Piangendo Sulla Luce Versata. George Saoulidis
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La parte razionale del suo cervello prese il sopravvento, e gli fece pensare che l’avessero studiata a tavolino. Il giocattolo era esattamente lo stesso di suo figlio, il ragazzino poteva sembrare il fratello di Georgie se avesse dovuto. Avevano organizzato il tutto per tale responso, si trattava di un test. Anche se avesse potuto adottare il bambino e dargli una famiglia amorevole, che cos’avrebbe potuto fare per tutti gli altri? E chi poteva stabilire che non stessero meglio in così? Molto probabilmente nel loro futuro c’erano le migliori università, sarebbero forse diventati la vera e propria progenie aziendale, fedeli fino all’osso. Lui chi era per decidere di privarlo di questo?
Non poteva salvarli. Specialmente non adesso. Forse in futuro, quando avrebbe concluso le sue prove. Quando avrebbe avuto la stessa influenza sulla sua Compagnia nello stesso modo in cui faceva Niko. Forse avrebbe potuto fare qualcosa al riguardo. Avrebbe potuto minacciare di dirlo ai media. Qualsiasi cosa.
Ma doveva vincere questa battaglia. Per sé stesso, per la sua famiglia, per la scienza, per tutti quanti. Questa battaglia sadica, originata come per tormentarlo.
Si calmò e si sedette. Sperava di non aver spaventato il bambino, ma se Alex era impaurito non lo dimostrava.
“Alex” disse nel tono più dolce che riuscì a replicare. “Sono qui per insegnarti qualcosa. Ti andrebbe?”
Alex sorrise ed acconsentì con il capo.
“Okay. Ecco. Sai che cosa sono i computer, vero? Sicuramente ti hanno dato dei tablet e dispositivi simili per giocare, giusto?” domandò con il medesimo entuasiasmo di quando aveva chiesto a sua moglie di sposarlo.
Alex annuì nuovamente.
“Fantastico. Quei computer hanno dentro un cervello meccanico. Lo chiamiamo processore. Mi segui?”
“Sì. Pro-gesso”.
“Chiamiamolo così, non ha importanza. Il pro-gesso deve essere veloce affinché i giochi funzionino velocemente. Odiamo quando i giochi sono lenti, vero? Ottimo. Quindi realizziamo pro-gessi sempre più veloci, ma le cose che ci mettiamo dentro non possono andare troppo velocemente. Sono pigre e dicono, ‘Oh! Non spingere troppo forte’ e rimangono lì senza fare il proprio lavoro”.
Alex ridacchiò ed annuì.
“Ottimo. Quindi dobbiamo metterci dentro cose più veloci, cose che non sono pigre. E sai qual è la cosa più veloce al mondo?”
Alex scosse il capo, e con gli occhi ordinò di sapere la risposta.
“La luce. La luce del sole è la cosa più veloce del mondo intero. Non è per niente pigra. Ma la luce del sole è così veloce da aver bisogno di qualcosa di intelligente dove conservarla” disse Yanni, ed unì le mani a coppa. Poi scosse i palmi, che erano chiusi uno contro l’altro, come se al loro interno si trovasse una vespa. Il gesto sembrò intrattenere molto Alex.
“Quando dico alla Signora Luce di svolgere un lavoro, devo controllare se l’ha fatto o no, giusto?”
“Giusto”.
“Quindi sbircia qui dentro” disse avvicinando il volto alle proprie mani, ed Alex fece lo stesso, “ma la Signora Luce trova il buco e scappa via!” Aprì le mani liberando l’immaginaria Signora Luce.
“Heehee! Come. Come la farina”.
“Proprio come la farina”.
“Poi mammina si arrabbia se facciamo un disastro!”
“Sì! Quindi dobbiamo trovare un modo per far sì che la luce ruoti in cerchio. Cosicché quando sbirciamo, la maggior parte della luce resterà all’interno. Un uomo di nome Maxwell, che aveva una folta barba, pensò di ingannare la luce facendola annodare. Proprio come i lacci delle mie scarpe, vedi? Ho fatto un nodo, e non andranno da nessuna parte”.
“Non sono ancora capace di allacciarmi le scarpe, per questo ho le scarpe con gli strappi”.
“Lo so, nemmeno io ero capace di allacciarmi le scarpe quando ero piccolo. Ma adesso sono capace, ho imparato. E sto anche cercando di imparare ad annodare la luce del sole, in modo che possa restare dov’è e non sfuggire. Devo solo capire il sistema”.
“E poi potrai buttare via le scarpe con gli strappi e mettere quelle da ginnastica con i lacci, che sono più veloci, e anche tu puoi essere più veloce”.
“E?”
“E potrai essere abbastanza veloce da ingannare la Signora Luce e modificarla in piccoli…in piccoli nodi, come i lacci delle scarpe, e potrai sbirciare abbastanza velocemente da richiudere le mani” disse Alex sbirciando fra le sue manine.
Quindi un momento Eureka era così.
“E poi?”
“E poi il pro-gesso non sarà pigro e farà il suo lavoro velocemente e non dovrò aspettare il gioco lento!”
Qualcuno batté le mani. Un battito lento e pieno. Yanni si voltò e vide la donna di prima vestita elegantemente. “Eccellente, Dottor Tsafantakis. Venga con me. Non si preoccupi, verranno a prendere il bambino molto presto”.
Yanni salutò Alex con la mano. Il bambino alzò lo sguardo e domandò, “ti è permesso portare Georgie per farlo giocare con me?”
“Sarà la prima cosa che chiederò alla signora. Ciao Alex” disse.
“Ciao, signore” disse Alex prima di riprendere a giocare con il suo camion giocattolo.
Yanni seguì la donna ben vestita nella stanza accanto. A quel punto era pronto a tutto.
Capitolo 2i^2
Il sole stava scendendo, ma c’era ancora chiaro. Yanni si godeva il vento sul viso ed il suono della musica datata in radio. Nikos stava percorrendo la strada panoramica, salendo sulla montagna Parnete. Si stava facendo più fresco nel salire di quota, ma era invigorente.
Il casinò era stata un’idea di Niko, tutti i loro vecchi luoghi di ritrovo erano chiusi, mentre quelli nuovi erano a misura di bambino, quindi Yanni non aveva nemmeno provato a suggerirli a Nikos. L’uomo aveva portato la decappottabile all’ingresso, il valletto l’aveva chiamato per nome ed aveva parcheggiato l’auto accanto alle altre sportive.
Nikos gli aveva mostrato a braccia aperte il casinò come se lo stesse vendendo. “Esiste qualcosa di più mascolino? Guarda che vista” disse, e poi si accomodò su un divano di lussuosa pelle.
Yanni osservò la città sotto di loro mentre Nikos ordinò del whiskey. I sobborghi nella parte settentrionale erano più o meno gli stessi di sempre, un luogo di relativa sicurezza e grandi case costose con giardini ed appartamenti da tre camere da letto per le famiglie. Atene si estendeva anche verso sud, ma sfumava all’orizzonte, il quale sembrava approcciarsi causa l’aria umida e lo smog grigio. Sbirciò in direzione del livello più basso dell’atmosfera, dove i grattacieli del centro città, bestie alte di vetro e acciaio che venivano erette a velocità impossibile, sembrano formarsi come cristalli sbucando dall’aria sottile. Pensò ai suoi cristalli della luce, immaginando come sembrassero nella realtà. Sarebbero stati altrettanto belli, disposti in