Cuori Svelati. Dawn Brower

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Cuori Svelati - Dawn Brower

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possibile”. Fissò i requisiti. “Vuoi che ne parli a Matt?”

      Matt forse avrebbe pensato che Dani stesse cercando di rimpiazzarlo, poiché era molto sensibile riguardo ad ogni cosa. Non voleva avere a che fare con i capricci che avrebbe fatto quando si sarebbe reso conto quali erano i piani di Dani, ma gli avrebbe parlato se avesse dovuto farlo. Dani aveva valide ragioni a sostegno della sua decisione, ed anche Claire era un po’ egoista. Le piaceva l’idea di riavere qualcuno con cui lavorare allo studio, ma in tutta onestà, era contenta di lavorare e basta. La paga era bella e l’aiutava a pagare le bollette. Aveva ancora uno stipendio, ma molto del proprio lavoro era su base oraria. Con uno studio praticamente chiuso non aveva fatturato molte ore. Lo studio non aveva infatti portato molti introiti agli scrigni dello studio.

      Era anche bello avere un appartamento da poter chiamare casa ed in cui rilassarsi—anche se aveva trascorso la maggior parte del tempo ad aiutare Matt ad adattarsi alle sue nuove circostanze. Presto sarebbe ritornata alla propria casa lasciando Matt in pace. La dottoressa credeva che sarebbe riuscito a farcela senza una compagnia costante, ma non era ancora pronta per lasciarlo andare. Voleva assicurarsi che sarebbe stato bene da solo prima di allontanarsi.

      “No. Come ho detto mi fermerò da lui fra un paio di giorni. La prenderà meglio se glielo dirò io”. Dani si appoggiò allo schienale del divano, si accarezzò il petto e fece una smorfia di dolore. “Credo sia ora che prenda le mie medicine” disse, prendendo il flacone, scuotendolo ed rovesciando due pillole sul palmo della mano. “Odio prenderle, ma il mio corpo mi ricorda di avere subito un trauma ed ho bisogno dei medicinali per guarire. All’inizio ho pensato stupidamente di essere in grado di cavarmela senza, e accidenti se mi sono svegliata male quando l’effetto dei medicinali è andato scemando! Ho scoperto di non avere tolleranza per il dolore”. Ingoiò le pillole con l’acqua. “Fanno cose strane qui” Dani si toccò la testa. “Quindi le odio, eppure adoro il fatto che mi rendano più facile muovermi e respirare. Il mio polmone sta ancora guarendo dal foro che ha provocato la pallottola”.

      Doveva essere brutto prendere antidolorifici tutto il giorno. Claire comprendeva però la necessità di Dani di restare concentrata. Non le piaceva lavorare con il cervello sotto strani effetti. “D’accordo, non ne parlerò con Matt. Me ne occuperò discretamente. Qualcos’altro di cui hai bisogno prima che me ne vada?”

      Doveva ancora andare da suo fratello e controllare ancora Matt. Le avrebbe fatto bene ritornare a casa entro sera. Matt doveva iniziare ad imparare a dipendere da sé stesso per lunghi periodi di tempo, e molto probabilmente sarebbe riuscito a dormire la notte. Non aveva crisi dalla prima settimana in cui era tornato a casa.

      “Come sta Matt?” sospirò Dani. “Mi sento un’amica orribile. Lui sta attraversando questa grossa difficoltà ed io non lo controllo neanche più”.

      “Credo che tu abbia una ben che valida ragione” Claire inarcò un sopracciglio. “Non credi che si renda conto che anche tu devi guarire?”

      Gli conveniva. Matt era sempre stato gentile e premuroso, almeno fino a quando aveva avuto l’incidente. Ora che la sua vista non era al massimo, era diventato uno coglione esigente. Ma Dani era la sua migliore amica, gli importava di lei. Quando aveva scoperto che le avevano sparato aveva ordinato a Claire di accompagnarlo in ospedale per controllarla. È ciò che gli amici fanno. Lei era stata al suo fianco durante la sua disgrazia, e lui aveva insistito per essere in grado di ricambiare il favore. Claire non sapeva come fosse avere amici che si supportano a vicenda nel modo in cui fanno Matt e Dani. Forse un giorno anche lei avrebbe trovato qualcuno di simile. Dani e Matt erano la cosa più vicina che aveva a degli amici, ed erano i suoi capi.

