La Cattura. Sandra Carmel

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La Cattura - Sandra Carmel

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Due

      La rottura

      Salvator Aalem sollevò la provetta contenente un liquido di un blu brillante verso la luce accecante del laboratorio. Chissà se i farmaci per la memoria funzioneranno come ci aspettiamo...

      “Come procede?” Chiese Harry ‘ficcanaso’ Kennedy dall’ingresso al laboratorio. Il tormentone tipico dell’alto dirigente della Sub Rosa e il suo pancione tondo erano inconfondibili. Trascorreva le sue giornate gironzolando fra il suo lussuoso ufficio e il dipartimento di ricerca, cercando di apparire importante e inquisitorio mentre delegava.

      Era raro che Salvator avesse molti visitatori, lavorava da solo in un laboratorio all’avanguardia riservato ai progetti speciali. Cella di isolamento, lo definiva lui, magari poteva sentirsi un po’ solo ma c’erano dei vantaggi.

      Mise un tappo alla provetta e la ripose in un apposito supporto in legno. “La buona notizia è che il cancella memoria e i farmaci riempitivi sono finalmente pronti per essere testati. La notizia non troppo buona è che ho tentato di selezionare degli animali adatti al trial, ma sembra che nessuno possa dare risultati utili”.

      “Perché no?” Chiese Harry.

      “Posso testare le modifiche nella memoria in topi, ratti e persino scimpanzé, ma il test non è sufficientemente sensibile per determinare se le loro memorie sono state effettivamente cancellate del tutto. Per non parlare dei riempitivi. Non posso fare nulla finché non verrà ratificata la sperimentazione su umani”. Salvator tirò via i guanti in lattice e li gettò nel secchio di metallo sotto il banco da lavoro.

      “Sfortunatamente non abbiamo budget per quella, e anche se lo avessimo, dove potremmo trovare dei volontari?”

      Salvator si tolse gli occhiali protettivi e si strofinò gli occhi. Il protocollo della Sub Rosa prevedeva test sugli animali prima di poter considerare quelli sugli esseri umani. Di norma era d’accordo, ma in questo caso non era proprio possibile. Avrebbe dovuto fornire argomentazioni cliniche inattaccabili per passare direttamente alla sperimentazione umana e aveva appena identificato il gruppo di soggetti che avrebbe potuto beneficiarne.

      “La Returned and Services League, (organizzazione australiana di supporto alle persone che hanno prestato o prestano servizio nella Defence Force, ndr.). I militari di ritorno in patria, o quelli affetti da affetti da stress post-traumatico o che hanno subito un trauma importante potrebbero desiderare di dimenticare”. Salvator aveva vissuto sulla sua pelle gli strascichi devastanti della guerra.

      Suo padre si era suicidato l’anno in cui Salvator aveva compiuto diciassette anni e sua madre era morta di crepacuore poco tempo dopo. Tutto perché un soldato in prima linea non riusciva a dimenticare gli orrori a cui aveva assistito, le memorie ricorrenti che lo costringevano a rivivere quegli eventi in ogni momento, contagiando l’intera famiglia con la sua afflizione come se fosse un cancro.

      Nessuno meritava una tale sofferenza. I farmaci per la memoria che Salvator stava sviluppando erano un mezzo per fermare il dolore, per restituire alla gente un po’ di qualità della vita.

      “Buona idea, ma dobbiamo ancora ottenere l’approvazione del comitato etico”, disse Harry.

      Aveva già visto quell’espressione sul volto di Harry. Stava prendendo tempo. Molto probabilmente per rimetterlo in riga con qualche altra proposta dettata dall’agenzia.

      “Potrebbero volerci dei mesi!” E in quel momento, con la guerra in atto in Vietnam, era ancora più urgente mettere a disposizione dei soldati che rientravano un farmaco per dimenticare sicuro e clinicamente testato.

