi si incrociarono, Toya sentì il cuore saltare un battito e il sangue riscaldarsi di parecchi gradi. Si rese conto che il potere di Kyoko era aumentato adesso che era felice, rispetto a prima, quando lui l’aveva fatta arrabbiare. Si sentiva a disagio, per la prima volta dopo tanto tempo.
Kyoko smise di ridere e si girò di nuovo verso Suki: «Ehi, non so neanche quali corsi ho lunedì, né in quale aula. Come faccio a saperlo?».
Prima che Suki potesse aprire bocca, Toya rispose alla domanda con tono pigro: «Tutti gli studenti che hanno una borsa di studio seguono gli stessi corsi, quindi tu, Suki, Shinbe e gli altri sarete nella stessa classe. L’unico corso a parte si segue con il rettore.».
Kyoko si accigliò: «E quale materia insegna il rettore?».
Stavolta fu Shinbe a rispondere: «È diversa per ognuno di noi, ecco perché i corsi sono separati. Lui ci aiuta con le nostre abilità speciali.». Si appoggiò allo schienale con aria pensierosa, poi, con un sorriso compiaciuto, aggiunse: «Immagino che tu rafforzerai i tuoi poteri di sacerdotessa.».
La rabbia di Kyoko esplose di nuovo, come diavolo faceva il rettore a sapere che era una sacerdotessa? Nella lettera non c’era scritto niente a riguardo. E lei, negli ultimi due anni, aveva cercato di sopprimere quegli stessi poteri per cui il rettore le aveva dato la borsa di studio. Voleva vederci chiaro il prima possibile.
Guardando il proprio piatto, Kyoko disse con voce tesa: «Magari è un errore. C’è un modo per parlare con il rettore?».
Toya restrinse lo sguardo. Kyou lo aveva avvertito che lei avrebbe potuto chiedere di vederlo e, sebbene non volesse vedere mai nessuno al di fuori delle lezioni, gli aveva detto di portarla direttamente da lui se avesse avuto delle domande.
«Che c’è, hai paura?» la schernì Toya, guadagnandosi un’altra occhiataccia da quegli occhi burrascosi. E così quella ragazza pensava di saperlo tenere a bada? Bene, sarebbe stato divertente guardarla mentre provava a farlo anche con Kyou. Lui sapeva quanta paura potesse incutere Kyou nelle persone senza dire una sola parola.
«D’accordo, ti porterò da lui quando avrai finito.» la sfidò Toya, per vedere se avrebbe abboccato.
La rabbia di Kyoko si affievolì a quelle parole. Scostando il piatto, reagì al suo bluff e annuì: «Io sono pronta.», e alzò un sopracciglio.
«Come mai tanta fretta?» le chiese Toya sogghignando mentre si alzava. «Forse prima dovresti darti una calmata, lui percepirà la tua rabbia.». La prese in giro, convinto che lei non avesse la più pallida idea di quello che la aspettava.
Kyoko restrinse lo sguardo, poi si alzò in piedi e guardò Suki e Shinbe. «Ci sentiamo quando finisco, passate a prendermi? Vi aspetto in camera mia, così ci mettiamo d’accordo per stasera.». Fece l’occhiolino a Suki, poi guardò Toya e, con voce impassibile, aggiunse: «Sempre se decido di restare.».
Lui si voltò sbuffando e lei lo guardò, poi salutò gli altri mentre lo seguiva. Notò subito che gli altri studenti si scostavano al passaggio di Toya, e si chiese tra sé: “Ma chi è? Il bullo della scuola?”.
Non intendeva dargli la soddisfazione di correre per raggiungerlo, così si mise a camminare con calma, rimanendo volutamente indietro. Quasi arrossì quando si ritrovò a guardargli il fondoschiena. Osservò i capelli lunghissimi che lasciavano intravedere la sua rotondità, e s’infuriò ancora di più. “Bello e irritante” era un binomio terribile.