      “Matt è—Matt”. Claire non riuscì a trovare un altro modo per descriverlo. “Sta meglio, ma la sua vista è ancora appannata”.

      “Quindi…sta facendo il coglione” Dani conosceva il suo amico. La sua affermazione non soprese Claire nemmeno un po’.

      “Più o meno” sorrise. “Ma riesco a gestirlo. Sta abbastanza bene per essere lasciato solo per lunghi periodi di tempo. Lana lo viene a controllare più di una volta a settimana. La dottoressa viene qualche giorno, e presto avrà un controllo con Ren”.

      “Bene. Migliorerà” alzò lo sguardo al soffitto. “Prego che abbia la pazienza di lasciarsi guarire. Non è mai stato il suo forte”.

      Era un eufemismo. Claire ridacchiò. “Non credi che lo sappia?”

      “Chiamami se comincia a fare il difficile. Verrò a rimetterlo in riga” le sue labbra s’incurvarono appena in alto. “Gli ricorderò chi è il capo”.

      Claire non dubitava che Dani sarebbe stata in grado di farlo. Qualcuno bussò alla sua porta. “Vado a vedere chi è”. Si alzò in piedi e si diresse alla porta d’ingresso. Quando l’aprì sorrise. “Salve Signor Brady. Ha chiamato per fissare un appuntamento prima di venire? La Signora Brosen è abbastanza impegnata oggi”.

      “Spostati” disse Sullivan in tono scherzoso quando la oltrepassò. “Sono qui per vedere mia sorella. Nonostante questo sia un nuovo approccio da parte mia. Non ha ancora imparato che niente mi scalfisce?”

      La donna scoppiò a ridere. Non era facile scoraggiare Sullivan Brady quando voleva fare qualcosa.

      “Vattene, Sully. Non mi va di avere compagnia” disse Dani. “Mandalo via, Claire. È un bullo e non si merita civiltà”.

      Sullivan non se ne sarebbe andato, e lo sapevano. Claire aveva delle commissioni da fare, un annuncio da pubblicare ed altri documenti da analizzare. Era meglio lasciare Dani e suo fratello insieme. Il suo capo avrebbe potuto protestare, ma voleva trascorrere del tempo con Sullivan. Il loro era un gioco.

      “Io vado” Claire raccolse la sua borsetta ed annuì a Dani. “Ti tengo aggiornata”.

      “Grazie” disse Dani. “Salutami Matt”.

      “Vattene” disse Sullivan facendole l’occhiolino con fare giocoso. “Stai interrompendo il mio tempo con Dani”. Gli angoli della sua bocca s’incurvarono in alto, e poi s’abbassò per sussurrare qualcosa al suo orecchio con voce roca, “passa da me dopo. Potremmo cenare insieme qualche volta”.

      Il muscolo attorno alla sua mascella si contrasse alle parole di lui. Non prevedeva niente di buono. Era meglio ignorare l’invito, infatti la donna uscì senza fare caso al tentativo di seduzione di Sullivan. Brady era troppo bello per essere vero. Una volta aveva scherzato sul trascorrere una notte con lui, ma non credeva di riuscire a gestirlo. Era un bellissimo angelo oscuro con gli occhi verdi più brillanti che aveva mai visto. Se avesse dovuto avere qualcosa a che fare con lui avrebbe perso il proprio cuore. Era abbastanza facile riconoscere le promesse vane quando le avevi già sentite tutte in passato.

      CAPITOLO QUATTRO

      Il sole del mattino filtrava nel finestrino in raggi abbaglianti. Matt si allungò ed abbassò il visore per oscurarsi la vista. La sua mente vagò su uno dei sui casi, e lo distrasse momentaneamente. Fu quasi un errore fatale. Udì un clacson in lontananza, attirando la sua attenzione dietro di sé, dove un camion nero procedeva a velocità abbastanza sostenuta. Sterzò, cercando di evitare l’impatto, ma non fu abbastanza veloce.

      In quel momento si vide la vita davanti. Tutto andò a rallentatore. Il tipo di cose che si vedono nei film quando vogliono enfatizzare l’impatto degli eventi che coinvolgono il protagonista. Piccoli dettagli vengono messi a fuoco, ed anche lui li notò. Il suo caffè s’inclinò di lato e si rovesciò a terra. La valigia aperta sul sedile del passeggerò scivolò in avanti, allontanando il suo telefono. Una piccola macchina sportiva rossa direttamente di fronte a lui inchiodò.

      Matt

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