Ogni Bacio. C. J. Burright

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Ogni Bacio - C. J. Burright

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sbuffò dolcemente e appuntò il vischio. Ian Non sembrava preoccupato che qualcuno potesse considerarlo senza cuore e considerando la sua reputazione - tutti denti e una pelle abbastanza dura da sopportare qualsiasi attacco verbale - la sua mancata reazione non l’aveva sorpresa. Fuori dall'aula, la fama di Ian era altrettanto brutale. Si atteneva alla regola ferrea di una sola notte prima di freddare le sue partner romantiche, senza eccezioni. Eppure sembrava avere sempre una selezione di vittime consenzienti. Doveva essere particolarmente abile in camera da letto.

      Non che fosse interessata.

      “Signorina Hellman, credo che il nastro sia storto.”

      Gia si accigliò di fronte alla decorazione perfettamente dritta. “La mia abilità con i nastri è irreprensibile, signor O'Connor. Come si permette?”

      “Non mi riferivo al bel nastro legato a un qualsiasi rametto di vegetazione.”

      Aggrappandosi allo stipite della porta per non perdere l'equilibrio, Gia diede un'occhiata sopra la spalla. Ian le stava fissando le gambe e le fiamme nei suoi occhi blu non avevano niente a che fare con l'allegria o la gioia, ma piuttosto con i regali che lei avrebbe potuto offrirgli più tardi.

      Ian sollevò lentamente lo sguardo verso di lei, scrutandone ogni centimetro. Anche se era stato sorpreso a guardare, la sua espressione non tradiva un barlume di vergogna o di rimorso. “Sto parlando del delicato nastro rosa sull'orlo della sua gonna, naturalmente”.

      “Lo sapevo.” Il viso di Gia avvampò un po', ma si rifiutò di distogliere lo sguardo. Non lo stava lasciando andare così facilmente né ammetteva alcuna debolezza, specialmente l'inaspettato traballare delle sue ginocchia.

      Ian fece scivolare fuori le mani dalle tasche dei pantaloni. “Posso?”

      “Purché continui a comportarsi in modo educato.” Gia gli fece il suo sorriso più dolce.

      Una corrente d'aria che trasportava la colonia di lui, leggermente speziata e ridicolmente costosa, le invase i polmoni quando Ian si avvicinò. Dopo un leggero strattone all'orlo della gonna, l’uomo si raddrizzò e inclinò la testa, studiando il suo lavoro. “Così va meglio”.

      “Mi dispiace che il nastro indisciplinato della mia gonna abbia offeso la sua sensibilità delicata, signor O'Connor.”

      “Scuse accettate, signorina Hellman.”

      Gia avvertì uno sfarfallio nello stomaco e scese dalla scala prima di fare qualcosa di sconveniente, come poter riconoscere il motivo di quella sensazione. Si girò verso di lui. Guardando Ian, non poteva negare perché una ragazza potesse essere tentata di sprecare una notte con lui. Vestito in modo impeccabile con pantaloni blu, camicia gessata e cravatta rosso sangue, poteva darle del filo da torcere in una gara di moda. Doveva aver finito le sue udienze in tribunale per quel giorno, perché si era tolto la giacca e aveva arrotolato le maniche della camicia. I suoi avambracci nudi lo facevano sembrare pronto a giocare invece che a lavorare.

      “Quante di quelle mostruosità intende piantare – mi perdoni, appendere – quest’anno in posti poco appariscenti?” Lanciò un'occhiata al vischio sopra la scala.

      “Questo è un'informazione riservata.” Gia sbatté le ciglia, con un’aria innocente, e l'innegabile voglia improvvisa di adescarlo. “E il suo nome non è su quella lista, quindi dovrà trovarli tutti come tutti gli altri, un bacio alla volta”.

      “Che ingiustizia.” La protesta dell’uomo, proferita con un tono così benevolo, non aveva peso.

      “Potrei convincermi a rivelare qualche posizione.” Gli sorrise Karen, tutta maliziosa. “A un prezzo.”

