Futuro Pericoloso. Mª Del Mar Agulló

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Futuro Pericoloso - Mª Del Mar Agulló

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sempre.

      – Ti sembra divertente?

      – No, mamma, ma non stiamo poi così male.

      – Non posso pagare l’affitto, né le bollette…

      – Mamma, smettila. Con la pensione da vedova e la pensione da orfano possiamo pagare tutto, se riduciamo alcune delle nostre spese.

      – Hai ragione, possiamo pagare tutto tranne l’affitto, e con quello siamo in arretrato già da diversi mesi.

      – Puoi chiedere aiuto ai nonni.

      – Non chiederò aiuto a nessuno.

      – Non essere superba, mamma. E a proposito di papà?

      – Cosa?

      – Sai, mio padre.

      – Faccio come se non avessi sentito.

      – Ma dovrebbe pagarti qualcosa.

      – Preferisco non dovergli chiedere niente.

      – Puoi sempre uscire con Ignacio.

      Entrambi risero.

      – Penso di rispondere a un annuncio di lavoro da autista abbastanza ben pagato.

      – Autista? Tu? – Oscar rise.

      – Non guido così male.

      – E che ne dici di questo? Potrei farlo? – Oscar indicò un opuscolo, sopra il tavolo, di un laboratorio che aveva urgentemente bisogno di ProHu.

      – Neanche per sogno, tantomeno quando c’è scritto “urgentemente”. Questo significa che hanno qualche virus molto pericoloso e hanno varie possibili cure. Tu non diventerai un esperimento da laboratorio.

      – Dopodomani compirò diciotto anni. Allora non potrai impedirmelo.

      – I miei figli non saranno ProHu.

      – Pensavo che tu difendessi i ProHu.

      – Li difendo, ma è molto pericoloso.

      – La maggior parte sopravvive.

      – Così dicono, non mostrano mai delle prove.

      – Mamma, abbiamo bisogno di soldi. Lasciami parlare con mio padre.

      – Ci penserò.

      Oscar non conosceva suo padre, l’aveva visto solo in vecchie foto quando era un adolescente. Se lo avesse incrociato per strada, non se ne sarebbe nemmeno accorto. Nelle foto che aveva visto, notava una gran somiglianza con se stesso: entrambi di carnagione scura, con gli occhi scuri e un fascino indiscutibile.

      A suo tempo il padre del figlio maggiore era stato il grande amore di Monica, ma tutto cambiò dopo che se ne andò con un’altra giovane donna. E anche se il padre di Oscar aveva tentato di vederlo quando era neonato, Monica si era sempre rifiutata.

      Più tardi Samuel stava giocando in casa con suo fratello. Era mercoledì, quel giorno era la volta della caccia al tesoro. Dopo che Samuel e Oscar avevano fatto i rispettivi compiti, uno dei due fratelli nascondeva un oggetto e l’altro doveva trovarlo. Chi lo trovava per primo vinceva. Quasi sempre lo trovava prima Oscar, ma fingeva di non rendersene conto per lasciar vincere il fratellino.

      Quel giorno Samuel cercava nell’armadio di Monica, che era uscita per fare acquisti. Samuel guardò nei cassetti della parte di sotto senza molto successo. Poi prese una sedia per provare ad arrivare alla parte alta dell’armadio, ma tirando un foulard di Monica che era lì, tirò involontariamente una scatola di cartone. Oscar, che era al piano di sotto, salì correndo appena sentì il rumore, pensando che suo fratello fosse caduto.

      – Samuel, stai bene? – gridò Oscar, mentre saliva le scale.

      – Sì, sto bene.

      Oscar entrò nella camera di sua madre. Samuel era seduto a guardare dei fogli, tra i quali c’erano delle fotografie.

      – Chi è questo signore? – chiese Samuel.

      – È mio padre.

      Oscar non voleva intromettersi nell’intimità di sua madre. Così iniziò a raccogliere i fogli e le fotografie e ordinò a Samuel di continuare a cercare in un’altra stanza. All’improvviso il suo cuore accelerò. C’era una foto di sua madre incinta con suo padre. Dietro la foto c’era il nome completo di suo padre, anche lui si chiamava Oscar. Ma in quella scatola c’era molto di più. Chiuse la porta e si mise a guardare tutto. C’erano lettere indirizzate a sua madre da suo padre, dediche, poesie. Quella scatola respirava amore. Trovò un numero di telefono, immaginò che fosse di suo padre. Ma ciò che trovò nel fondo della scatola fu la cosa peggiore per Oscar. C’erano vari giocattoli e figurine, oltre a varie lettere ancora chiuse. Aprì una delle lettere, era indirizzata a lui, tutti i giocattoli erano per lui, regalo di suo padre. Inoltre c’erano foto più recenti. Oscar pianse per tutto quello che si era perso. Prese le lettere indirizzate a lui e mise il resto nella scatola. Quando uscì dalla camera, sorrise e continuò come se niente fosse.

      – Samuel, non dire a mamma che abbiamo visto la scatola.

      – Perché?

      – Perché si arrabbierebbe.

      Ore dopo Monica rientrò. Oscar si comportava come se niente fosse. Tutto sembrava normale.

      Di notte lesse ogni lettera e con ogni lettera pianse sempre più afflitto, cercando di non far rumore.

      Il pomeriggio del giorno successivo Oscar teneva in una mano l’opuscolo del laboratorio e nell’altra il cellulare con il numero di suo padre composto. Decise di chiamarlo. Uscì in strada con il cellulare che squillava. Tre squilli. Quattro squilli. Prima del quinto squillo risposero. Si sentì una voce maschile, calda e tranquilla, come se fosse di una persona della sua stessa età. Oscar si paralizzò. E se avesse avuto altri fratelli?

      – Pronto? – ripeté la voce all’altro lato della linea telefonica.

      Oscar riattaccò ed entrò in casa. Sua madre lo guardò.

      – Qualcosa non va?

      – No, niente.

      – Non sai mentire. Dai, dimmi, che succede?

      – È che ho un compito di Scienze per cui sto facendo fatica.

      – Dev’essere difficile perché tu faccia fatica.

      Oscar sorrise. Aveva un coefficiente intellettuale alto, prendeva sempre voti alti.

      Per cena mangiarono una ricetta della nonna di Samuel e Oscar.

      – È molto buono, mamma – disse Samuel.

      – Grazie – disse Monica meravigliata.

      – Mamma, raccontaci la storia di come hai conosciuto il papà di Oscar.

      Monica guardò in direzione di Oscar, lui arrossì.

      – Quella di mio papà la sappiamo

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