Scuotendo mentalmente la testa, continuò a seguirlo, imprecando contro il proprio sguardo curioso. «Solo un idiota può trovare carina una persona che non sopporta.» borbottò a bassa voce. «Irritante... scontroso... e arrogante... ma non carino.» aggiunse sorridendo, e si sentì un po’ meglio.
Una strana sensazione le corse lungo la spina dorsale, facendole alzare lo sguardo per incrociare un paio di occhi scuri e penetranti. Il ragazzo era appoggiato al muro in cima alle scale, e la stava guardando. Aveva i capelli color ebano, lunghi oltre le spalle, e i suoi occhi intensi erano neri come la notte. Era molto attraente ma la faceva sentire quasi... in pericolo, perciò distolse lo sguardo. “Datti una calmata, Kyoko. Smettila di fare la radiografia a tutti quelli che vedi.” disse a se stessa mentre provava a guardarlo di nuovo.
«Ecco la ragazza più carina di tutto il campus.». Kyoko sentì un braccio che le circondava le spalle, e riconobbe la voce del ragazzo che le aveva mostrato la sua camera quella mattina. Sentì le punte dei capelli solleticarle il viso, come se una brezza fosse spuntata dal nulla per accarezzarla.
Gli rivolse un sorriso caloroso ma, allo stesso tempo, si abbassò per liberarsi dal suo braccio. «Kotaro, è bello rivederti. Grazie per avermi aiutato stamattina.» disse Kyoko, nervosa per tutta quella confidenza che lui mostrava. Lo trovava gentile, sì, ma non gli aveva certo dato il permesso di abbracciarla.
Kotaro non batté ciglio e la prese per mano: «Posso accompagnarti da qualche altra parte?». Fissò intensamente i suoi occhi color smeraldo, sapendo di averli già visti da qualche parte. Ed era sicuro che, un tempo, si era perso felicemente in quello sguardo.
Kyoko alzò lo sguardo e vide che Toya si era fermato ed era di nuovo arrabbiato. Le sembrò di sentirlo ringhiare verso di lei, o verso Kotaro, non ne era sicura.
Toya non sapeva cosa stesse facendo Kotaro, ma non gli piaceva il suo atteggiamento così amichevole nei confronti di Kyoko. Un ringhio cupo gli uscì dal petto mentre parlava con tono di avvertimento: «Ci penso io, Kotaro. A meno che non voglia portarla tu da Kyou.». Gli lanciò un’occhiataccia, sapendo che Kotaro incontrava Kyou solo per le lezioni o quando veniva chiamato.
Kotaro lasciò la mano di Kyoko e le disse: «Spero che vada tutto bene.». Ricambiò l’occhiataccia di Toya, poi si rivolse di nuovo a lei: «Attenta a “Mister Ghiacciolo”. Se esagera, ci penso io a lui.». Rivolse uno sguardo compiaciuto a Toya, poi fece un cenno a Kyoko e si voltò, scendendo le scale.
Kyoko sentì Toya sbuffare e lo vide imboccare lo stesso corridoio che aveva percorso lei quella mattina.
Stavolta affrettò il passo e lo raggiunse appena in tempo per vedere che stavano entrando dove c’era il divieto di accesso. Si chiese dove stessero andando. Mentre lo seguiva, pensò che forse la stava riportando nella sua stanza. Toya si fermò proprio davanti alla sua porta e lei gli lanciò un’occhiataccia, ma lui fece un cenno con la mano verso la porta di fronte alla sua e bussò.
Kyoko era scioccata. Il rettore era nella stanza proprio di fronte alla sua?! Ancora una volta, ripensò alle parole di suo fratello “Non ci credo!”. Senza aspettare una risposta, Toya aprì la porta e la spinse dentro.
Kyoko si voltò di scatto, «Non so che cavolo di problema hai, ma potresti evitare di spingermi?» gli disse, facendo un