Futuro Pericoloso. Mª Del Mar Agulló

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Futuro Pericoloso - Mª Del Mar Agulló

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che era appena stata assunta dal laboratorio.

      – Stanno tutti bene.

      Tornando, Keysi si fermò nel corridoio e guardò la galleria fotografica del suo cellulare. In quasi tutte le foto lei appariva sorridente insieme al suo ex fidanzato. Strinse le labbra e trattenne il desiderio di piangere. In quel momento si sentì impotente. Aveva lasciato alle spalle tutta la sua vita per un uomo che l’aveva abbandonata. Non aveva nessuno sull’isola.

      Carolina notò che la sua collega entrava dalla porta con un’espressione triste sulla sua faccia.

      – Stai bene?

      – Sì, è solo che… Sai… Non mi resta nessuno sull’isola.

      – Non dire così, hai me – Carolina non sapeva se avvicinarsi per abbracciarla o no, scelse di non avvicinarsi.

      Keysi si sorprese della reazione di Carolina, cosa che avrebbe posto le basi per una futura amicizia tra le due colleghe.

      Tutte e due continuarono a lavorare con la musica di Wagner in sottofondo, scambiandosi dati e consigli, in una relazione in cui c’era sempre più complicità.

      4. Una storia famigliare

      Monica, dopo aver sistemato gli avanzi della cena e pulito il tavolo, si sedette sul divano insieme ai suoi figli e iniziò il suo racconto, mentre Samuel la guardava impaziente e Oscar iniziava a leggere qualcosa sul suo cellulare.

      – Conobbi il papà di Oscar molto tempo fa a scuola, quando lui stava per compiere dodici anni e io li avevo già compiuti. Era primavera, mi ricordo che a suo papà – Monica volse lo sguardo su Oscar, che fingeva di essere interessato alla storia che sua madre raccontava al fratellino – piaceva annusare i fiori delle pesche della scuola, cosa che attirò la mia attenzione.

      – Avevate dei peschi nella vostra scuola? – chiese Samuel stupito.

      – Avevamo alberi di tutti i tipi – Samuel aprì la bocca sorpreso —, sai che avevamo lezioni di agricoltura?

      – Ci sono anche adesso – commentò Oscar senza alzare lo sguardo dal suo cellulare.

      – Un giorno mi avvicinai a suo papà e gli chiesi perché lo faceva, mi disse che gli piaceva come profumavano. Io mi avvicinai fino all’albero e staccai un fiore per annusarlo, motivo per cui suo papà si arrabbiò con me. Non voleva che nessuno toccasse gli alberi. Non mi rivolse la parola durante tutto il corso.

      – Cosa successe dopo? – chiese Samuel interessato.

      – Durante il corso successivo mi chiese di aiutarlo con una materia. Studiavamo mappe antiche, dovevamo disegnarle, e io ero molto brava a disegnare. Così un giorno mi si avvicinò e mi chiese se volevo realizzare un lavoro con lui, io gli dissi di sì. Alla fine finii per fare da sola tutto il lavoro. Da allora tutti i giorni ci vedevamo durante l’intervallo e dopo le lezioni tornavamo sempre insieme a casa.

      – E allora vi innamoraste? – chiese Samuel curioso.

      Oscar alzò lo sguardo interessato.

      – Ti ho già detto che sei un bambino molto intelligente? – Samuel iniziò a ridere.

      – Per molti anni fummo inseparabili, finché rimasi incinta di tuo fratello.

      – E adesso dov’è? – chiese Samuel.

      Monica guardò Oscar, che la guardava.

      – È in cielo con mio papà?

      – No, tesoro, se ne andò.

      – Dove? – insistette il piccolo.

      – A volte c’è gente che se ne va e sparisce dalla tua vita.

      – Come zia Victoria che vive a Londra? – Victoria era la sorella del padre di Samuel.

      – Sì, una cosa del genere.

      – Allora possiamo andare a vederlo?

      Monica stava iniziando a innervosirsi.

      – È che non sappiamo dove se ne andò – intervenne Oscar per aiutare sua madre ed evitare che sgridasse Samuel.

      Più tardi Monica, dopo aver messo a letto il piccolo Samuel, scese in salotto e si sedette insieme a suo figlio maggiore.

      – Grazie per prima.

      – Non devi ringraziarmi. So che non ti è mai piaciuto parlare di mio padre e che quando lo fai, finisci per sembrare una persona con disturbi mentali.

***

      Il giorno dopo Monica svegliò presto Samuel e lo portò nella camera di Oscar.

      – Al tre – disse Monica a voce bassa.

      – D’accordo.

      – Uno, due e… Tre!

      Al tre Samuel piombò sul letto di Oscar.

      – Buon compleanno! – dissero Samuel e Monica all’unisono, mentre lei lanciava coriandoli colorati al festeggiato.

      Erano le nove e mezza del mattino quando suonarono il campanello di casa. Monica aprì la porta, trovando Ignacio con una lettera.

      – Mi dispiace, ti avevo avvertito molte volte.

      Ignacio consegnò la lettera a Monica e se ne andò. Monica non aspettò di entrare in casa e aprì la lettera rompendo la busta. Era un ordine di sfratto. O pagava l’affitto entro i quattro giorni successivi o poteva già iniziare a fare le valigie.

      Monica era esterrefatta, non poteva credere che Ignacio la lasciasse per strada. Forse avrebbe dovuto uscire a cena con lui per ammorbidirlo, cosa che aveva sempre rifiutato di fare perché la disgustava. Pensò a suo figlio maggiore, così tenace, che si preoccupava sempre del benessere degli altri. Lei avrebbe fatto qualsiasi cosa per i suoi figli, perfino perdere la sua dignità. Ma si preoccupava anche di quello che avrebbero potuto pensare di lei. Forse per Oscar non era stata un esempio da seguire, ma non voleva ripetere lo stesso errore con Samuel.

      Suonarono di nuovo il campanello. Monica corse verso la porta con la speranza che Ignacio si fosse pentito. Al suo posto trovò Rocío, giusto ciò di cui aveva bisogno in quel momento.

      – Ciao, vicina.

      – Ciao, Rocío.

      – Ho visto Ignacio passare di qui. Cosa voleva? Qualcosa non va?

      Monica pensò a tutti gli anni in cui portava pazienza con le sue vicine, ai momenti in cui le sarebbe piaciuto dire loro che pensassero agli affari loro. Invece sospirò profondamente e molto educatamente le disse:

      – Voleva solo sapere se ho i soldi per l’affitto.

      Rocío sembrava poco soddisfatta.

      – Festeggerai il compleanno di Oscar?

      – Stasera esce con i suoi amici per festeggiarlo.

      – E non organizzerai una festicciola qui?

      – Non

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