Lo Spirito Del Fuoco. Matteo Vittorio Allorio

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Lo Spirito Del Fuoco - Matteo Vittorio Allorio

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era affascinato dall'atmosfera che si respirava in quella città. Le persone erano tutte incappucciate e nessuno lo avrebbe mai notato. Fu lui però a notare qualcosa. Il suo sguardo si posò sulle verdi mura di un piccolo negozio dalla parte opposta della piazza.

      Incisa su un'insegna in legno la scritta “La casa dei Desideri”.

      Attratto e incuriosito, attraversò la strada per osservare la vetrina.

      Moltissimi oggetti dai colori sgargianti e dalle forme più bizzarre mai viste prima erano accalcati gli uni su gli altri. Le domande alla loro utilità sorsero spontanee.

      «Se ti piacciono, puoi entrare», lo invitò una figura incappucciata dalla voce roca poggiata sul ciglio della porta.

      Quelle parole lo bloccarono.

      L’ordine di Santos era chiaro, non doveva muoversi e farsi distrarre da nulla.

      «No, grazie…», si limitò con un filo di voce abbassando il capo e cercando conforto nelle logore vesti.

      «Non sei di queste parti, vero straniero?»

      Trasalì. Non sapeva più cosa dire, era terrorizzato e il sudore ormai scendeva come acqua dalla pelle.

      «Tutto bene?» continuò con aria sinistra il negoziante.

      Jack si sentì soffocare. Il primo istinto fu di levarsi il cappuccio. Lo afferrò con una mano, non ne poteva più, aveva bisogno di aria fresca.

      La burbera voce di Boris si levò leggera dalla tasca come un’ancora.

      «Non fare sciocchezze, non levartelo».

      Jack tornò in sé e, con il respiro affannato, si girò e si allontanò senza rispondere all'individuo che, stranito dal comportamento dello straniero, rientrò nel proprio negozio scuotendo il capo.

      Nel centro della piccola piazza, una panchina scavata nella roccia fu la meta.

      A un paio di metri di fronte a lui, una fontanella a forma di pesce spruzzava acqua verso il cielo. Il getto, non troppo forte, faceva ricadere l’acqua sulla statua creando così brillanti giochi di luce grazie ai raggi del sole.

      Il desiderio di sciacquarsi il volto, immenso. Voleva strapparsi le vesti di dosso, dalla prima all'ultima. Si portò le mani al volto con l'affanno in costante aumento ma, per fortuna, non ebbe il tempo di farsi sopraffare dal panico.

      Una lunga mano affusolata lo sollevò dalla panca con decisione rimettendolo in piedi.

      «Ti avevo detto di non muoverti! Su, seguimi!», lo rimproverò severo Santos strattonandolo.

      Davanti a loro, la grossa porta in legno leggermente socchiusa.

      I due entrarono accompagnati nuovamente dal leggero cigolio delle cerniere arrugginite che sostenevano l’uscio.

      Il luogo, semibuio, illuminato solo da una piccola candela fluttuante al fondo della stanza. La fiammella, flebile e sinuosa, vibrò creando strane ombre sulle vecchie pareti per poi calmarsi alla chiusura della porta.

      Jack, ancora agitato, si guardò intorno intimorito. I vestiti e il mantello, soffocanti.

      «È lui?» domandò estasiata una voce femminile dall’ombra.

      «Sì…» bisbigliò l’astro.

      Ancora celata, la presenza lo esortò ad avvicinarsi.

      Jack non si mosse.

      La voce udita, dal tono leggero, soffice e penetrante, risuonò innaturale. Indietreggiò.

      Non sapeva come comportarsi e l’aria respirata, umida e pesante, gli aumentò l'affanno.

      «Santos…», si voltò di scatto cercandolo nell'ombra.

      «Siamo soli, avvicinati», insistette l'ignota voce.

      Si sentì vulnerabile, fragile. Voleva scappare via, riaprire la grossa porta in legno e correre lontano. Tutti i timori riaffiorarono in un secondo cancellando quella temporanea pace interiore che con fatica aveva trovato.

      Qualcosa si mosse nell’oscurità. Trasalì. Il corpo, teso come una corda.

      Dal nulla, un’aria fredda gli accarezzò il collo penetrando le vesti alle sue spalle. Subito il pensiero volò all’uscio ma capì, in una manciata di secondi, che non si trattava della corrente. La porta dietro di lui era chiusa, ne aveva sentito il rumore poco prima. L’aria lo accarezzò nuovamente e così continuò a intervalli regolari.

      Non era uno spiffero ma un lento respiro, freddo e profondo.

      Tremò.

      Qualcuno si trovava alle sue spalle.

      Il cappuccio gli si sfilò permettendogli di respirare a pieni polmoni.

      La paura saliva a ogni secondo. Santos lo aveva abbandonato senza dargli alcuna spiegazione. Non se ne capacitava.

      Una lunga e sottile mano gli si appoggiò sulla testa accarezzandogli i folti e ondulati capelli neri.

      Il sudore, che ormai gli ricopriva tutto il corpo, si gelò in un istante.

      Brividi intensi lo invasero.

      Provò a scappare ma le gambe, paralizzate, glielo impedirono e in balia della creatura dalla voce quasi metallica si sentì svenire.

      La tentazione di chiudere gli occhi, di lasciarsi andare e di arrendersi all’inevitabile era forte. Ma anche abbandonarsi fu impossibile.

      «Non resistermi, rilassati. Fammi entrare nel tuo cuore e permettimi di esplorare la tua anima» gli sussurrò all’orecchio la fredda e pungente voce alle sue spalle.

      «Chi sei?»

      «Aura», riecheggiò leggero il nome nella stanza.

      La piccola candela ormai era un puntino lontano e, con il cedere progressivo delle esili gambe, la vista gli si offuscò.

      La mano, ben salda sulla sua testa, la fonte del suo malessere.

      Improvvisamente, dal nulla, sentì un forte calore crescere dentro di sé.

      Il freddo svanì e il sudore riprese a scendere invadente.

      Aura posò anche l'altra mano tra i suoi capelli.

      Tutt'intorno iniziò a girare e, con il calore del suo corpo in continuo aumento, si sentì ardere gli organi. Con le labbra e gli occhi contorti cercò di sopportare, di resistere. Ma il dolore lo soggiogò.

      Una luce accecante illuminò la stanza. Per un secondo, il caratteristico arredamento del piccolo negozio comparve dall’oscurità.

      Aura cadde rovinosamente a terra spinta da una forza sconosciuta. La candela si spense precipitando al suolo e il buio riavvolse la stanza. Jack, in preda alle convulsioni, si ritrovò sulle ginocchia completamente sudato, vuoto e senza forze.

      Chiuse gli occhi.

      Bruciavano tremendamente e rapito dall'oblio, si lasciò andare al suolo privo di sensi.

      Aura

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