Cuori Svelati. Dawn Brower

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Cuori Svelati - Dawn Brower

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Avrebbe controllato più tardi…aveva cose più importanti da fare. Il suo capo veniva per primo. A Daniella Brosen avevano sparato nel suo ufficio una settimana prima. Un loro cliente, Andersen Nettles, era stato il colpevole. Aveva un passato di violenze nei confronti della famiglia di Dani. La famiglia che non sapeva di avere a causa del Signor Nettles. Claire non riusciva nemmeno ad immaginare che cosa stesse passando Dani. Le vennero i brividi al pensiero della violenza.

      “Raccoglierò alcuni documenti e li porterò a Dani stasera. Non c’è molto su cui aggiornarla. Resterò nel mio ufficio per un paio d’ore se chiamerà qualcuno. Non mi aspetto che chiamino in molti, considerando che i clienti sono a conoscenza della situazione, ma ho cancellato la maggior parte degli appuntamenti rimandandoli a data da destinarsi, e ho messo da parte i casi che necessitano di attenzione immediata”. Claire esalò con fare esasperato. “Questo ufficio fallirà se Dani e Matt ne resteranno fuori per altro tempo”.

      “Lo so” annuì Amy. “Onestamente le mezze giornate che faccio qui sono noiose. Non c’è molto che io possa fare con entrambi i capi inattivi al momento. La situazione cambierà presto? Matt riuscirà a venire in ufficio?”

      Bella domanda. Claire non ne aveva idea. Sembrava fare progressi. La sua attitudine stramba lo aveva tirato su appena, e faceva gli esercizi e svolgeva le attività che gli aveva suggerito la dottoressa. Voleva prendersi cura di sé stesso ed essere nuovamente indipendente.

      L’idea di avere Claire attorno tutto il giorno lo faceva incazzare—fra lei, la dottoressa, ed il fiume di infermiere che invadevano il suo spazio, l’uomo faceva fatica a trovare un momento per sé. Era un concetto che non aveva problemi ad esprimere ogni volta che tali soggetti incrociavano il suo cammino.

      Claire amava il suo lavoro. Se lo studio legale avesse dovuto chiudere avrebbe dovuto trovare una nuova occupazione, e dubitava che ogni nuovo lavoro che sarebbe stata in grado di trovare sarebbe stato al livello dell’attuale che aveva. Non ci pensava troppo. Dani non sarebbe dovuta restare inattiva tanto quanto Matt, il quale aveva molto da superare causa la sua vista. Non che la ferita di Dani non fosse seria, ma poteva svolgere qualche minima attività da casa. Il che, senza dubbio, era la ragione per la quale voleva restare aggiornata—compito che Claire era felice di eseguire. Le faceva piacere di avere un po’ di tempo con il suo capo. Forse avrebbe ricevuto qualche consiglio su come gestire Matt ed il suo pessimo carattere.

      “Non so. È…” Come spiegarlo ad Amy? “Matt vuole stare meglio, ma non sta riacquistando la vita velocemente come vorrebbe. Sta facendo progressi nel muoversi senza aiuto, e ci si sta abituando”. Si lamentava con ogni passo del cammino. La sua crescente indipendenza gli aveva concesso un po’ di spazio vitale, per brevi momenti in cui poteva essere lasciato da solo, ottenendo preziosi istanti lontano dagli altri. Aveva cominciato a pentirsi di aver accettato a trasferirsi da lui. “Anche con i progressi che fa, il suo ritorno allo studio è lontano almeno diverse settimane”.

      “Non riesco a credere a cos’è successo in questo ufficio…” le venne la pelle d’oca. “Ero qui quando è arrivato—se avessi saputo…” Amy si accigliò. “Forse non avrebbe sparato alla Signora Brosen”.

      Claire non riusciva a comprendere come Amy credesse che avrebbe fatto la differenza, ma dubitava che qualsiasi cosa avrebbe fatto la ragazza avrebbe aiutato. Forse anche lei sarebbe rimasta ferita. Era meglio che non fosse stata presente quando il Signor Nettles aveva attaccato Dani. Nessuno poteva sapere che cosa sarebbe successo. Era così semplice guardare al passato e pensare, “Avrei potuto fare così…” ma in realtà non c’era modo di tornare indietro e cambiare il risultato di una situazione.

