I Mostri Nel Buio. Rebekah Lewis
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Maddy si abbandonò su di lui, sorreggendogli la nuca con la mano libera. Doveva baciarlo. In nessun modo avrebbe potuto prendere una decisione senza saper se baciava bene. Lui sembrò accorgersi di quello che lei voleva fare e reclamò le sue labbra con furioso abbandono. Lei lasciò andare le sue carezze e sollevò entrambe le mani per infilarle tra i capelli di lui, avvicinandosi e mettendosi a cavalcioni. Lui le afferrò i fianchi, scivolando sotto il sedere di lei e attirandola a sé, sistemandosi. La punta del membro spingeva sulla sua fessura e quasi emise un lamento. Non pensava che avrebbe provato tanta trepidazione in vita sua.
Lui le mordicchiò le labbra e lei sentì i canini appuntiti graffiarle la pelle, non come un vampiro ma in maniera più profonda di un essere umano. Era un mostro, o forse no. Era un uomo, ma… non era come nessun altro avesse mai conosciuto. Avrebbe dovuto temerlo perché rappresentava l’ignoto, ma non aveva paura. L’elfo tentò di tenerla a sé. Voleva accoppiarsi con lei. Procreare con lei. Portarla via come Ade aveva fatto con Persefone.
“Fammi vedere com’è essere tua”, sospirò lei contro le sue labbra. Gli angoli della bocca gli si sollevarono contro la pelle di lei mentre si tuffava dentro di lei. Gemette nel sentirsi riempire.
“Questa deve sparire”. L’elfo sollevò con decisione la camicia da notte da sopra il capo di lei e la buttò alle sue spalle in un bandolo. “Si, perfetto. Tu sei perfetta”. Fece scivolare le mani sui seni, palpandoli e accarezzandoli. Poi scivolò con le labbra lungo il mento di lei sul collo fino al seno, per poi attaccarsi al seno sinistro mentre cominciava finalmente a muoversi dentro di lei.
Tanto rapidamente che lei non aveva il tempo di registrare il movimento, l’elfo la spinse contro i cuscini, le mani appoggiate al letto, e cominciò a spingere ritmicamente. Lei ansimava, aggrappandosi alla testa di lui sui suoi seni mentre lui spostava l’attenzione su quello destro, e circondò fermamente le gambe attorno al busto dell’altro.
Come poteva capitarle questo? Era una donna come tante altre. Non c’era nulla di speciale in lei. Eppure l’elfo oscuro aveva scelto lei; o era stato il fato. Era tutto talmente…bizzarro. Ogni spinta portava Maddy vicino all’orlo di un altro orgasmo. Lui si mise a sedere e affondò le mani nelle sue, spingendole le braccia sopra la testa mentre cambiava il ritmo delle spinte in colpi lenti e misurati. Ogni movimento solleticava il bandolo sensibile di nervi che le facevano vedere scintille e le lacrime le bagnavano gli angoli degli occhi. Era tanto piacevole, persino troppo. Si sentì aprire in due quando venne.
L’elfo si ritrasse e lei cominciò a protestare, ma poi lui la fece girare, tirandola per i fianchi contro di sé mentre si inginocchiava dietro di lei. Entrò lentamente in lei e fu estremamente sensuale. Quando sistemò il membro fino alla base, in qualche modo perfino più in profondità di prima, emise un grugnito soddisfatto di sé. Prima che lei potesse domandarsi cosa stesse facendo l’elfo, lui si ritrasse, quasi interamente, e poi entrò dentro di lei con dei colpi veloci e robusti. Lei si aggrappò alle lenzuola e urlava mentre ondate su ondate di piacere le attraversavano il corpo, ma lui non aveva finito. Mantenne il ritmo e questo la fece gemere e rabbrividire con un rilascio prolungato. Proprio quando pensò di non poter più resistere, lui si irrigidì, e si masturbò freneticamente, mentre il calore penetrava profondamente in lei.
Questa fu l’ultima cosa che ricordava prima che tutto si facesse nero.
MADDY NON SAPEVA CON certezza quanto tempo avesse dormito, ma si svegliò sentendosi fatta di gelatina calda e come se qualcuno le stesse accarezzando il fianco e la coscia. Spalancò gli occhi. Qualcuno lo stava proprio facendo.
