Il Cuore Del Tempo. Amy Blankenship
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«Forse dovremmo parlarle di tutte le doti che ho.» disse sfacciatamente Shinbe.
Suki si girò e lo guardò storto, «No, non le dirò che sei bravo in “quello”!», e gli diede l’ennesimo scappellotto dietro la nuca.
«Ma si comporta lo stesso come un umano.» disse all’improvviso una voce sarcastica, e Shinbe si raddrizzò, scostandosi per fare posto alla persona in questione.
Kyoko alzò lo sguardo, incrociando un paio di occhi dorati. Appartenevano al ragazzo più bello che avesse mai visto. Lui aveva lunghi capelli con riflessi argentati e la sua pelle dorata sembrava brillare di luce propria. Eppure, con quegli occhi sembrava tenerla prigioniera anche senza guardarla.
Suki sbuffò e incrociò le braccia sul petto, lanciando un’occhiataccia al nuovo arrivato. «Fantastico, mancavi soltanto tu per spaventarla.».
Shinbe sorrise a Suki, poi guardò Kyoko per fare le presentazioni di rito: «Questo è Toya. Toya, lei è Kyoko. Oggi è il suo primo giorno.».
Toya si voltò a guardarla e, per qualche motivo, quel suo sguardo indagatore la infastidì. Kyoko restrinse lo sguardo, gettando al vento la prima impressione positiva che aveva avuto di lui.
«Quindi sei tu la sacerdotessa?» disse lui sbuffando, poi si voltò, ignorandola.
Kyoko lo guardò sorpresa e sussultò. Nessuno lì sapeva che era una sacerdotessa. In realtà, soltanto i suoi familiari lo sapevano.
«E tu come diavolo fai a saperlo?» gridò furiosamente.
Toya trasalì sentendo il proprio sangue ribollire. «Dannazione, non gridare come una pazza. Ci sento ancora bene.» ribatté ringhiando.
Suki e Shinbe sussultarono e quasi desiderarono scomparire mentre gli altri due facevano a gara di sguardi.
I sensi di Toya iniziarono a percepire un’ondata di potere nella rabbia di Kyoko e lui s’irrigidì... forse quel bel corpo nascondeva davvero un qualche potere, ma avrebbe preferito essere dannato, piuttosto che dirglielo.
La scrutò in silenzio. I suoi capelli ramati brillavano alla luce e incorniciavano il suo bel viso a forma di cuore. Aveva degli occhi verdi che ora lo stavano fissando con rabbia, facendogli ribollire il sangue. Gli piacevano le ragazze che avevano fegato, e lei ne aveva da vendere ma, per qualche strano motivo, la cosa sembrava metterlo a disagio. Non gli piaceva il modo in cui lo stava guardando... ma risolse subito il problema.
Le lanciò un’occhiataccia, cercando di intimidirla. «Tu hai una borsa di studio, no?... E lui ha detto che sei una sacerdotessa!» ringhiò Toya, avvicinandosi finché il proprio naso non sfiorò quasi il suo, poi incrociò le braccia e sbuffò. «Scommetto che non sai nemmeno com’è fatto un demone.» aggiunse brontolando, poi si rese conto che le sembrava sempre più carina, e questo lo irritava.
Kyoko sussultò e la sua rabbia aumentò. Lei sapeva benissimo com’erano fatti i demoni. Li studiava da una vita e, se la sua famiglia aveva ragione, ne aveva persino incontrato qualcuno... anche se non riusciva a ricordarlo. Non le piaceva l’atteggiamento arrogante di Toya, quindi alzò un sopracciglio come per sfidarlo.
Suki prese le difese della sua amica: «Toya, riesci a essere educato almeno per un minuto? È arrivata solo da un paio d’ore e, se tu non la fai scappare, vorrei convincerla a restare.». Sembrava quasi triste al pensiero di perdere Kyoko così presto.
Toya alzò un sopracciglio e guardò Suki: «Be’, non ha risposto alla mia domanda. Pensi che se la caverà qui?» disse, tornando a guardare Kyoko.
«Io posso cavarmela ovunque, idiota.» lo informò Kyoko con tono gelido.