      Nessuno al mondo non aveva qualcosa nella propria vita che avrebbe voluto cambiare. Sarebbe un disastro di proporzioni epiche se al mondo venisse data l’opportunità di rifare qualcosa. Tristemente, in molte situazioni, nessuno prometteva che la vita sarebbe stata semplice. Nessuna quantità di desideri avrebbe reso il mondo una specie di utopia in cui esiste la perfezione. Anche nei momenti peggiori si trovava della bellezza. Gli uni non potevano esistere senza gli altri. Amy poteva pensare che avrebbe potuto cambiare qualcosa, e forse se le fosse stata data l’opportunità l’avrebbe fatto, ma era improbabile.

      “Non pensarci. Non si può tornare indietro, ed è andato tutto bene. Con il tempo le cose torneranno alla normalità. Ci vorrà un po’ per fare in modo che le cose ritornino al modo in cui siamo abituati” Claire sorride affettuosamente. “Se chiama qualcuno fatti riferire a meno che non sia importante. Ho deciso che sarò più produttiva senza interruzioni”.

      Amy annuì. “Dubito che qualcuno chiamerà. Dovrebbe essere una giornata tranquilla”.

      Claire si diresse verso il suo ufficio e si sedette alla scrivania. L’accolsero una pila di documenti ed il pacco di cui aveva parlato Amy. Il carico di lavoro stava aumentando, ma nessun avvocato era disponibile per accettare i casi o presentarsi in tribunale. Poteva preparare tutte le mozioni, fare le dovute ricerche, e diffondere tutte le citazioni di giudizio che voleva. Niente di tutto ciò avrebbe avuto senso fino a quando almeno uno dei suoi capi sarebbe rientrato in studio. Un assistente legale non era abilitato a fare di più di preparare i documenti per un avvocato. Quindi non aveva scelta, e dovette continuare il lavoraccio in modo che sarebbe stato tutto pronto quando uno di loro avrebbe ripreso a lavorare. Le cose sarebbero state relativamente più facili quando tale compito sarebbe stato completato, ed almeno se i documenti fossero stati completi avrebbero potuto proseguire con un certo numero di casi.

      Claire guardò la scatola e pensò…perché non aprirla? Che cosa potrebbe essere? Si armò di un tagliacarte e recise il nastro che la sigillava, poi estrasse la scatola di un regalo. Era di un viola metallico con un brillante fiocco rosa legato sulla parte superiore. Claire sciolse il nodo e lo gettò da parte, poi alzò il coperchio della scatola. Estrasse della carta dello stesso colore della scatola, e poi trovò una camicia da notte bianco candido. “Che diamine?” Chi le manderebbe qualcosa del genere? Quando trovò una nota la lesse velocemente. “Un perfetto indumento setoso da notte per la mia perfetta Claire. Non vedo l’ora che tu l’indossi per me la prossima volta che ci vedremo” Non era firmata.

      Inquietante. Gettò il biglietto nella scatola e lanciò la stessa a terra. Non avrebbe nemmeno pensato alla scatola se non l’avesse trovata sulla sua scrivania.

      Estrasse il cellulare dalla borsetta e cliccò il pulsante a lato. Per forza nessuno l’aveva chiamata. Il dispositivo era spento. Quante chiamate perse aveva? Premette nuovamente il pulsante ed il telefono si accese, facendo comparire diversi messaggi sullo schermo. La maggior parte di essi provenivano da sua madre e suo fratello, ma uno era di Dani. Ignorò quelli della sua famiglia e rispose a Dani. Carter e sua madre potevano aspettare, specialmente sua madre. Rachel Jackson aveva le idee molto chiare su ciò che era accettabile e che cosa no. Reese, sua sorella minore, era schierata dalla parte positiva della lista. Niente che Claire faceva era al pari di sua sorella. Era quasi come se tutte le sue scelte fossero elencate nella colonna delle inaccettabili. Non voleva sentire una filippica sulle sue colpe e sui successi della sorella. Almeno una volta a settimana sua madre li elencava con un’efficienza che Claire avrebbe apprezzato—se non fosse stata l’argomento di discussione.

      Il suo telefono squillò. Rispose e sospirò. Era sua madre. Quindi non fu in grado di tenerla in sospeso per troppo a lungo. Le conveniva togliersi questo arduo compito per poter lavorare in pace—accettò la telefonata portandosi il dispositivo all’orecchio. “Pronto, Madre”.

      “Perché mi ha ignorata?” domandò sua madre con fare deciso. “È tutto il giorno che ti chiamo”. Un’esagerazione, ma era qualcosa in cui sua madre eccelleva.

      Claire alzò gli occhi al cielo e fece del proprio meglio per controllare il sarcasmo che voleva prevaricare su di lei. “Sono impegnata. Lavoro per vivere. Di che cosa hai bisogno?”

      “Ah.

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