Il Cuore Del Tempo. Amy Blankenship

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Il Cuore Del Tempo - Amy Blankenship

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dietro di lei, e si bloccò. Ormai l’aveva detto. Ma perché sbottava sempre, senza pensare a dove si trovava né a chi poteva sentirla o vederla?

      Toya la vide irrigidirsi e sogghignò, adesso sembrava improvvisamente piccola. «Non volevi parlare con qualcuno?». Quando Kyoko non si voltò, lui guardò di nuovo Kyou e restrinse lo sguardo quando vide che era appoggiato alla porta del soggiorno e fissava Kyoko come se fosse ipnotizzato.

      “Ma che cavolo gli prende?” pensò Toya tra sé. Perché Kyou stava guardando la ragazza come se avesse visto un fantasma? A quel punto, si rifiutava di ammettere che la cosa lo rendeva geloso. Sentiva uno strano formicolio nello stomaco e gli venne voglia di mettersi tra i due per nascondere Kyoko dalla vista di Kyou. Voleva proteggerla.

      In quel momento Kyou era senza parole, non vedeva Kyoko così da vicino da oltre mille anni. L’aria attorno a lei vibrava per la forza che lui ricordava... la stessa innegabile forza che, in passato, lo aveva attratto... e che non era svanita.

      I suoi occhi dorati fissarono con indifferenza il Guardiano che stava dietro di lei. «Toya, lasciaci.» gli disse, con un tono pericolosamente minaccioso.

      Toya sentì un ringhio formarsi in gola e strinse i pugni con rabbia, mentre alcune strane sensazioni sembravano ricomparire da qualche angolo nascosto della sua mente, per tormentarlo. Senza aggiungere altro, si voltò e uscì di scatto, sbattendo la porta.

      Kyoko guardò Toya che se ne andava, mentre la propria mente correva all’impazzata tra mille pensieri. All’improvviso, gli venne voglia di corrergli dietro. Non volendo sembrare una codarda, alzò il mento e trovò il coraggio per girarsi ma, quando lo fece, rimase incredula.

      Invece dell’uomo anziano in giacca e cravatta che si aspettava di vedere, si trovò faccia a faccia con... due occhi la fissavano, facendola sentire incapace di distogliere lo sguardo. I capelli argentati gli ricadevano sulle spalle e lungo il corpo perfettamente scolpito. Era alto e bello, con un’aura di arroganza che circondava la sua figura regale e quel viso che era un dono del cielo.

      Kyoko chiuse gli occhi. Ma che diavolo le prendeva? Era andata lì per fargli delle domande, non per sbavare. Quando riaprì gli occhi, lui si era avvicinato. Kyoko fece subito un passo indietro, allontanandosi da quell’aria di nobiltà e superiorità che lo circondava, ma si ritrovò intrappolata contro la porta chiusa.

      Senza rendersene conto, Kyou iniziò a camminare verso di lei. Quando la vide indietreggiare, alzò un sopracciglio e le fece un cenno con la mano, indicando il divano. «Vuole sedersi, signorina Hogo?». Sapeva che lei aveva delle domande da fargli, sarebbe rimasto deluso se non fosse stato così.

      Kyoko deglutì nervosamente, poi alzò il mento e si diresse verso il divano, mantenendo più distanza possibile tra loro, nella speranza che il suo cervello riprendesse a funzionare normalmente. Sorrise tra sé e iniziò a parlare: «Prima di tutto, vorrei sapere cosa le fa pensare che io sia una sacerdotessa.». Lo guardò con diffidenza e quasi perse le staffe quando lui le si sedette accanto sul divano, anziché sulla poltrona dall’altra parte del tavolino. Kyoko si scostò e si girò a guardarlo, allontanandosi ancora di più e manifestando la propria paura.

      “E così vuole giocare.” pensò Kyou tra sé, poi scacciò subito quel pensiero. «Cosa le fa pensare che io non sappia riconoscere una sacerdotessa?» le chiese con voce forzatamente calma. Si sporse verso di lei e la osservò, sembrava così piccola e fragile rispetto a lui.

      Kyoko scrutò il suo viso perfetto in cerca di una qualche traccia di emozione, ma non ne trovò nessuna. Sembrava la rappresentazione della calma e della perfezione, e questo la irritava da morire.