      “E lo farà. Per cui, per velocizzare il processo, mandami i documenti il prima possibile così che possa inoltrarli al comitato etico e quindi al board e agli alti dirigenti per l’approvazione”.

      “E nel frattempo?”

      Un sorriso apparve sul triplo mento sudaticcio del suo superiore. “Puoi iniziare a lavorare su un progetto di criogenesi”. Harry avanzò lentamente e gli mise fra le mani un pacco di carte stampate, mentre le suole in gomma delle sue scarpe scricchiolavano sul linoleum.

      “Criogenesi?” Il grande titolo in grassetto spiccava sulla prima pagina, il programma dell’agenzia veniva precisato senza possibilità di fraintendimenti. Salvator diede un’occhiata alle carte. Roba da favolette, più rischiosa persino dei farmaci per la memoria. “Ho letto qualcosa sull’argomento in una rivista scientifica. La definiscono l’ultima frontiera, ma non mi convince”.

      “Pensala come un’opportunità di testare le tue ipotesi. Abbiamo alcuni finanziamenti ricorrenti dedicati allo sviluppo della criogenesi e dei suoi utilizzi. In questo stadio vogliamo focalizzarci sul potenziale per lo stoccaggio di campioni e se una volta scongelati possono essere riportati in vita”.

      “Quindi avete il budget per la criogenesi, ma non per i farmaci per la memoria?” Salvator non voleva rischiare di mandare all’aria la sua ricerca, ma porca miseria!

      Harry si voltò avanzando verso la porta. “Non ti preoccupare, sto ancora facendo pressioni sul governo, tornerà utile una volta che avremo l’approvazione del comitato etico”.

      Salvator sbatté l’enorme plico di documenti sul tavolo da lavoro e fissò sprezzante la schiena di Harry. “Ma sono felici di riempirci di soldi per qualcosa come la criogenesi anche senza approvazione, vero?” Pur mantenendo come sempre un tono cordiale, la sua rabbia soffiava come da uno pneumatico troppo gonfio.

      Harry si fermò e lo guardò. “Così pare”.

      Non aveva alcun senso. In ogni caso era ciò che accadeva quando chi stava al vertice, lontano dagli esperti, prendeva decisioni su cosa fosse importante e cosa no. Non ne capivano nulla e buttavano soldi su progetti basati su interessi e motivazioni personali, su interessi economici e sui conti correnti personali.

      La furia provocò una reazione chimica nel sangue di Salvator, trasformandolo in un fluido vischioso e freddo. In qualche modo ingoiò la sua frustrazione. Non aveva alcun potere, era solo lo scienziato. “Bene. Compilerò i moduli per la richiesta di approvazione per il comitato etico e una volta finito inizierò a lavorare sulla criogenesi...”

      “Eccellente. Lascerò il resto dei documenti sulla criogenesi nel tuo armadietto della posta”.

      Il resto? Harry gli aveva appena dato centinaia di fogli. “Suppongo di dover continuare il consulto sull’Esperimento Norvegia”.

      “Esatto”.

      Inoltre Salvator aveva il suo piccolo progetto segreto, quello su cui lavorava fino a tardi. Uno dei vantaggi dell’essere un ricercatore in un impianto di alta tecnologia era che aveva accesso a grandi risorse e poteva lavorare fino a tardi senza che nessuno gli facesse domande, perché si supponeva che lo facesse per passione e dedizione al lavoro.

      Ed era così, almeno per la maggior parte del tempo. Doveva per forza agire in questo modo se voleva avere qualche possibilità di salvare delle vite, o di raggiungere il suo obiettivo di vincere il premio Nobel per la scienza. Il suo progetto privato gli ridava motivazione ed energia, specialmente quando aveva a che fare con le politiche aziendali e la conseguente spazzatura generata dall’ignoranza.

      Salvator si sforzò di sfoderare il suo sorriso più convincente. Doveva chiudere questa conversazione prima di dire qualcosa di cui si sarebbe pentito. “Grazie per l’aggiornamento”.

      Harry

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