Ogni Bacio. C. J. Burright

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Ogni Bacio - C. J. Burright

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la fonte della nuvola di brillantini: Karen, la sua collega, custode di tutti i pettegolezzi dell’ufficio e anche la sua più cara amica alla Hamilton & Associates, il miglior studio legale di Graywood, che offre sostegno nella cittadina con una qualità da grande metropoli e con prezzi monumentali.

      “Ho pensato che qualcosa di scintillante avrebbe attirato la tua attenzione, ragazza scintillante.” Karen sorrise e soffiò sulla testa di Gia gli ultimi brillantini che teneva nel palmo della mano. “Visto che quest’anno nessuno si è offerto volontario, ho bisogno di aiuto per le decorazioni di Natale.” Le parole esprimevano con tono scherzoso un’accusa, ma la ghirlanda di decorazioni che Karen aveva sistemato attorno al collo di Gia sembrava una minaccia.

      Da quando due anni prima aveva iniziato a lavorare alla Hamilton & Associates, quando San Valentino era trascorso senza alcuna decorazione, Gia si era nominata coordinatrice delle feste interne e festeggiava ogni stagione e ogni festa importante con delle decorazioni colorate. Quando quell’anno aveva saltato Halloween, nessuno aveva protestato. Ma in quel momento sembrava che il suo periodo di lutto non era più tollerato e che il Natale non sarebbe trascorso senza di lei.

      Anche se lo desiderava.

      Gia sfoggiò un sorriso e finse che sembrasse reale. “Solo se riesco ad appendere il vischio in posti strategici.”

      “Ci contavo.” Karen avvolse una ghirlanda scintillante intorno alla sua gola esile e ne fece roteare l’estremità come un boa. “Non vedo l’ora di vedere Lisette intrappolare O’Connor vicino alla fotocopiatrice e osservare come lui cerca di sottrarsi strisciando a un vero bacio.”

      Per un istante, il sorriso di Gia sembrò meno finto. Ogni anno tutto l’ufficio scommetteva su quante volte Lisette – la segretaria che aveva quasi la stessa età dello studio – avrebbe intrappolato O’Connor sotto il vischio. Poiché Ian con le donne seguiva la regola di una sola notte, regola che non infrangeva mai, era divertente vedere Lisette raccogliere la sfida e batterlo… almeno per quanto riguardava i baci. Gia aveva fatto la sua parte posizionando il vischio in luoghi inaspettati e discreti e lasciando una mappa a Lisette.

      Forse guardare qualcun altro trovare un po’ di romanticismo avrebbe cancellato l’ombra che attanagliava ancora il suo cuore. Gia si alzò e si sistemò la gonna nera. Il suo maglione di cashmere rosa ammorbidiva l’austerità e, per quanto fosse stufa di indossare indumenti di colore nero, le sembrava disonesto rinunciarvi completamente. Prese i sacchetti con le decorazioni verdeggianti e i nastri rossi che le lanciò Karen. “L’Operazione Vischio è in corso.” dichiarò Gia.

      “Spero che quest’anno tu abbia qualche idea creativa.” Gli occhi verdi di Karen brillarono, afferrando una manciata di decorazioni. “Non appena avremo sistemato le decorazioni, O’Connor andrà alla ricerca del vischio e cercherà il modo di evitarlo.”

      “O cercherà di capire come usarlo a proprio vantaggio.”

      “Mi va benissimo che lui usi il vischio con me.” Karen inarcò le sopracciglia ramate. “Quest’anno potrei anche competere con Lisette.”

      Gia scrollò le spalle. Ian era attraente fisicamente, nessuno poteva negarlo, ma l’unico uomo che lei aveva desiderato negli ultimi tre anni era stato Joey.

      Joey era stato il suo tutto.

      Le mancò il respiro e strinse il sacchetto di plastica dei nastri finché non svanì la minaccia delle lacrime. Si schiarì la gola. “Mi stai dando una soffiata dicendo che dovrei scommettere su di te e non su Lisette?”