      «Risponde sempre a una domanda con una domanda, signor...?» borbottò Kyoko, non sapeva neanche il suo cognome.

      Kyou sorrise interiormente per non farsi vedere. Bene, c’era ancora vita in lei e ne era contento. Voleva solo vederne ancora di più. «Lord, ma può chiamarmi Kyou, se preferisce.» le rispose, inchiodandola con uno sguardo infuocato.

      Kyoko ricambiò quello sguardo. «Perché... mi trovo... qui?» gli chiese lentamente, come se stesse parlando con un bambino. “Ecco, vediamo se così capisce. Signor Lord un corno.” sbottò Kyoko mentalmente, senza mai distogliere lo sguardo da lui.

      Avendo letto nella sua mente, gli occhi dorati di Kyou brillarono quando incrociarono quelli color smeraldo di lei. Le si avvicinò ancora un po’ sapendo che, in questo modo, l’avrebbe intimidita. Riusciva a sentirlo.

      «I tuoi poteri di sacerdotessa sono deboli e non addestrati, ecco perché non sai come faccio a dire che sei una sacerdotessa.» le rispose quasi sibilando e perse la propria compostezza per un istante, prima che la sua apparenza tranquilla tornasse al proprio posto. «Ti insegnerò arti marziali e potenziamento... è questo che ti manca.».

      Per Kyoko, quelle parole sembravano quasi un insulto. Essendo una rinomata testa calda, gli si avvicinò per affrontarlo quasi faccia a faccia e non risparmiò il proprio sarcasmo. «O forse sto solo nascondendo il mio vero potere, che rilascerò quando troverò il bersaglio giusto.». La rabbia la rendeva impavida o stupida, in quel momento non ne era sicura.

      Kyou le si avvicinò ancora di più, accostando le labbra alle sue per accarezzarle con il proprio respiro caldo, e le sussurrò con voce cupa: «Sacerdotessa.».

      Capitolo 4 “Attenzione”

      Kyoko si ritrasse, sentendo improvvisamente irradiare da lui delle vibrazioni che non avrebbe dovuto sentire. Stava succedendo qualcosa e le sembrava di essere l’ultima a saperlo.

      «Mi servono risposte.» sussurrò con voce nervosa, mordendosi il labbro inferiore nella speranza di liberarsi della strana sensazione che Kyou le aveva provocato. Si augurava di scacciare in fretta gli scioccanti brividi che le stavano massacrando il sistema nervoso.

      Annusando il suo odore e sentendo il proprio sangue riscaldarsi, Kyou si appoggiò allo schienale. L’esile corpo della ragazza stava tremando, ma non per repulsione. Abbassando lo sguardo, quasi sorrise quando vide che aveva la pelle d’oca sulle braccia.

      «Perché stai soffocando il tuo potere? Devi conoscere ciò che ti circonda, prima che il passato si ripeta.» le disse con tono leggermente arrogante.

      Kyoko deglutì, «Che cosa intendi dire?».

      «Tu sai che ci sono degli immortali qui, vero?». I suoi occhi brillavano in un modo che Kyoko non aveva mai visto, e la sua voce era dura, come se fosse arrabbiato. «I demoni si stanno avvicinando mentre parliamo.».

      Kyoko spalancò gli occhi, poi li restrinse. Quel Kyou aveva intenzione di giocare? «Cosa ti fa pensare che ci siano demoni e Guardiani qui?» gli chiese, con uno sbuffo di scherno.

      In un istante, Kyou la afferrò per le braccia e la fece alzare, avvicinando il proprio viso a pochi millimetri dal suo. Ringhiò furiosamente: «Stai molto attenta...».

      Kyoko sbatté le palpebre, non credeva ai propri occhi. Davanti a sé non aveva più la persona con cui stava parlando un attimo prima. Adesso stava guardando due occhi dorati, furiosi e che brillavano di una luce innaturale; poi c’era un paio di zanne bianche, e sentiva anche gli artigli che le stavano graffiando inconsapevolmente un braccio.

      I suoi capelli erano lunghi il doppio di prima e sembravano quasi fluttuare nell’aria. Con un grido spaventato, Kyoko si liberò e fece subito un passo indietro, ma lui si avvicinò con aria minacciosa.

      «Tu

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