      Ian si strofinò per un momento il labbro inferiore e rivolse uno sguardo alle due donne, come se stesse considerando i rischi e i benefici. “Prenderò in considerazione la tua offerta generosa.”

      “Non ci sarà nessun sabotaggio dei segreti del vischio, Karen.” Gia sollevò il mento e afferrò le sue decorazioni, tenendole vicine. “Se non riesce a gestire le sorprese, O'Connor, le suggerisco di nascondersi nel suo ufficio fino all'anno nuovo o di condurre i suoi affari fuori orario, dove può sgattaiolare senza paura di essere messo alle strette dalle ammiratrici.”

      “Le sorprese non mi dispiacciono.” Un lato della sua bocca si arricciò in un sorriso pigro e sexy, e sostenne spudoratamente lo sguardo di Gia. “E forse stavo progettando di fare anch'io un po' di sorprese.”

      Gia incontrò il suo sorriso con uno dei suoi. “Sono sicura che Lisette sarà tutta un fremito nel sentirlo.”

      “Quali sono le probabilità contro di me quest'anno?” Ian si infilò di nuovo le mani in tasca, con i suoi occhi blu scintillanti, e Gia non poté fare a meno di chiedersi se si stesse davvero divertendo con le battute o se facesse tutto parte della sua maschera.

      “Non ti è permesso scommettere su te stesso, e se te lo dicessi, manipoleresti tutti e tutto per rovinare le probabilità.” Karen fece roteare la matita tra le dita, con gli occhi stretti. Per quanto si fosse presa una cotta per Ian, prendeva sul serio il suo ruolo di giocatrice d'azzardo in ufficio.

      “Vero.” Ian dondolò indietro sui talloni. “Molto bene... Quali sono le scommesse sulla signorina Hellman?”

      Gia tirò su con il naso. “Non ce ne sono...”

      “Dieci a uno che Chuck della pubblicità si becca un bacio per pietà, cinque a uno che Hamilton si becca un bacetto e…” Karen lanciò a Gia un'occhiata colpevole e si voltò di nuovo verso Ian “due a uno che tu vai a segno con un bacio a fior di labbra, cinque punti in più se dura più di trenta secondi.”

      “Ma che...? Chi? Seriamente?” Gia sbatté le palpebre e si schiarì la gola. “Pensavo che non si potessero rivelare i dettagli delle scommesse alle persone coinvolte.”

      Karen si aggiustò l'orpello che ancora portava al collo come una sciarpa. “Tu non giochi mai d'azzardo, quindi ho pensato che fosse sicuro.”

      “E lui?” Gia agitò una mano verso Ian, rifiutandosi di guardarlo. Il fatto che i suoi colleghi stessero scommettendo qualcosa su di lei, le fece chiedere esattamente cosa le fosse sfuggito mentre negli ultimi mesi annaspava nella nebbia.

      “Io credo in te, ragazza scintillante.”. Karen gettò un braccio intorno alle spalle di Gia. “Non avresti mai permesso a O'Connor di manipolare le probabilità a suo favore”.

      Gia scosse la testa. “Siete malati, tutti... e hai assolutamente ragione sul fatto che non mi lascerò manipolare da O'Connor.”

      “Io la chiamo persuasione. Sono su per giù la stessa cosa.” Ian si lisciò distrattamente la cravatta già diritta. “Parteciperà alla festa di Natale, signorina Hellman?”

      Onestamente, Gia ci aveva pensato solo brevemente, senza molto entusiasmo, il che equivaleva a un probabile 'no'. Prima di Joey, aveva amato le feste e gli incontri sociali, sempre e ovunque. Ora...

      Le si attorcigliava lo stomaco. Ora stava venendo meno alla promessa fatta a Joey. Gli aveva promesso che avrebbe impedito a sua sorella Adara di sprofondare nella solitudine una volta che lui se ne fosse andato, e che l’avrebbe trascinata agli eventi sociali. Da allora non era stata molto in vena di festeggiare.

      “Non si preoccupi se non vuole andare,” disse Ian, con tono gentile. “Capisco benissimo.”

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