      “Lisette ha dalla sua parte la vecchiaia e l’inganno. La mia lussuria e la mia determinazione non possono competere con lei.” Karen socchiuse le labbra color rubino e strinse gli occhi, entrando in modalità contabile. Si sistemò distrattamente la matita dietro l’orecchio. “Ma io scommetto due a uno che Lisette metterà Ian nell’angolo almeno cinque volte e che lui per tre volte sgattaiolerà via.”

      “Come fai a tenere il conto?” Gia estrasse un nastro di velluto dal sacchetto. “Hai delle telecamere nascoste? Delle spie? Un esercito di ragni che osserva e ti riporta i segreti durante la notte?”

      Karen fece finta di annusare. “Non rivelo mai le mie fonti. Lo sai.”

      Gia legò il nastro attorno a un rametto di vischio, afferrò il contenitore di plastica delle puntine rosse e verdi che Karen aveva sistemato sulla scrivania e si diresse verso la porta. “Conosco il posto perfetto.”

      “Aspetta, ragazza scintillante.” Karen si alzò, con la sua gonna a quadri, il maglione verde bosco con scollo a V e gli stivali di pelle nera. Con i suoi capelli corti color castano e il suo sorriso impertinente secondo Gia assomigliava a una fata troppo cresciuta che si dedicava alle marachelle. Indicò la porta dell’ufficio di Gia. “Hai dimenticato il posto più ovvio.”

      “Preferisco ammirare i baci da lontano e mi rifiuto di restare intrappolata nel mio ufficio o di essere costretta a pagare un pedaggio per entrare o uscire.” Esclamò guardando Karen. Anche se Gia avrebbe potuto giocare la carta del dolore e fuggire, c’erano un paio di membri dello staff che avrebbero assolutamente approfittato del vischio appeso all’architrave.

      “Hai ragione.” Karen si stropicciò il naso lentigginoso. “Ma stavo pensando più a me che a te. O’Connor gironzola spesso senza motivo nel tuo ufficio.”

      “Veramente?”

      Karen sollevò la testa con un’espressione completamente incredula. “Veramente non lo hai notato? Come hai potuto non accorgerti di tutta quella bontà maschile? Sono preoccupata per te, G.”

      Anche se apprezzava la battuta, tutti i motivi per cui non avrebbe notato un altro uomo rimanevano non detti sulla punta della lingua. Perché ero completamente innamorata di Joey. Perché Joey possedeva il mio cuore. Perché avevo tutto quello che volevo.

      Tutti i suoi motivi erano spariti, scomparsi per sempre.

      Ma lei era ancora viva e piangere non avrebbe cambiato nulla. Lo aveva fatto abbastanza negli ultimi mesi per saperlo.

      Gia sorrise di nuovo. “Se ti dà un vantaggio, mio romantico folletto del gioco d’azzardo, correrò il rischio.”

      Karen iniziò a battere le mani saltando da una parte all’altra. “Prendo la scala.”

      Mezzo minuto dopo, Gia era in equilibrio sul gradino più alto della scaletta. Nemmeno i suoi tacchi da dieci centimetri erano sufficienti per raggiungere la sporgenza superiore dello stipite della porta. Si allungò tenendo un rametto di vischio con un nastro in una mano e una puntina rossa nell'altra.

      “Vedo che la mia premonizione del pericolo non era sbagliata.” Il timbro morbido della voce di Ian O'Connor si avvicinò, ma Gia si concentrò sull'appuntare il vischio. Se si fosse guardata alle spalle, avrebbe potuto perdere l'equilibrio. “Cominciavo a sospettare che quest’anno l'ufficio saltasse il Natale.”

      “E perdere l'occasione di vedere il signor Hamilton ballare Jingle Bell Rock alla festa annuale di Natale?” Non era possibile non notare nella risata di Karen la sua volontà di flirtare. “Neanche per sogno. Anche quest'anno distribuisci regali, vero?”

      “Qualsiasi cosa per lenire la mia reputazione di Grinch per un giorno.”

      “Stai sopravvalutando il potere dei regali. Per te, comprano solo un'ora di buon umore, al massimo.” Karen fece quasi le fusa con la sua voce. “Poi torni

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