La sua compagna vergine. Grace Goodwin

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La sua compagna vergine - Grace Goodwin Programma Spose Interstellari

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percento sembrava un sogno. E se ciò serviva a risparmiarmi quei terribili appuntamenti con tutti i Robert di questo mondo, e se mi garantivano un uomo che era perfetto per me, beh, ditemi dove devo firmare. Che diamine. Non avevo niente da perdere.

      Anche se quel tizio era un alieno.

      “Uhm.” La Custode Egara cominciò a passeggiare vicino a me, i capelli scuri raccolti in uno chignon, l’attenzione completamente rivolta al tablet che stringeva in mano. Non sembrava più tanto felice. Anzi, sembrava preoccupata.

      Forse ero veramente, veramente difettosa. Forse il loro sistema non funzionava con le ragazze come me, con le vergini stupide e impaurite che non avevano la minima idea di cosa fare con un uomo - lasciamo perdere di cosa fare con un alieno.

      Stranamente, quel pensiero riuscì subito a farmi smettere di piangere. Potevo gestire facilmente il dolore e la solitudine. Era la speranza che faceva un male cane.

      “Non ha funzionato, vero? Non è riuscita a trovarmi nessun uomo.” Sospirai, cercando di impedire che la voce mi tremasse per la delusione. “Lo sapevo.”

      “Sapeva cosa?” chiese lei.

      “Che c’è qualcosa che non va in me quando si tratta degli uomini.”

      La custode mi offrì un sorrisetto triste. Sì, facevo pena. “Oh, no, Alexis. Mi dispiace. Non mi ero accorta che eri preoccupata. Avrei dovuto dirtelo subito. Sei stata abbinata.”

      Il mio cuore mancò un battito. Sgranai gli occhi… “Ah, sì? Veramente?”

      C’era veramente qualcosa per me là fuori? Chi mi stava aspettando?

      “Veramente,” disse lei sorridendo.

      “Chi?” Sapevo di apparire ansimante ed eccitata, ma non potevo farci niente. Oggi, con quel sogno, per la prima volta in via mia un uomo era riuscito a farmi eccitare. Non avevo idea di chi fosse, o di dove si trovasse.

      La custode passò il dito sopra il tablet e finalmente fui libera. Mi misi a sedere e mi massaggiai i polsi.

      “Tutte le spose vengono abbinate prima a un pianeta, e poi a un compagno. Per lei, cosa abbastanza interessante, il suo profilo genetico la ha abbinata ad Everis.” Mi squadrò da capo a piedi. “Sembra che lei soddisfi i requisiti richiesti per venire abbinata a quel pianeta in particolare.”

      “Oh? Che tipo di requisiti?”

      Inclinò la testa per studiarmi. “Mostrami il palmo della mano.”

      Non sapevo quale, quindi girai entrambe le mani verso l’alto.

      Si accigliò. “Strano.”

      2

       Lexi

      Guardai il palmo della mia mano. “Che c’è di strano?”

      “Tutti gli Everian, quando nascono, hanno un marchio sulla mano.”

      Non disse nient’altro, si limitò a guardarmi. “Per essere stata abbinata a Everis, devi avere un marchio da qualche parte. Hai qualche strana voglia sul corpo? Una voglia tipica di tutta la tua famiglia?”

      Porca puttana. “Sì.” Istintivamente, sollevai le braccia e mi coprii il seno. “Perché?”

      La custode seguì i miei movimenti con lo sguardo e sorrise. “Molto tempo fa, gli esploratori Everian partirono per colonizzare altri pianeti. Alcuni di loro arrivarono qui sulla Terra.”

      “E…? Io che c’entro?”

      La custode aveva un volto gentile, ma le sue parole mi stavano facendo girare la testa. “I loro discendenti portano la voglia che tu stai provando a nascondere. I tuoi antenati ti hanno resa la potenziale compagna marchiata di un Cacciatore Everian. Bastava il tuo profilo genetico per spedirti su Everis. E i nostri protocolli hanno confermato che sei psicologicamente adatta.”

      “Cosa?” Cosa? Mi stava dicendo che ero un’aliena? “Io vengo da Denver. La mia famiglia viene da Vera Cruz. La mia abuela vive ancora in Messico. Io non sono un aliena. Sono nata a Denver.”

      “Ma certo che non sei un’aliena, tesoro.” Agitò la mano a mezz’aria per indicare la sedia su cui ero seduta e tutti i computer e gli schermi incassati nel muro. “Ma sei la discendente di un alieno.” Guardò il suo tablet. “Stando al tuo profilo genetico, sei al diciassette percento Everian all’ottantatré percento umana.” Sorrise orgogliosa, come una madre che si vanta dei risultati scolastici del proprio figlio. “Anche dopo migliaia di anni, il DNA Everian sopravvive.”

      “Cosa? Se sapevi già che ero una specie di aliena, perché mi sono dovuta sottoporre ai test?”

      “Il tuo DNA pone Everis in cima alla lista. Tuttavia, il test che hai appena completato utilizza diverse variabili per definire i tuoi desideri, quello che cerchi in un compagno. Si basa tanto sui pensieri consci e quanto su quelli inconsci. I pianeti vengono rimossi ad uno ad uno dalla lista dei candidati, fino a quando non ne rimane che uno solo. Una volta completato il test, viene analizzata la compatibilità sessuale e, infine, la registrazione di una cerimonia di accoppiamento viene data in basto al tuo cervello per effettuare la verifica finale.”

      Provai a tradurre tutti questi paroloni. “Vuoi dire che ho visto un filmino porno girato su Everis? Che l’ho sognato?”

      La custode annuì e si poggiò il tablet sulle cosce, come se ci trovassimo in una sala da tè. “Tecnicamente, il tuo corpo ha fatto esperienza dei dati sensuali registrati dall’unità neuro-procedurale impiantata nel cranio di un’altra sposa. Ma se ti piace vederlo come un sogno, benissimo.”

      “Ma io non sognato di fare sesso,” risposi arrossendo. Potevo solo immaginarmi come sarebbe stato un sogno del genere. Un porno mentale. “Come fate a sapere se sono compatibile se non ho sognato di fare sesso?”

      “Forse non hai sognato di fare l’amore.” Sollevò un sopracciglio. Sembrava mi stesse scrutando dentro l’anima. “Ma hai provato del desiderio, no? Lussuria? Il tuo corpo tremava bramando il suo tocco?”

      Arrossii. Dalla testa ai piedi. Non osai guardarla negli occhi. Dio, come faceva a saperlo.

      “Devi essere vergine. Vero?” mi chiese.

      Mi morsi il labbro e annuii. Mi vergognavo di dirle quello che stavo pensando, che non ero vergine per scelta, ma perché ero difettosa. Poi mi ricordavo che indossavo solo una vestaglia e che sotto ero completamente nuda. Mi ricordai anche che lei aveva risvegliato i miei pensieri più reconditi.

      “Non ti vergognare. Su Everis, la verginità in una compagna è altamente considerata. Il tuo compagno ne sarà felice. Non vedrà l’ora di reclamarti.”

      Tirai l’orlo della vestaglia verso il basso. “Ma il mio compagno non dovrebbe sapere che sono... frigida?”

      La custode Egara spalancò la bocca. “Mi pare ovvio che chiunque te l’abbia detto fosse uno stronzo.”

      La parola che usò mi sorprese.

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