Suki e Shinbe si guardarono a vicenda. Non avevano mai sentito nessuno tenere testa a Toya in quel modo, eccetto loro stessi e il rettore dell’università, e forse anche Kotaro. Poi sorrisero, quella ragazza iniziava proprio a stargli simpatica.
Un cameriere si presentò al tavolo con un vassoio pieno e Kyoko spostò l’attenzione su di lui. Il ragazzo la guardò un po’ troppo a lungo e i sensi di Kyoko iniziarono ad avvertirla che stava succedendo qualcosa. Fissò i suoi occhi neri, che non sembravano intonati a quel viso infantile.
C’era qualcosa in lui che la attirava, ma Kyoko non era sicura di gradire quella sensazione. Certo, aveva un bell’aspetto, ma aveva anche qualcosa che la metteva un po’ a disagio. Sbatté le palpebre come per liberarsi dall’incantesimo che quel giovane sembrava quasi le stesse lanciando. Poi si destò quando qualcuno ringhiò cupamente.
Toya sentì il freddo sulla propria pelle e ringhiò verso il cameriere, quasi destandolo dal suo stordimento. Il ragazzo si girò per lasciare il tavolo e, quando i suoi occhi incrociarono quelli di Toya, sembrarono trasformarsi da neri a blu metallizzato.
Kyoko guardò Suki con aria confusa ma la ragazza scrollò le spalle, dando un morso al proprio panino. Shinbe tossì con la mano davanti alla bocca per non ridere quando il cameriere si allontanò di corsa. Kyoko percepiva delle vibrazioni molto strane da quel tipo di nome Toya e non si sarebbe arresa finché non avrebbe capito qual era il problema. Si appoggiò allo schienale della sedia e lo osservò per un momento.
Aveva i capelli di una strana tonalità di nero, con riflessi argentati, e i suoi occhi erano stupendi... lui era stupendo. “Dopo ricordati di prenderti a schiaffi per averlo pensato.” si disse. Quegli occhi ardevano di polvere d’oro, senza dubbio. Sarebbe stato simpatico, se non fosse per il modo in cui la stava guardando.
Suki sospirò. Avrebbe dovuto parlare a Kyoko di quella situazione. Toya aveva una sua etica e non era una buona idea contraddirlo. E poi, lei non sapeva di aver fatto arrabbiare un Guardiano.
«Sapete, se si gioca con il fuoco... si finisce per bruciarsi.» disse Shinbe di punto in bianco, ricevendo un’occhiataccia dagli altri, che decisero di ignorarlo.
Toya lanciò un’altra occhiata a Kyoko. Quindi era lei la ragazza che avrebbe dovuto sorvegliare? No, doveva essere uno scherzo. Kyou gli aveva detto che sarebbe arrivata quella mattina e, con tono piuttosto preoccupato, gli aveva ordinato di sorvegliarla e proteggerla senza sosta.
Toya restrinse lo sguardo, ripensando al cameriere che si era avvicinato al loro tavolo. Il modo in cui aveva guardato Kyoko lo aveva fatto infuriare. La sacerdotessa era davvero in pericolo? Perché Kyou avrebbe avuto interesse a proteggere una semplice umana? Non aveva mai trattato nessuno con rispetto, che cos’aveva di diverso quella ragazza?
A volte Toya odiava che Kyou fosse il suo capo guardiano, ma doveva ammettere che gli era grato per averlo preso con sé. Sapeva che, quando Kyou faceva qualcosa, era sempre per una buona ragione, e questo continuava a suscitargli domande su quella ragazza di nome Kyoko.
Shinbe notò che la tensione al tavolo era diventata pesante e guardò Suki con due occhioni dolci. Sapendo che Kyoko avrebbe riso delle sue buffonate, cominciò.
«Allora, Suki, vieni a ballare con me stasera? È sabato e mi dispiacerebbe ballare con dozzine di sconosciute, invece che con te.» disse e, per rafforzare le proprie parole, fece uno sguardo sognante come per immaginare una folla di ragazze che ballavano intorno a lui.
Suki gli rivolse uno sguardo inespressivo, chiedendosi se non fosse il caso di schiaffeggiarlo per fargli