La stanza era ancora immersa nel buio e l’orologio indicava le cinque e un quarto del mattino. Doveva svegliarsi per prepararsi per andare al lavoro. Riusciva a stare in piedi? Girò il capo e il suo elfo oscuro si piegò su di lei per baciarla, facendole scivolare la lingua in bocca per giocare con la sua. Fece scivolare due dita dentro di lei e lei emise un gemito, spostandosi verso la mano di lui.
“Vedi come il tuo corpo si sveglia affamato del mio?” le sussurrò sulle labbra. “Ti ha mai fatto questo effetto qualcun altro?” Rapidamente, estrasse le dita, le sollevò le gambe e si tuffò su di lei. Tracciava dei pigri cerchi intorno al clitoride con le dita mentre spingeva lentamente.
“Dimmi che rinunceresti a tutto questo per una vita di mediocrità e io ritornerò a Svartalfheim, e non tornerò mai più. Potresti tenere questa notte per te, se è quello che desideri.”
Nella sua testa si metteva in guardia dal fare promesse quando era distratta dal piacere. Invece gemette mentre lui le scostava i capelli dalla base del collo e le baciava e mordicchiava la pelle in quel punto. Lei non sapeva nemmeno come si chiamasse.
Prese il ritmo, strofinandole il clitoride in maniera sempre più decisa e veloce a tempo con il suo tocco. “Di’ che vuoi andare via con me. Potremmo fare tutto questo nei giorni a venire, senza smettere mai. Rinuncia al tuo mondo. Ritorna al mio”.
Le gambe cominciarono a tremarle. Era vicina.
“Dillo, Maddy”, insistette, con un gemito nel suo orecchio. Il corpo di lui era rigido, pronto a scattare in sincrono con il suo.
Non doveva. Non doveva assolutamente dire nulla.
Lui si masturbò contro di lei, venendo con decisione e premendo sul clitoride con la base del palmo della mano; la tenne in questa posizione. Era possessivo, eppure riusciva a farle perdere la testa. “Vuoi andare via con me?”
“Si!” gridò in un’esplosione di piacere. Non era certa che quel sì fosse una risposta o voleva solo essere una benedizione. In quel momento non aveva importanza. Il piacere, la sensazione era incontenibile. Dio, il suo corpo era vivo e caldo e cantava per la soddisfazione.
E poi, veloce come il suo orgasmo, l’elfo oscuro scivolò fuori da lei e la sollevò tra le braccia. Era troppo beata e non ebbe nemmeno il tempo per pensare o dubitare dei motivi di lui prima che saltasse sul pavimento, la facesse scendere e si infilasse sotto al letto, scomparendo alla vista nelle tenebre. Man mano che la consapevolezza tornava, le mani di lui si protesero fuori dal letto e l’afferrarono per le caviglie, trascinandola con sé sotto al letto a Svartalfheim.
VOLUME DUE: IL MOSTRO NELL’ ARMADIO
Capitolo I
“SONO IN RITARDO!” URLÒ Phoebe mentre lanciava un’occhiata al telefono. Pensava che sarebbe riuscita a truccarsi, ma si era sbagliata. Aveva dovuto rimuovere il fondotinta tre volte e ricominciare. Alla faccia dei tutorials online. Al suo posto, era finita con l’usare un semplice ombretto color marrone e mascara, rinunciando all’eyeliner. Alcune donne avevano il dono del make-up, ma il suo unico talento era incasinare le cose. Adesso era in ritardo per la sua festa preferita dell’anno, uno delle poche che aspettava con ansia.
Ogni notte di Halloween, la sua ex confraternita organizzava una festa in maschera a tema fiabesco e lei era invitata in qualità di ex allieva. Quest’anno si trattava di Bella e La Bestia e le donne erano invitate a vestirsi da principesse e gli uomini da mostri. Naturalmente, tutti potevano indossare il costume che preferivano, ma molti invitati aderivano al tema. Per settimane Phoebe non aveva aspettato altro. Il suo nuovo ragazzo aveva dovuto essere convinto un po’. Adam odiava i costumi in maschera. D’altra parte, odiava un sacco di cose.
Come quando non indossava make-up in pubblico. Ecco perché ce l’aveva messa davvero